Liste d’attesa. Riformatori: “In Sardegna sono lunghissime”
I dati presentati in conferenza stampa. “Circa 4 mesi per una visita specialistica contro i 30 giorni indicati dal Piano nazionale”. Per Vargiu colpa anche dei “pochi investimenti” in “nuove tecnologie” e “risorse umane”. Secondo i Riformatori, la Sardegna dovrebbe guardare “con attenzione” alle “pratiche virtuose di altre regioni italiane”.
18 APR - Un anno e mezzo per una mammografia all’Ospedale Businco di Cagliari, un anno per una colonscopia al SS. Trinità, quasi nove mesi per una visita cardiologica al Sirai di Carbonia e per una ginecologica a Olbia, otto per un consulto oculistico a Bono. Sono alcuni dei casi denunciati dai Riformatori durante una conferenza stampa in Consiglio regionale. “In Sardegna i tempi di attesa per una visita specialistica sono di circa 4 mesi contro i 30 giorni indicati dal Piano nazionale – ha detto il coordinatore regionale dei Riformatori
Pietrino Fois – tutto questo accade nonostante la Regione destini il 60% del suo bilancio alla copertura delle spese del sistema sanitario”.
“Una situazione che va contro il Codice del Consumo che impone alle amministrazione pubbliche di rispettare precisi standard di qualità nell’erogazione dei servizi sanitari – ha aggiunto il presidente del partito
Roberto Frongia – i cittadini hanno diritto a ricevere prestazioni adeguate. In Sardegna purtroppo questo non accade, la disorganizzazione è palese”.
Diverse le cause che influiscono sull’allungamento delle liste d’attesa secondo il deputato Pierpaolo Vargiu, componente della Commissione sanità della Camera: “In Sardegna sono ancora pochi gli investimenti in nuove tecnologie, indispensabili per adeguare l’offerta e monitorare l’appropriatezza delle prestazioni – ha detto Vargiu – spesso i macchinari sono obsoleti e la classificazione delle prestazioni è fuori controllo. Altra questione riguarda le risorse umane: anche in questo caso servono investimenti per la formazione del personale medico”. Una soluzione, per Vargiu, potrebbe essere rappresentata dal “potenziamento dei servizi territoriali e della medicina 2.0 per la gestione dei pazienti da ‘remoto” perché “i malati cronici devono essere intercettati prima che vadano ad intasare le liste d’attesa, altri potrebbero essere gestiti in modo semplice e rapido con l’utilizzo delle nuove tecnologie”.
Le informazioni sulle liste d’attesa – hanno spiegato gli esponenti dei Riformatori – sono stati estrapolate dai siti delle Asl sarde. “Si tratta di dati ufficiali – ha detto
Attilio Dedoni, consigliere regionale e presidente della Commissione d’inchiesta sui costi della Sanità – il nuovo manager dell’Ats
Fulvio Moirano sembra essere interessato ad altro. Preoccupa il fatto che le lungaggini riguardino anche gravi patologie, non c’è una Asl che si salvi. E’ una questione sulla quale si deve intervenire con urgenza, la politica ha il dovere di correggere se stessa senza aspettare che arrivi la magistratura”.
Secondo i Riformatori, la Sardegna dovrebbe guardare “con attenzione” alle pratiche “virtuose” di altre regioni italiane “come l’Emilia Romagna che ha adottato soluzioni molto positive per la riduzione delle liste d’attesa”. “Oggi è in via di definizione il nuovo Piano nazionale per la gestione delle liste d’attesa, alcune regioni hanno già approvato i loro piani, la Sardegna è invece in ritardo. Eppure – ha concluso Vargiu – la nostra spesa sanitaria continua a crescere: secondo un recente studio dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma la spesa media pro capite della nostra Regione è di 2062 euro contro i 1838 della media nazionale”.
18 aprile 2017
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