Super-intramoenia. Bertolaso: “Non cambieremo la delibera. Facciamo ordine, anche Agenas ha mostrato interesse”
L’assessore interviene in Consiglio regionale: “Regolamentiamo una realtà che esiste: nei primi 9 mesi del 2025 già erogate 807.609 prestazioni a carico dei fondi integrativi. Questa attività non interferirà con quella istituzionale. Nessun onere per il Ssr ed è prevista una trattenuta del 5% destinata al fondo Balduzzi, da reinvestire in prevenzione e riduzione delle liste di attesa. Non abbiamo intenzione di modificare la delibera”, ha chiarito Bertolaso.
L’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, difende con convinzione la criticata delibera sulla cosiddetta “super-intramoenia” e lo dice chiaramente: non sarà toccata. Lo fa in Consiglio Regionale, durante il question time in Aula.
“Questo assessorato, in questa legislatura, sta portando avanti tutta la serie di iniziative che sono oggetto di grande dibattito e di grande discussione ma che, andando a tirare le somme, mostrano Regione Lombardia fungere anche da capofila a tutta una serie misure che poi vengono riprese da altre realtà territoriali”, ha esordito Bertolaso citando i provvedimenti contro i medici gettonisti, il cup unico o anche l’intesa con Nas per il monitoraggio delle liste d’attesa. “Lo stesso discorso vale per questa vicenda della sanità integrativa”, ha detto Bertolaso sottolineando che l’intento della Regione Lombardia è mettere ordine in una situazione già esistente ma non regolamentata.
“Le analisi che abbiamo adottato prima di decidere questo provvedimento ci dicono che solamente nei primi 9 mesi del 2025 sono state già erogate 807.609 prestazioni con oneri a carico di fondi integrativi. Stiamo parlando del 2% del totale regionale che, come sapete, è pari a 36 milioni. Si tratta quindi di un’attività che, non solamente in Lombardia ma in tutta Italia, si porta avanti da parecchio tempo, se è vero, com’è vero, che in Italia le prestazioni per la sanità integrativa risultano essere intorno ai 20 milioni. Il problema è che, come succede spesso nel nostro paese, si procede in ordine sparso. Non c’è una disciplina uniforme, non c’è un coordinamento, non c’è una razionalizzazione di quelle che sono le procedure. Noi, controcorrente, abbiamo deciso di regolamentare anche questa prassi”.
L’assessore ha precisato che non si intende togliere autonomia alle Asst, “ma anche per questa procedura sono necessarie linee guida. Sono i medici di famiglia che si lamentano di rapporti poco chiari con le assicurazioni. Sono anche le nostre strutture ospedaliere che spesso svolgono attività anche nei confronti di queste situazioni su cui poi non riescono ad avere completamente il monitoraggio. Facciamo attività di screening gratuite per tutte le persone che ne hanno diritto ma a volte quegli stessi esami vengono anche pagate dalle assicurazioni delle altre società. Insomma, si ripete lo stesso esame tre-quattro volte all’anno nella stessa persona che forse non è consapevole di quelli che sono i rischi che corre andando a fare tutta una serie di iniziative di questo genere”.
Da qui la decisione di adottare questo provvedimento che, ha detto chiaro e tondo Bertolaso, “non lo toccheremo, ve lo dico subito. Posso anzi annunciarvi che anche il commissario di Agenas, Americo Cicchetti, mi ha chiesto di avere disponibilità delle linee guida che abbiamo adottato, perché anche in Agenas si sta ragionando, c’è un gruppo di lavoro che sta lavorando per capire esattamente come razionalizzare e mettere a fattor comune quelle che sono le esperienze di questa problematica”.
L’assessore ha poi specificato come la delibera sia stata adottata “anche grazie a un confronto con ASST, con i vari istituti di cura a carattere scientifico, le organizzazioni sindacali della dirigenza, per garantire che l’attività integrativa non interferisca con quella istituzionale né in termini orario né di risorse umane. L’avete anche detto, la disciplina è pienamente conforme all’articolo 55 della 502 del 92 che consente lo svolgimento dell’attività libero professionale, dunque anche quella integrativa, solo fuori dall’orario di lavoro dedicato al servizio sanitario nazionale ed entro i limiti volumetrici che devono essere inferiori rispetto a quella che è l’attività istituzionale”.
“Abbiamo quindi – ha proseguito Bertolaso – adottato meccanismi stringenti di controllo e tutela per rispettare questi vincoli”. Perché “ognuno può avere le sue idee. C’è chi sta dietro un tavolo e fa polemica e, ovviamente, svolge il proprio compito, e c’è chi sta da questa parte del tavolo ha la responsabilità di far funzionare le cose nel modo migliore”. Dunque, “per assicurare il rispetto di questi vincoli, la DGR introduce meccanismi stringenti di controllo e di tutela. Ogni prestazione integrativa può essere erogata solo dopo il completamento dell’orario istituzionale, evitando quindi sottrazioni di tempo. Il volume, come vi ho detto, non può superare quello istituzionale. I dati vengono monitorati mensilmente dalle aziende, guarda caso, attraverso anche questo CUP tanto criticato, e verificati periodicamente dalla DG Welfare attraverso anche la Commissione Paritetica regionale”.
È, inoltre, “prevista la tracciabilità obbligatoria di tutte le prestazioni. Sul piano economico, le attività integrative devono coprire integralmente i costi senza oneri per il servizio sanitario regionale”. È poi prevista “una trattenuta del 5%, che è destinata al fondo Balduzzi che, sapete bene, serve poi per svolgere e promuovere interventi di prevenzione e riduzione delle liste di attesa. Nella situazione ancora di mancata coordinamento e razionalizzazione fino ad oggi, cioè nel 2025, per quelle 800.000 prestazioni citate all’inizio, abbiamo ricavato 4,2 milioni di euro che ci hanno permesso di garantire altre 87.000 prestazioni aggiuntive usando i soldi, appunto, previsti dal fondo Balduzzi”. “Sono fatti”, ha detto Bertolaso. “Poi è chiaro che con le parole si può dire esattamente il contrario”.
L’assessore ha spiegato che nel primo trimestre del 2026 sarà realizzata “una ricognizione completa delle convenzioni che verranno attivate, per indentifica i volumi, le risorse impiegate e l’andamento dei tempi di attesa rispetto alle aziende prive di convenzioni. Qualora dovessero emergere squilibri, allora sì, ovviamente, rivedremo e riorganizzeremo le linee guida che abbiamo adottato, prima regione d’Italia abbiamo adottato anche a questo proposito. Quindi questa delibera non comporta nessun assorbimento di risorse, assicura un utilizzo aggiuntivo e controllato del personale in fasce orarie ulteriori. In quelle fasce orarie in cui, lo sapete anche voi, spesso le strutture diagnostiche sono completamente ferme proprio perché non ci sono i soldi per garantire ulteriori attività per il personale che potrebbe anche essere disponibile a garantire lavoro extra”.
Per Bertolaso, dunque, le linee guida sulla super-intramoenia “sono uno strumento di governo trasparente, utile anche per ridurre le liste di attesa e comunque per mettere in modo razionale tutto il sistema organizzato, evitando distorsioni e problematiche anche di coordinamento”, consentendo, infine, “il miglior coinvolgimento possibile di tutto il nostro personale sanitario”.
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