14 febbraio -
Gentile Direttore, a dieci mesi dalla scadenza della norma che ha concesso alle 22 professioni sanitarie del comparto (ex L. 43/2006) il diritto di esercitare la libera professione al di fuori dell’orario di servizio, la situazione è ormai in una fase di stallo preoccupante. Anche il Decreto Milleproroghe ha ignorato qualsiasi proroga o stabilizzazione definitiva di questa opportunità, lasciando migliaia di professionisti in un limbo normativo.
Gli emendamenti al Milleproroghe che proponevano la proroga o la cancellazione del termine di scadenza, molti presentati dalla stessa maggioranza e segnalati dai vari gruppi parlamentari, sono stati respinti o, nella migliore delle ipotesi, trasformati in ordini del giorno. Ma è risaputo: un ordine del giorno non ha alcun effetto immediato né vincolante. Il Governo può prenderlo in considerazione, ma non è obbligato a tradurlo in misure concrete.
Con un Parlamento che rimanda e un Governo che tace, migliaia di professionisti sanitari si trovano sospesi. Alcuni hanno già avviato un’attività libero-professionale, altri attendono ancora nullaosta e regolamenti aziendali. In diverse regioni e Aziende, la burocrazia ha rallentato l’applicazione della norma, creando un paradosso: c’è chi non ha ancora potuto usufruire di un diritto che potrebbe scomparire tra meno di dieci mesi.
Il tempo stringe: il 31 dicembre 2025 segnerà la fine delle autorizzazioni concesse in base alla articolo 13 del Decreto Bollette, convertito in Legge 56/2023. Cosa ne sarà di chi ha già investito nel proprio futuro professionale? Molti colleghi hanno firmato contratti di locazione per studi, acceso finanziamenti per l’acquisto di dispositivi e attrezzature, costruito un percorso lavorativo che ora rischia di essere spazzato via dall’inerzia politica. Se il Parlamento e il Governo non interverranno subito, la situazione potrebbe trasformarsi in una vera e propria bomba pronta a esplodere, con possibili conseguenze legali e un’ondata di dimissioni di chi si sarà costretto a scegliere tra il lavoro nel SSN e la libera professione, con un impatto devastante sulla tenuta del sistema sanitario pubblico, che già fatica a trattenere i suoi professionisti.
Procrastinare al prossimo Milleproroghe non è un’opzione: i tempi della sua conversione in legge, come dimostrato dalle recenti tensioni in Commissione Affari Costituzionali, non sarebbero compatibili con le attuali autorizzazioni in scadenza il 31.12.2025. Servono risposte immediate e definitive.
Questo scenario assume contorni ancora più gravi se si considera che altre categorie di professionisti sanitari, come medici e dirigenti sanitari (biologi, psicologici, fisici, ecc.), godono del diritto alla libera professione da quasi trent’anni, grazie al D.Lgs. 502/1992 e successive modifiche. Perché questo diritto viene invece negato a infermieri, fisioterapisti, tecnici sanitari, dietisti e altre figure fondamentali per il funzionamento del sistema sanitario? Si tratta di una disparità normativa che non ha più alcuna giustificazione logica né etica.
Con la desolante trattativa in ARAN per il rinnovo del CCNL in cui, ancora una volta, le risorse economiche messe sul tavolo sono del tutto insufficienti e lo spazio per aumentare la soddisfazione e il riconoscimento economico castrate da un sistema non in grado di valorizzare adeguatamente le professioni sanitarie, questa riforma non avrebbe alcun costo per lo Stato, ma sarebbe un’enorme e infallibile occasione per iniziare a valorizzare realmente questi professionisti sia dal punto di vista professionale sia economico
La possibilità di esercitare la libera professione non è un privilegio, ma il giusto riconoscimento del valore e della professionalità di chi lavora quotidianamente per garantire l’efficienza del nostro SSN. Bloccare questa opportunità sarebbe un grave e imperdonabile errore.
Chiediamo con forza che il Parlamento e il Governo agiscano senza ulteriori ritardi per:
• Prorogare la scadenza del 31 dicembre 2025, assicurando la continuità del diritto acquisito.
• Inserire con urgenza un provvedimento legislativo che renda strutturale e permanente la libera professione per tutte le professioni sanitarie del comparto.
• Dare risposte chiare e immediate ai professionisti, evitando un clima di incertezza che rischia di sfociare in dimissioni di massa e conseguenze legali.
La questione non può più essere rimandata: servono soluzioni concrete ora, prima che il comparto sanitario si trovi a dover affrontare una crisi annunciata.
Se non si interviene subito, chi si assumerà la responsabilità delle conseguenze all’orizzonte?
Dott. Francesco MacrìS.S. Dietologia e Nutrizione Clinica | Ambulatorio Centro Disturbi del Comportamento AlimentareAzienda USL Valle d'Aosta