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Le criticità nel sistema sanitario delle zone interne approdano in Commissione Sanità

di Elisabetta Caredda

Il confronto atteso con Anci, Cal, Sindaci dei territori maggiormente sofferenti e presidenti dei distretti socio sanitari, si è rilevato acceso. Nieddu: La ripartenza del SSR dopo la pandemia passa attraverso un piano di emergenza condiviso con i territori e una rivendicazione forte nei confronti dello Stato al quale chiediamo più deroghe”. Criticità a riguardo però sono state sollevate dall’opposizione.

04 NOV - Le criticità nel sistema sanitario delle zone interne dell’isola sono approdate, come anticipato , in commissione consiliare Salute e politiche sociali che ha aperto il confronto atteso con Anci, Cal, Sindaci dei territori maggiormente sofferenti e presidenti dei distretti socio sanitari.

“La ripartenza del sistema sanitario regionale dopo la pandemia – ha spiegato l’assessore alla Sanità Mario Nieddu, così come si apprende dal sommario della seduta - passa attraverso un piano di emergenza condiviso con i territori e una rivendicazione forte nei confronti dello Stato, al quale non chiediamo più soldi ma più deroghe”.

Nel corso del suo intervento l’assessore ha ringraziato i Sindaci presenti “per la consapevolezza che non tutti i problemi possono concretamente essere risolti dalla Regione ed ha sostenuto che i Comuni hanno avuto molte risposte dall’assessorato (anche se non tutte), quelle compatibili con l’impegno enorme richiesto dalla pandemia che ha messo a nudo le tante fragilità strutturali del sistema”.

“A queste difficoltà – ha continuato Nieddu - occorre rispondere con interventi straordinari e la rivendicazione di più autonomia dallo Stato, le due cose sono strettamente collegate. In questi ultimi mesi abbiamo presentato molte proposte allo Stato: dalla possibilità di aumentare le retribuzioni del personale con nostre risorse (gli operatori sanitari sono i meno pagati d’Italia) all’estensione dei bonus per gli addetti agli hub vaccinali, alle modifiche di parti significative della contrattazione. Abbiamo ottenuto solo di poter riutilizzare nei reparti i medici delle Usca”.

“Ma - ha precisato l’assessore -, come Regione abbiamo fatto davvero tutto quello che è di nostra competenze: migliaia di concorsi, copertura delle sedi disagiate, aumento del monte ora per l’abbattimento delle liste d’attesa, bandi per la mobilità extra regionale e la redistribuzione interna dei medici (che renderemo strutturale), copertura dei vuoti di organico in alcune specialità (su tutte medicina generale e pediatria)”.

Durante la seduta Nieddu ha consegnato ai presenti la copia di una bozza del Piano regionale dei Servizi sanitari, un testo di 160 pagine con dati e tabelle aggiornate. “Materiale sul quale - ha detto - ci aspettiamo proposte e contributi per condividerlo e migliorarlo”.

Per il presidente di Anci Sardegna Emiliano Deiana “occorre un programmazione regionale che garantisca il diritto alla salute in modo uguale in tutta la Sardegna (dalle zone costiere a quelle interne) ed una nazionale che riconosca, a partire dalla riforma del Dm 70 (il “decreto-cornice” del servizio sanitario nazionale), le tante specificità dell’Isola”.

Deiana oltre ad aver “riproposto alla commissione i contenuti principali del documento unitario che i Comuni sardi ed il Cal hanno approvato il 18 ottobre scorso al termine di una riunione svoltasi ad Arborea, ha lanciato l’idea degli Stati generali della sanità sarda e di un Patto della salute condiviso fra istituzioni e territori, per scrivere insieme le priorità delle comunità locali ed evitare di essere costretti, nella prossima legislatura, a ricominciare daccapo”.

“Numerosi anche gli interventi dei Sindaci – si rileva sempre dal sommario - che hanno richiamato l’attenzione della commissione sulla legittima protesta che nasce dal basso in molti territori e sulla necessità di fare, tutti insieme, “uno scatto in avanti”.

Sentito da Quotidiano Sanità, il vice presidente della Commissione Salute Daniele Cocco (LeU Sardigna) commenta: “Così come ho accennato anche durante il confronto in seduta aperta, noi un mese e mezzo fa ci siamo già incontrati con Anci e i sindacati dei medici di base. In quella occasione dovevamo discutere della problematica relativa ai pediatri e medici di base che in moltissimi contesti territoriali della Sardegna stavano e sono venuti a mancare. Ebbene in quella occasione, tutti insieme, decidemmo di presentare un documento operativo alla giunta regionale perché gli stessi rappresentanti dei sindacati ci dissero che si potevano utilizzare delle deroghe, immediatamente, per sei mesi, per risolvere, nelle more che poi si bandissero le sedi definitive, quelle problematiche di quei territori”.

