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Cenare tardi e saltare la colazione: un’accoppiata mortale

di Maria Rita Montebelli

Non è solo la qualità del cibo ma anche la tempistica dei pasti principali ad avere un potente impatto sulla salute del cuore, soprattutto dopo un infarto. Lo stabilisce una ricerca appena pubblicata European Journal of Preventive Cardiologyche evidenzia come il rischio di morire, di fare un secondo infarto o anche solo una crisi anginosa aumenta dalle 2 alle 5 volte nei soggetti infartuati che saltano abitualmente la colazione e cenano tardi la sera, andando a dormire subito dopo. Il vecchio detto ‘fai una colazione da re’ ha insomma sempre il suo perché.

18 APR - Cenare tardi la sera e saltare la colazione non fa bene al cuore. Lo stabilisce una ricerca pubblicata su European Journal of Preventive Cardiology, pubblicazione della European Society of Cardiology (ESC).
I risultati della ricerca indicano che le persone che assommano queste due cattive abitudini presentano un rischio di morte, di un secondo infarto o di una crisi anginosa, da 2 a 5 volte superiore, entro un mese dalla dimissione per infarto.
 
Si tratta del primo studio in assoluto che è andato a valutare l’impatto di queste abitudini di vita sbagliate nei pazienti con sindrome coronarica acuta. Abitudini molto frequenti purtroppo visto che a saltare la colazione era il 58% delle persone coinvolte in questo studio, a cenare tardi il 51% e a fare entrambi gli errori il 41%.
 
Lo studio ha riguardato pazienti ricoverati per infarto STEMI. “Un paziente con STEMI su dieci è destinato a morire entro il primo anno dall’infarto – spiega il primo autore dello studio Marcos Minicucci, della São Paolo State University (Brasile) – e le abitudini alimentari sono un modo relativamente poco costoso di migliorare la prognosi”.
 
Il ricercatore consiglia in particolare di attendere almeno due ore prima di coricarsi dopo la cena e ricorda il detto che consiglia di fare ‘una colazione da re’. “Una buona colazione – prosegue il ricercatore brasiliano – dovrebbe includere latticini (latte scremato, yogurt, formaggi), carboidrati (pane integrale, bagel, cereali) e frutta e dovrebbe contenere il 15-35% dell’apporto calorico totale giornaliero”.
 
Lo studio appena pubblicato ha interessato 113 pazienti ricoverati per infarto STEMI, di età media 60 anni, il 73% dei quali maschi. All’arrivo in unità coronarica veniva chiesto di descrivere le loro abitudini alimentari. ‘Saltare la colazione’ veniva definito come ‘non mangiare nulla prima di pranzo’, escludendo l’eventuale consumo di bevande (caffè e acqua), almeno tre volte a settimana. Per ‘consumare tardi la cena’ si intendeva invece ‘andare a letto prima di due ore dalla fine del pasto’, almeno tre volte a settimana.
 
Studi condotti in passato avevano evidenziato che chi salta la colazione e mangia tardi la sera molto frequentemente presenta anche altre abitudini di vita sbagliate, quali fumare e fare scarsa attività fisica. “Il nostro studio – commenta Minicucci – dimostra che queste due cattive abitudini alimentari sono correlate in maniera indipendente con cattivi esiti dopo un infarto; tuttavia chi assomma più cattive abitudini, riesce a rendere le cose ancora peggiori. Le persone che lavorano fino a tardi sono particolarmente a rischio di mangiare tardi la sera e di non aver fame al mattino.
 
Riteniamo inoltre – prosegue il ricercatore - che la risposta infiammatoria, lo stress ossidativo e la funzione endoteliale possano tutti essere coinvolti nell’associazione tra errate abitudini alimentari ed esiti cardiovascolari.”
 
Una curiosità. In questo studio, l’uso di statine prima del ricovero per infarto era più frequente tra i soggetti con errate abitudini alimentari. Quasi che, assumere una statina, sicuramente farmaci fondamentali nella prevenzione cardiovascolare, li facesse sentire esentati dal perseguire un corretto stile di vita, anche sul versante alimentare. “Il nostro studio – conclude Minicucci – suggerisce che i pazienti con STEMI percepiscono le statine come una via alterativa per raggiungere un buono stato di salute; in realtà questi farmaci dovrebbero essere un’aggiunta ad un corretto stile di vita, non certo un rimpiazzo”.
 
Maria Rita Montebelli

18 aprile 2019
© Riproduzione riservata

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