Quando si tratta di ictus, la tempestività è tutto. Riconoscere prontamente i sintomi, come disturbi del linguaggio, paralisi facciale, rapida perdita di forza in un braccio o in una gamba e intervenire immediatamente, laddove possibile, con il trattamento trombolitico endovenoso, consente di evitare la morte o la grave disabilità in una buona percentuale di pazienti (circa uno ogni 7 pazienti). Ma è necessario che ciò avvenga entro le prime tre ore dall’insorgenza dei sintomi.
Da pochi giorni, la provincia di Bologna – tra le prime in Italia – ha reso disponibile il trattamento trombolitico endovenoso (in tempo utile) per tutti i cittadini grazie al completamento della rete metropolitana dello stroke.
La rete si avvale di due centri specialistici abilitati all’esecuzione del trattamento trombolitico (le Stroke Unit dell’Ospedale Maggiore e la Medicina d’urgenza del Policlinico S.Orsola-Malpighi, operative 24 ore su 24, alternandosi con una turnistica concordata nelle ore notturne, nei week end e nei giorni festivi) e di un sistema integrato che comprende il sistema di Emergenza-Urgenza del 118 e dei Pronto Soccorso della città e della provincia, della Medicina interna del Policlinico S. Orsola Malpighi, con letti dedicati allo stroke, degli ospedali di Bentivoglio, San Giovanni in Persiceto e Porretta Terme, che dispongono di aree dedicate all’assistenza dei pazienti con ictus che hanno già ricevuto il trattamento trombolitico. A queste, si aggiungono le strutture riabilitative dell’area metropolitana di Bologna, che garantiscono il completamento del percorso di cura – lo stroke care – nella fase post acuta dell’ictus.
La rete metropolitana dello Stroke è stata presentata ieri in conferenza stampain cui sono stati illustrati i dati forniti dal due ospedali cittadini autorizzati nell’ultimo biennio. 155 i pazienti colpiti da ictus e il 60% di essi è tornato a casa guarito o con minimi deficit residui. Ciò grazie alla tempestività dell’intervento: il tempo medio dalla chiamata all’esecuzione dell’intervento trombolitico è stato infatti di 99 minuti.
Ecco i risultati illustrati
00’-02’
L’operatore della centrale operativa 118 Bologna Soccorso è in grado di individuare un potenziale ictus grazie a un protocollo specifico che prevede poche semplici domande. L’invio dell’ambulanza è immediato.
17’
L’ambulanza è sul luogo dell’intervento. Gli infermieri procedono a una immediata verifica della presenza dei sintomi dell’ictus, come disturbi del linguaggio, paralisi facciale, rapida perdita di forza in un braccio o in una gamba. È sufficiente la presenza di uno solo di questi sintomi per allertare il Pronto Soccorso di uno dei due ospedali di riferimento, Maggiore e Sant’Orsola-Malpighi, sull’arrivo di un paziente con ictus. Durante il trasporto verso l’ospedale gli infermieri tengono sotto controllo le funzioni vitali della persona colpita da ictus, somministrando ossigeno.
39’
La persona colpita da ictus arriva in Pronto Soccorso dove, nell’arco di 60 minuti, viene immediatamente visitata e sottoposta a elettrocardiogramma, esami del sangue e TAC. Contemporaneamente viene allertato il team trombolisi per gli accertamenti neurologici necessari a individuare la tipologia e la gravità dell’ictus e procedere, quindi, al trattamento trombolitico endovenoso, se indicato.
Dopo il trattamento trombolitico
Dopo il trattamento trombolitico endovenoso la persona colpita da ictus viene ricoverata per un breve periodo, tra i 2 e 3 giorni, per ulteriori approfondimenti diagnostici utili ad individuare le cause dell’episodio di ictus e prevenirne il ripetersi in futuro. Nel 60% dei casi la persona torna a casa guarita o con minimi deficit residui. Nei casi in cui, nonostante il trattamento trombolitico, permangono deficit di media o grave entità, il paziente viene trasferito per la riabilitazione alla stroke care più vicina alla sua residenza. Le Stroke Care presenti nel territorio metropolitano bolognese sono situate presso gli ospedali di Bentivoglio, Porretta Terme e San Giovanni in Persiceto.