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Carenza divise al Santa Chiara di Trento, l’Apss perquisisce gli armadietti degli infermieri

Dopo le lamentele da parte del personale di comparto sul numero esiguo di divise a disposizione, la direzione ha disposto il controllo degli armadietti dei dipendenti in servizio da parte del personale di sicurezza e forze dell’ordine. Apss: “I controlli sono stati effettuati a campione e in ragione della carenza di divise recentemente riscontrata”. Nursing up e Uil Fpl sanità Trentino: “Il metodo non giustifica il fine. I lavoratori non meritano azioni come queste”.

19 SET - Nell’ospedale Santa Chiara di Trento mancano le divise per gli infermieri in servizio. La causa ricadrebbe sull’ultimo appalto, partito circa 7 anni fa. “Mentre prima le divise erano nominali, e cioè con nome e cognome dell’infermiere e taglia corretta – spiegano Cesare Hoffer, coordinatore Nursing up Provincia Trento e Giuseppe Varagone, segretario generale della Uil Fpl sanità del Trentino – ora, con il nuovo appalto, oltre ad arrivarne in numero inferiore, quelle che vengono distribuite arrivano con taglie per la maggior parte sbagliare e quindi non utilizzabili. A distanza di anni, molti dei nostri professionisti si trovati con un numero sempre più esiguo di divise”.

La direzione di Apss, per vederci chiaro ha voluto ispezionare gli armadietti dei dipendenti in servizio e lo ha fatto con la presenza delle forze dell’ordine.

Apss giustifica così i controlli negli spogliatoi del personale: “Ogni armadietto, che per altro è di proprietà dell’Azienda sanitaria e non del lavoratore – dichiara Apss in un comunicato - è stato aperto in presenza del dipendente assegnatario e il controllo è stato effettuato per riscontrare la sola presenza di divise in eccesso rispetto a quelle assegnate a ogni dipendente in turno e non ha riguardato gli effetti personali presenti all’interno del guardaroba. Durante i controlli, che hanno interessato 70 armadietti, sono stati trovati, in 27 di essi, tre o più capi, in un caso addirittura nove, in più rispetto alla dotazione prevista. La presenza della polizia durante i controlli, che si ringrazia per la disponibilità, era volta unicamente a garantire la correttezza delle operazioni a tutela dei dipendenti sia che fossero gli assegnatari degli armadietti sia gli addetti ai controlli”.

Concordi i rappresentati sindacali nel contestare unitariamente l’anomala verifica oltre che la modalità in cui è avvenuta. I dipendenti anno raccontato di “essere stati prelevati mentre erano in servizio da dei responsabili della sicurezza e poliziotti, e in seguito accompagnati negli spogliatoi”.

“Apss forse non sa che non c’è carenza solo di divise ma anche di armadietti e che in alcuni casi i lavoratori condividono l’armadietto – dicono Hoffer e Varagone -, se hanno trovato più di qualche divisa appesa il motivo è questo. In tema di carenza, la stessa partita passa per le scarpe antinfortunistiche, vestiario di vario genere, costringendo i lavoratori di recarsi al lavoro con scarpe da ginnastica e jeans propri, con delle polo lise fornite dall’Apss. Essendo questi indumenti propri dei professionisti, gli stessi sono costretti a lavarseli a casa. Poi si parla dell’importanza dell’igiene…”.

Per i sindacalisti, escluse le divise sugli armadietti condivisi, quelle in accumulo restano si contano in un palmo di una mano. Ciò che resta discutibile con questo provvedimento, per le OO.SS., “è l’umore del lavoratore che si vede umiliato, denigrato e considerato alla pari di un malvivente”, osserva Hoffer.

“Paradossalmente – conclude Varagone -, le forze dell’Ordine dovrebbero essere impiegate per indagare chi ha gestito in questi anni un appalto che fin dall’inizio ha presentato diverse criticità”.

Endrius Salvalaggio

19 settembre 2023
© Riproduzione riservata

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