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Consumo di alcol e demenza: rischiano di più i forti bevitori, ma anche gli astemi

di Maria Rita Montebelli

Abusare nel consumo di bevande alcoliche, come anche astenersene completamente nella messa età ipotecano la salute cognitiva degli anni a venire. Il rischio di demenza insomma aumenta sia negli astemi, che in quelli che alzano troppo il gomito (il rischio di demenza è quadruplicato nei forti bevitori). Un consumo ragionevole (non bisogna superare le 14 unità di alcol a settimana) non aumenta questo rischio. I risultati dello studio Whitehall II pubblicati sul BMJ.

06 AGO - Che l’abuso di alcol sia condizione certa di danni per la salute, è un dato noto da tempo. Ma anche l’astensione completa dall’alcol può rappresentare un rischio per la salute. Per quella del cervello almeno. È quanto scaturisce dall’analisi dello studio Whitehall 2, durato 23 anni e pubblicato sul British Medical Journal.


Tra gli oltre 10 mila partecipanti allo studio, ancora vivi nel periodo 1991-93 e con almeno due valutazioni rispetto al consumo di alcol, fatte tra il 2985-88 e il 1991-93, sono stati registrati 397 casi di demenza; l’età media alla diagnosi era di 75,6 anni. Associati ad un maggior rischio di demenza erano i seguenti fattori: età più avanzata, sesso femminile (+ 57%), basso livello di istruzione (al di sotto del diploma di scuola secondaria il rischio aumenta del 68%),  occupazione lavorativa umile ( rischio di demenza più che raddoppiato). Gli astemi erano più frequentemente di sesso femminile, non bianchi e appartenenti ai gruppi socio-economici più bassi; presentavano inoltre un profilo cardio-metabolico peggiore.

 

I partecipanti allo studio sono stati divisi in classi diverse in base al loro consumo di bevande alcoliche; quelli del gruppo 1-14 unità di alcol* a settimana, erano più spesso consumatori di vino, rispetto al gruppo > 14 unità/settimana, che consumano soprattutto birra.

 

Dopo gli opportuni aggiustamenti per fattori socio-demografici, l’astinenza totale dall’alcol è risultata associata ad un maggior rischio di demenza (+47%), rispetto al gruppo che ne consumava fino a 14 unità al settimana. Ma anche i consumatori eccessivi di alcol (quelli che ‘sforavano le 14 unità a settimana) presentavano un maggior rischio di demenza rispetto ai bevitori  moderati. In particolare, per ogni 7 unità di consumo in più, oltre la soglia delle 14 unità, il rischio di demenza aumentava del 17%.

 

Questo studio longitudinale dimostra insomma che il rischio di demenza è maggiore tra chi non consuma affatto alcol nella mezz’età (e questo vale sia per gli astemi da sempre, sia per chi smette di consumare bevande alcoliche nella mezza età), sia per chi esagera e va oltre un consumo di 14 unità di alcol a settimana (in questo gruppo il rischio di demenza aumenta in maniera lineare con l’aumentare dei consumi).

 

I dati relativi ai ricoveri ospedalieri, generati da patologie croniche correlate ad un elevato consumo di alcol, mostrano in questi pazienti un aumento di 4 volte del rischio di demenza, per gli effetti neurotossici di un elevato consumo di alcol. Infine, parte dell’eccesso di rischio di demenza, correlato all’astensione completa dall’alcol,  è risultato attribuibile ad un maggior rischio di patologie cardio-metaboliche in questo gruppo.

 

Presi insieme, questi risultati suggeriscono dunque che astenersi completamente dall’alcol o consumarne in quantità esagerata sono due condizioni estreme che si associano ad un aumentato rischio di demenza, anche se i meccanismi alla base di questo aumentato rischio sono diversi. In ogni caso, un consumo di alcol compreso tra 1 e 14 unità a settimana non risultata correlato al benché minimo aumento di rischio di demenza.

 

Quello pubblicato dal British Medical Journal, per quanto serio, su ampi numeri e con un follow up lunghissimo è pur sempre uno studio osservazionale, con tutti i limiti di questa tipologia di ricerche.

Date tuttavia le previsioni spaventose per il numero di persone che saranno affette da demenza entro il 2050 e l’attuale assenza di qualsiasi terapia, la prevenzione resta l’unica arma a disposizione e qualunque indicazione su come modificare lo stile di vita per ridurre il rischio di questa condizione è dunque preziosa. Le linee guida inglesi sul consumo di alcol suggeriscono già il valore di 14 unità a settimana come soglia di sicurezza, ma molte nazioni utilizzano dei valori soglia molto più alti per definire un consumo eccessivo.

 

I risultati di questo studio consigliano dunque secondo gli autori queste soglie, durante tutta la vita adulta di un individuo, al fine di preservare la salute cognitiva. Preziosa quanto, e forse anche più, di quella fisica.

Il consumo di alcol, rispetto al rischio cognitivo appare dunque a ‘U’ o ‘J’: sia l’astinenza completa che l’abuso possono avere gravi ripercussioni. In medio stat virtus.

 

*Una unità alcolica corrisponde a circa 8 grammi di etanolo secondo i criteri inglesi, ovvero a:

· 76 millilitri di vino di media gradazione (13°)

· 250 ml di birra a 4°

· 25 ml di superalcolico (40°)

 

 

Maria Rita Montebelli

06 agosto 2018
© Riproduzione riservata


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