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Lombardia. Punti nascita, verso la chiusura per Angera, Oglio Po, Piario e uno tra Gravedona e Chiavenna

La Regione aveva chiesto al ministero una deroga alla chiusura dei punti nascita sotto i 500 parti/anno, che però non è stata concessa. L’assessore Gallera chiarisce: “Non è il preludio di una chiusura dei presidi ospedalieri né l’anticamera di un loro depotenziamento, anzi, saranno messe in campo, anche con il coinvolgimento delle istituzioni locali, azioni volte a implementare i loro servizi e rispondere efficacemente ai reali bisogni del territorio”.

29 GIU - “Una legge dello Stato (D.M 70 del 2015) ci impone di chiudere i Punti nascita che sono al di sotto dei 500 parti l’anno. Regione Lombardia nel giugno 2016, e nel febbraio 2017, aveva chiesto la deroga, presentando anche progetti virtuosi che avrebbero consentito di mantenerli aperti, garantendo nel contempo la sicurezza. Il ministero, sentito il parere del Comitato nascite nazionale, è stato sempre rigido e risoluto e oggi ci impone la chiusura di quello di Angera, Oglio Po, Piario e uno tra Gravedona e Chiavenna”. Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, illustrando, in una nota, i contenuti della delibera approvata dalla Giunta che prevede, entro il mese di dicembre 2018, la chiusura di quattro Punti nascita.

“Voglio chiarire che il provvedimento di oggi - ha rimarcato l’assessore - non è il preludio di una chiusura dei presidi ospedalieri, né l’anticamera di un loro depotenziamento, anzi, saranno messe in campo, anche con il coinvolgimento delle istituzioni locali, azioni volte a implementare i loro servizi e rispondere efficacemente ai reali bisogni del territorio”.

“Proprio questa mattina - ha sottolineato l’assessore - con il presidente Attilio Fontana e l’assessore al Bilancio, Davide Caparini, abbiamo incontrato i consiglieri regionali del Cremonese e Mantovano per affermare con forza che Regione offrirà, comunque, alle mamme, un rafforzamento dell’assistenza sul territorio che le accompagnerà nell’intera gravidanza. Con loro abbiamo anche condiviso la costruzione di un percorso basato sul confronto con tutti i rappresentanti delle istituzioni locali, che miri a implementare i servizi offerti dai presidi ospedalieri interessati dalla chiusura delle sale parto e a migliorare le criticità, legate anche alla mobilità e ai collegamenti, che riguardano i singoli territori. Un percorso che avvieremo in tutte e quattro le aree dove saranno chiusi i Punti nascita”.

Tornando alle azioni che le Asst dovranno compiere prima della chiusura dei Punti nascita l’assessore ha spiegato che “abbiamo studiato una riorganizzazione che si basa sul potenziamento e mantenimento dei servizi resi durante la gravidanza e il puerperio e presuppone unicamente la dislocazione del luogo del parto per garantire qualità e sicurezza alle madri e ai neonati. In sostanza - ha continuato - si dovranno predisporre specifiche progettualità che prevedano l’implementazione dei consultori e modelli di integrazione ‘territorio - ospedale - territorio’”.

“Considerato che nella maggior parte dei casi - ha evidenziato il titolare regionale della Sanità - il parto rientra nell’ambito della fisiologia il nostro modello organizzativo offre alle donne in gravidanza un’ostetrica di riferimento, in rete con il Medico specialista in ostetricia e ginecologia, e le altre professionalità coinvolte nel Percorso Nascita, quali il Medico di medicina generale, il Pediatra di Libera Scelta, e altri Professionisti dove necessario. Questo modello intende anche garantire l’assistenza alla gravida in modo continuativo personalizzato per tutto il percorso: territorio-ospedale-territorio che idealmente inizia in epoca pre-concezionale fino al periodo successivo al parto, anche attraverso il programma di visite domiciliari”.

“Una quota minoritaria - ha aggiunto -  può avere necessità di concreti interventi preventivi e/o terapeutici, talora anche con carattere di urgenza/emergenza; tali situazioni devono essere intercettate tempestivamente ed afferire a Centri di riferimento dotati delle competenze professionali e delle tecnologie necessarie. Per questo obiettivo prevediamo percorsi assistenziali differenziati per complessità e un’organizzazione della rete di offerta secondo il paradigma Hub e Spoke, supportata da adeguati sistemi di trasporto materno e neonatale (STAM e STEN)”.

29 giugno 2018
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