“Sin ora però – prosegue il vice presidente di commissione -, in armonia a questa proposta di soluzione temporanea ma immediata, non è stato fatto nulla. Temussi ci passato un report di tutte le assunzioni che sono state fatte. Ebbene, rispetto a tutte queste assunzioni, in alcuni territori della Sardegna, la situazione è addirittura peggiorata! Su richiesta dell’assessore avevamo approvato in commissione una risoluzione in cui si chiedevano nuovi concorsi con le destinazioni obbligate dei vincitori. Ma poi, come d’esempio l’ultimo concorso per tecnici di radiolodia, su 176 idonei, i primi 45 hanno rifiutato la sede di Nuoro. La radiologia di Nuoro è quella che ‘oggi’ ha meno della metà dei tecnici e dei medici che aveva nel 2019. E’ lecito pensare allora che qualcosa non sta funzionando”.

“Il San Francesco di Nuoro non è proprio un ospedale non appetibile – sottolinea il consigliere -. Probabilmente la questione è un’altra. Da profano, ho chiesto all’assessore come mai è stato fatto un concorso da dirigente per rianimazione e ortopedia, e non è stato fatto da ruolo dirigenziale anche per gli altri servizi. Andando così a perdere delle eccellenze, dei professionisti preparati. L’ultimo pugno nello stomaco, ancora, è stato quello dei rinnovi contrattuali al 2022, in tutto il territorio dell’isola, degli infermieri assunti a tempo determinato; nella sede di Nuoro invece è stato fatto a dicembre 2021. Ed ecco che allora c’è qualcosa che ci si chiede ‘non và’ ”.

“Tra le diverse problematiche – conclude Cocco - ho inoltre evidenziato l’insufficiente numero di borse di studio regionali messe a disposizione dalla Regione per i medici di medicina generale, tenuto conto del numero di coloro che sono già andati in pensione e sono da sostituire, e di quelli che andranno nei prossimi mesi”.

Per il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus, anch’egli sentito dal nostro giornale: “La seduta di commissione, durata per circa quattro ore, è risultata un po' un dibattito a tema libero intorno i problemi della sanità. Non si è giunto ad alcun riscontro concreto. Assessore alla Sanità e commissario Ares-Ats non hanno fornito risposte auspicabili nel breve periodo, e la sensazione è che i Sindaci siano tornati a casa con gli stessi dubbi che avevano prima di iniziare. Personalmente ho precisato che non era il caso di fare alcuna polemica, ma che si rende necessario capire in che modo interloquire con la Giunta regionale perché la commissione sanità spesso ha sottolineato dei problemi, a volte anche ad unanimità, e poi questi tentativi di risolvere i problemi non hanno proseguito alcun iter”.

“Un’esempio su tutti – rileva Agus – riguarda il pronto soccorso. Nei mesi di luglio abbiamo cominciato a parlare della crisi dei P.S., ad agosto e settembre abbiamo udito tutti i responsabili nell’isola di questo servizio per comprendere quali fossero i problemi ed anche per suggerire delle soluzioni, oggi i pronto soccorso sono al collasso. Si sapeva ad esempio che su Cagliari gli ospedali Brotzu e il Policlinico universitario non erano assolutamente in grado di sopperire ai problemi”.

“Riguardo al prossimo futuro – prosegue il consigliere – l’assessore ha parlato più volte di un Piano di medicina territoriale, in particolare delle 45 case della Salute che vorrebbero realizzare e implementare. A tutt’oggi non sono stati coinvolti nel ragionamento di questo progetto né i Sindaci, né la commissione Salute. Noi siamo disponibili, sappiamo che la Sardegna sta scontando almeno tre emergenze diverse: il Covid e la vaccinazione che deve proseguire, il problema delle liste di attesa e quello dell’ordinaria amministrazione che comunque la Regione fatica a portare avanti. Ecco perché ritengo che questo momento necessita di una condivisione maggiore di quella che attualmente sentiamo posta in essere”.

“Dagli interventi della maggioranza infine – conclude Agus - , sembra scaturire il fatto che la soluzione di tutto sia quella di spostare sanitari da una parte all’altra del territorio. Ma oggi non c’è proprio il discorso di una ‘zona felice’ e una ‘zona depressa’ nell’isola. Tutta la sanità sarda, per un motivo o per l’altro, è in crisi. Per questo motivo auspichiamo ci sia un momento di studio dei dati e si evitino soluzioni che definisco ‘da propaganda’. L’idea di salvare ad esempio l’ospedale nuorese depotenziando gli altri (la carenza di specialisti è un problema di ogni presidio) con il trasferimento di personale, è qualcosa che a per il mio punto di vista può andar bene per fare propaganda. Ma non una soluzione che curerà mai nessun paziente”.
 
Elisabetta Caredda

04 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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