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Il valore e l’importanza della formazione nella Medicina Generale 

26 SET -

Gentile Direttore,
leggiamo sul suo giornale della delibera approvata in questi giorni dalla Regione Lombardia in cui a partire dal primo anno del Corso di formazione specifica in Medicina Generale, i frequentanti potranno assistere fino a 1000 pazienti e i medici iscritti al terzo anno del corso potranno arrivare fino a 1.500 assistiti.

Tra le azioni previste dalla delibera regionale - si legge - c’è anche la possibilità, per i medici iscritti al primo anno di Corso, del conferimento di incarichi a 12 o 24 ore settimanali di assistenza primaria ad attività oraria (di Continuità Assistenziale ex Guardia Medica). Per i medici iscritti al secondo e al terzo anno di Corso il conferimento incarichi fino a 38 ore settimanali, sempre su base volontaria. Sarà inoltre possibile per i medici in Corso di formazione specifica in medicina generale assumere contemporaneamente incarichi temporanei o provvisori di medico di assistenza primaria a ciclo di scelta e ad attività oraria.

È nota la carenza su tutto il territorio nazionale dei medici di medicina generale, così come appare urgente e necessario trovare soluzioni che permettano di incrementare l'assistenza sanitaria di primo livello: ma non a scapito della formazione di quelle figure professionali, che ancor più all’indomani dell’evento drammatico della pandemia (dove hanno pagato un prezzo terribile in vite umane), sono state evocate per scongiurare nel futuro situazioni analoghe.

Premettiamo che l’ingresso in una comunità di cura, il cui obiettivo è la gestione della complessità, non appare possibile senza una formazione specifica, basata su solide metodologie educative che permettano al professionista di sviluppare le competenze precipue della Medicina Generale. Premettiamo inoltre, che fino a qualche anno fa l’attività lavorativa durante in corso triennale era assolutamente ostacolata e questo certo non in linea con i principi della gradualità della presa di responsabilità sul lavoro, nel mantenimento del difficile equilibrio tra formazione e assunzione di responsabilità̀ professionale.

Detto ciò, si può affermare che l’apertura verso l’attività lavorativa può rappresentare certamente un’ulteriore opportunità formativa, che però, senza una stretta connessione con le figure dei formatori, che hanno il dovere di definire passo dopo passo il livello di competenze ammesso sulla base della valutazione delle stesse, comporta lo svilimento assoluto del Corso, che molti vogliono considerare un’inutile incombenza burocratica. L’istituzione formativa ha il dovere di definire il livello di competenza del tirocinante (ad esempio seguendo il modello rappresentato da Dreyfus, il quale descrive 5 livelli di crescente expertise), di dare consulenza immediata e competente, di essere guida nella capacità di apprendere nel lavoro e dal lavoro.


Scegliere di utilizzare la formula della formazione-lavoro comporta un importante cambio di passo nella gestione della formazione, perché non si può ignorare che la gradualità nella presa di responsabilità del medico in tirocinio deve essere assolutamente garantita, affinché venga rispettato lo spazio necessario all’apprendimento. Il medico in formazione deve avere la possibilità di riflettere sul suo operato - e deve avere conseguentemente il tempo per farlo. Ma per apprendere non è sufficiente avere tempo per riflettere, è necessario avere anche un riferimento formativo che insegni ad apprendere sul lavoro e dal lavoro, e che sia comunque garanzia costante di consulenza sollecita nelle situazioni nelle quali il corsista ha la percezione di non essere all’altezza.

Vogliamo ricordare che la formazione-lavoro ha due scopi ugualmente importanti: da una parte garantire la crescita professionale del corsista, ma dall’altra garantire assolutamente la sicurezza dei pazienti. Non tener conto di questo secondo scopo nella progettazione delle cornici normative della formazione professionalizzante è disattendere il diritto del cittadino di fruire di un servizio sanitario di qualità.

Vi sono, a nostro parere, modalità che potrebbero essere dei “correttivi”, salvaguardando l’integrità della formazione. Ci riferiamo in particolare alla figura del supervisore, nelle sue componenti di consulenza, coaching e valutazione, funzione questa che la Scuola di formazione specifica in Medicina Generale di Trento ha introdotto nel percorso curriculare, laddove il tirocinante decida (secondo e terzo anno) di seguire un numero limitato di pazienti.

Convinti della necessità di rivedere il percorso curricolare ormai ingestibile nel mutato contesto generale, abbiamo dato l’avvio a questa sperimentazione seguendo alcuni principi cardine: la gradualità dell’esposizione alla responsabilità limitando gli incarichi idonei a tale percorso (solo incarichi con meno di 750 assistiti), il rispetto dell’autovalutazione del tirocinante a cui è garantita la possibilità di rimanere nel percorso tradizionale o di rientrarvi in qualsiasi momento e la competenza dei supervisori, a cui è stato offerto un corso di formazione al nuovo ruolo e successivamente una supervisione continua. La sperimentazione è stata attentamente valutata in itinere e attualmente ne stiamo raccogliendo i risultati incoraggianti.

Tutto ciò è possibile se si inserisce in una sana istituzione formativa, che, pur con i differenti approcci locali, vanti un curriculum per competenze uniforme sul territorio nazionale, attraverso il quale la valutazione e la presa in carico del percorso di professionalizzazione del medico possa essere fatta con obiettività e sicurezza, e diventi una modalità virtuosa per avere in breve tempo non solo più medici sul territorio, ma specialmente medici competenti. Probabilmente tutto questo potrebbe essere molto meglio garantito dall’istituzione di una specializzazione universitaria.

Preme ricordare che la Medicina Generale è la specialità della complessità e dell’incertezza, che necessita di una formazione a competenze non solo cliniche ma anche a specifiche competenze metodologiche cliniche. La difficoltà a formare un professionista di questo spessore è tale che sarebbe opportuno creare uno spazio di riflessione su questi aspetti non tangenziali della formazione dei professionisti del sistema sanitario nazionale.

Infine, se abbiamo a cuore l’efficienza dei professionisti, se una soluzione va trovata all’esigenza di assicurare presidi assistenziali di cura alla popolazione sul territorio, questa non può passare per il mero “impiego” dei tirocinanti. Esporre a carichi di lavoro eccessivi professionisti non pronti a sostenerli è una scelta rischiosa che, già abbiamo avuto modo di osservare, può portare finanche all’abbandono della professione.

Ci sentiamo dunque di dover difendere il valore della formazione, in prima istanza per la dignità della professione del medico di Medicina Generale, ma anche per il buon funzionamento del Ssn e soprattutto perché la competenza è garanzia di sicurezza per il paziente.

Giulia Berloffa,
Mmg e Direttore della Scuola di formazione specifica in Medicina Generale di Trento
Antonella Graiff
Responsabile, per conto della Fondazione Bruno Kessler, della gestione organizzativa e finanziaria della Scuola di formazione specifica in Medicina Generale di Trento
Gianfranco Gensini,
Senior Fellow della Fondazione Bruno Kessler
Daniele Ortolani, Giuseppe Parisi, Luca Pasolli, Riccardo Romanelli e Norma Sartori,
Direttivo della Scuola di formazione specifica in Medicina Generale di Trento



26 settembre 2023
© Riproduzione riservata

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