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Cure negate a cittadina Ue irregolare. Tribunale condanna Ats Milano e Asst Niguarda

Il problema risiederebbe nella mancata introduzione, in Lombardia, del tesserino ENI come strumento per riconoscere l’assistenza sanitaria ai cittadini Ue indigenti irregolari. Le motivazioni della sentenza non sono ancora state rese note, ma intanto Emergency, che ha seguito il caso, rende nota la decisione dei giudici. Per Emergency “un primo passo fondamentale per sollecitare una revisione delle attuali indicazioni regionali”.

13 LUG - “ATS Milano deve farsi carico di tutte le prestazioni sanitarie essenziali anche dei cittadini europei privi di residenza e dei requisiti per l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale”. Così Emergency annuncia, in una nota, la sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato l’Agenzia di Tutela della Salute locale e l’ospedale Niguarda a garantire l’accesso completamente gratuito alle cure essenziali di una cittadina romena di 53 anni in stato di bisogno.
 
Alla signora, nel 2015, era stata impiantata una protesi mitralica meccanica in sostituzione di una precedente protesi biologica, ma da allora non ha potuto eseguire alcun controllo cardiologico perché non poteva pagare le visite.
 
In particolare, la signora L. era stata visitata nel 2019 dall’Ambulatorio mobile di Emergency. Avrebbe dovuto fare una visita di controllo a tre mesi dell’intervento, ma lo staff sanitario di Emergency ha verificato che la paziente non era ancora stata presa in carico da nessuna struttura.

L. inoltre aveva assunto solo alcune delle cure farmacologiche che le erano state prescritte.

Questo perché, spiega l’associazione umanitaria, “a differenza di altre Regioni italiane, la Regione Lombardia non riconosce il diritto alle cure essenziali ai cittadini europei non regolarmente soggiornanti, che sono costretti a sostenere per intero il costo delle terapie, pagando quindi di tasca propria visite ambulatoriali, ricoveri e farmaci, indipendentemente dal reddito”. Costi che la signora non poteva sostenere.
 
“Purtroppo, - chiarisce il dr. Emanuele Longo, medico dell’Ambulatorio mobile di Emergency - il deterioramento di una protesi valvolare cardiaca, o una sua disfunzione, può causare un alto tasso di mortalità. Inoltre, le terapie farmacologiche a cui è sottoposta la signora L. devono essere monitorate costantemente per evitare l'insorgere di complicanze, quali possibili emorragie nel caso della terapia anticoagulante orale. Per questa ragione, i controlli specialistici, quali le visite cardiologiche o l'ecocardiografia o gli esami del sangue, dovrebbero essere periodici oppure il più precoci possibili, per identificare l'insorgenza di problemi”.
 
Come verificato da Emergency, la signora L. aveva effettuato solo alcuni controlli presso il Centro terapia anticoagulante orale per monitorare le cure farmacologiche, sempre dietro pagamento di 85,16 euro a singola prestazione.
 
Emergency si è così rivolta agli uffici dell’Ospedale di Niguarda, sottolineando “l’illegittimità dell’esclusione della signora L. dal normale percorso di controllo”. Ma gli uffici preposti, riferisce l’associazione umanitaria, “hanno continuato a rifiutare la presa in carico della paziente. Il caso è stato così affidato all’avvocato Marco Paggi dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione che - in collaborazione con Emergency - promuove la tutela del diritto alle cure dei cittadini stranieri irregolari. L’avv. Paggi ha provveduto a depositare il ricorso lo scorso novembre”.
 
Nel dare lettura della sentenza nel corso dell’udienza, il giudice si è riservato sessanta giorni per il deposito della motivazione. Ma intanto la condanna è arrivata.
 
“La mancanza di copertura sanitaria - evidenzia Emergency - è un problema che coinvolge tutti i cittadini europei indigenti che soggiornano nella Regione Lombardia, che sono privi di una copertura sanitaria del Paese di origine e dei requisiti per l’iscrizione anagrafica. Questi cittadini sempre più spesso rinunciano alle cure essenziali perché non riescono a sostenerne i costi, con evidenti rischi per la tutela della salute individuale e collettiva”.
 
“La sentenza avrà effetto esclusivamente sulla nostra paziente, ma si tratta comunque di un primo passo fondamentale per sollecitare una revisione delle attuali indicazioni regionali. Nonostante le segnalazioni e le diffide inviate, finora la Regione Lombardia non ha mai effettivamente riconosciuto l’Accordo sottoscritto in sede di Conferenza Stato – Regioni,” conclude Alessia Mancuso, dell’area legale di Emergency.

13 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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