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Pubertà precoce. Endocrinologi: “Farmaci non sempre necessari”


Se è vero che sono sempre più numerose le bambine che presentano segni di sviluppo puberale precoci, è però compito del pediatra individuare quali casi hanno bisogno di essere trattate con i farmaci, evitando un inutile eccesso di prescrizione farmacologica. È quanto affermano gli esperti riuniti a Chieti per il 35° Congresso nazionale della Società italiana di Endocrinologia.

19 MAG - Trattare sì, ma solo quando necessario. Se da un lato è infatti aumentato il numero delle bambine condotte dal pediatra endocrinologo per la comparsa di segni di sviluppo puberale ritenuti precoci dai genitori, “oggi vi è un generale accordo sul fatto che non tutte le bambine con inizio anticipato di pubertà necessitano del trattamento e che il compito del pediatra è proprio quello di individuare , mediante la valutazione clinica, alcune indagini e, se necessario, un breve monitoraggio, le forme da trattare, evitando un inutile eccesso di prescrizione farmacologica”. Ad affermarlo è stata Lucia Ghizzoni, pediatra endocrinologa all’università di Torino, , in occasione del 35° Congresso nazionale della Società italiana di Endocrinologia in corso a Chieti.
I casi da trattare, secondo l’esperta, sono sicuramente quelli delle bambine che presentano segni puberali prima dei 6 anni di età. “Già tra i 7 e gli 8 anni - sottolinea Ghizzoni - la decisione va individualizzata in rapporto all’entità dell’avanzamento della maturazione ossea, all’altezza parentale,  e alla predizione dell’altezza da adulto tenendo sempre presente che uno degli scopi della terapia è quello di garantire una crescita staturale ottimale. Nelle bambine con comparsa dei segni puberali dagli 8 anni in poi, la terapia in genere non è indicata perché non incide in modo significativo sulla prognosi staturale”. Ma quali sono i trattamenti migliori? Anche se si stanno valutando nuove possibilità di trattamento, come impianti sottocutanei che sono ancora in fase sperimentale Ghizzoni e la collega Alessandra Cassio, endocrinologa pediatra dell’Università di Bologna, concordano sulla somministrazione mensile o trimestrale per via intramuscolare o sottocutanea degli analoghi del GnRH in formulazioni ritardo. Tale trattamento si è rilevato efficace e sicuro, privo di significativi effetti collaterali a breve e lungo termine.
“I dati di uno studio condotto presso il nostro Centro in pazienti adulte con pregressa pubertà anticipata  - ricorda  Cassio - hanno dimostrato che la funzionalità mestruale, la fertilità e la morfologia ovarica di queste ragazze non si discosta dalla normalità. Tuttavia ulteriori studi prospettici a lungo termine saranno ancora necessari prima  di escludere possibili effetti negativi, fra cui in particolare una maggiore incidenza della sindrome dell’ovaio policistico”.
Ma quali sono i possibili effetti negativi della pubertà precoce? Secondo Lucia Ghizzoni “statura definitiva più bassa, che rappresenta l’indicazione principale al trattamento. Non vi sono ad oggi evidenze certe di effetti negativi di uno sviluppo puberale precoce sul versante psicologico. A questo riguardo però non sono ancora disponibili studi controllati che abbiano analizzato con metodiche standardizzate tali aspetti”.
La riduzione dell’età di comparsa delle prime mestruazioni nella popolazione europea e americana è stata più volte segnalata e un recente studio dei ricercatori della Clinica universitaria di Copenhagen ha dimostrato che nel 2006 il seno delle ragazzine si è sviluppato un anno prima rispetto al 1991, ossia all'età di nove anni e nove mesi invece di dieci anni e nove mesi. Ma perché sempre più spesso le prime mestruazioni compaiono già in età di scuola elementare? “La riduzione dell’età del menarca -  risponde Ghizzoni -  è stato messo in relazione al progressivo aumento dell’indice di massa corporea (BMI) nella popolazione pediatrica. Quindi i bambini con BMI maggiore sono quelli più a rischio di andare incontro ad uno sviluppo puberale anticipato o precoce”.

Tuttavia, precisa Cassio, “ci sono studi sia nazionali internazionali che ci dicono che, soprattutto nei Paesi industrializzati, vi è sì un anticipo dell’età media di comparsa del primo segno di sviluppo puberale (cioè il seno) ma che l’età del menarca, cioè della prima mestruazione, è rimasta stabile nelle ultime due generazioni, conducendo globalmente da un prolungamento del tempo del percorso puberale”.
 

19 maggio 2011
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