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QS Edizioni - sabato 15 marzo 2025

Lettere al Direttore

Il medico di famiglia e il girone dei burocrati

di Enzo Bozza
immagine 17 febbraio -

Gentile direttore,
quando si fa filosofia, spesso si cade nell’ideologia. Far prevalere l’idea sulla realtà. Lo scriveva Hannah Arendt, filosofa tedesca allieva di Heidegger e Jaspers, e mi sembra illuminante per valutare onestamente la questione sui medici di medicina generale. Prevale anche qui l’ideologia, dove ognuno dei contendenti, sulla questione convenzione o dipendenza, propugna la propria idea. Si intravede, e neanche tanto velatamente, una propria visione a tutela di interessi personali, perdendo di vista la realtà dei fatti.

La profonda crisi del sistema medicina sul territorio è arrivata al punto di rottura perché è intollerabile la situazione lavorativa in cui sono sprofondati i medici MMG. Guardiamo da vicino la realtà: il medico MMG è l’unico professionista che lavora da solo, a parte alcune eccezioni, la sua attività non è collaborativa in una squadra di professionisti, i rapporti con i medici ospedalieri sono frammentari, discontinui, spesso polemici, per stabilire chi fa cosa. La continuità della cura tra ospedale e territorio è praticamente inesistente, un rapporto operativo con i distretti o con l’azienda è solo illusoria e basata su “suggerimenti” o diktat aziendali che non tengono in nessun conto né le opinioni, né il setting operativo del medico. Tutto cala dall’alto, con la solita mail aziendale o convocazioni per riunioni che non tengono conto nemmeno dell’orario di ambulatorio dei medici MMG, spesso, non si attiva nemmeno la copertura di continuità assistenziale per coprire le attività formative del medico.

I medici specialisti ospedalieri o privati vedono il medico MMG alla stregua di semplice compilatore di impegnative per nome e per conto, riconoscendogli solo una capacità compilativa da copia-incolla, nessuna capacità clinica decisionale e autonoma: vada dal suo medico e si faccia fare le impegnative, dando per scontato che il collega, non tanto collega, esegua senza discutere. Molto spesso si demanda al medico MMG, anche la trasmissione di certificati che spetterebbero al collega ospedaliero, in un rimpallo di competenze che avvia discussioni infinite e grottesche tra territorio e ospedale. Nel concetto di rimando delle noie burocratiche al medico MMG c’è una sottintesa offesa al suo lavoro: noi ospedalieri facciamo il lavoro clinico, cardine della professione medica e allo scemo lasciamo la scrittura-copiatura, perché solo quello sa fare. Nel tempo, qualcuno è ritornato sui propri passi e ha concesso al medico MMG persino l’autonomia dei piani terapeutici di asma, diabete e malattie cardiovascolari, ma con il malevolo sospetto che i medici ospedalieri si siano liberati dell’ennesima scocciatura burocratica.

Il danno che scaturisce da tutto questo, non è tanto il sovraccarico di lavoro da scrivano, ma l’immagine del medico di MMG che finisce per essere, agli occhi del suo assistito, solo un compilatore per conto terzi, con una considerazione pari a zero. I veri medici sono in ospedale. E quando i pazienti cominciano a credere che i veri medici siano in ospedale e sul territorio trovi solo un poveraccio con carta e penna, allora le cose si mettono male. Per tutti. L’analisi della realtà è impietosa: medico MMG, nessuna specializzazione accademica, nessuna carriera, nessun riconoscimento, né istituzionale, né da parte dei pazienti, stipendio tra i più bassi in Europa, tutta la conduzione dell’ambulatorio a proprie spese, Irpef al 43%, niente ferie e nessuna tutela nella malattia, il danno, oltre che la beffa di un orario di lavoro noto ai più come 15 ore settimanali, quando, in realtà, si va ben oltre le 40 ore, ma né riconosciute, né certificabili poiché il medico MMG non timbra un cartellino.

Considerato dai colleghi ospedalieri come medico di serie B con la pubblica dichiarazione del ministro Giorgetti: ma chi ci va più dal medico di base… a suggellarne la implicita inutilità clinica. Con questa realtà, come non arrivare all’implosione del sistema e alla profonda crisi vocazionale, di burn-out e fuga? Se il governo e i sindacati non si rendono ancora conto che siamo al punto di rottura per tutto quello che ho elencato, in quale girone dell’inferno andrebbero collocati: ignavi, accidiosi, traditori, lussuriosi? Ci vorrebbe un ulteriore girone, quello dei burocrati che riassume un po’ tutto.

Enzo Bozza
Medico di base per i Comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)

17 febbraio 2025
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