Coronavirus. Anaao Lazio: “Assoluto dissenso su decisione di far lavorare operatori sanitari potenzialmente infetti”

Coronavirus. Anaao Lazio: “Assoluto dissenso su decisione di far lavorare operatori sanitari potenzialmente infetti”

Coronavirus. Anaao Lazio: “Assoluto dissenso su decisione di far lavorare operatori sanitari potenzialmente infetti”
In una lettera indirizzata ai vertici regionali, il segretario regionale Guido Coen Tirelli spiega: "Il dissenso è giustificato, in estrema sintesi, dal notevole aumento del rischio clinico per il lavoratore e per i pazienti, data la grave carenza di Dpi, di tamponi e il colpevole ritardo nell’eseguire e processare gli stessi".

In applicazione del decreto legge 9 marzo 2020, i sanitari esposti a pazienti Covid 19 non verranno più posti in quarantena, ma continueranno a lavorare anche se potenzialmente infetti. E’ prevista la sospensione dal lavoro solo se sintomatici o positivi. "Assoluto dissenso rispetto a quanto esposto nell’art. 7, e a tal proposito sta presentando opportuni emendamenti. Il dissenso è giustificato, in estrema sintesi, dal notevole aumento del rischio clinico per il lavoratore e per i pazienti, data la grave carenza di Dpi, di tamponi e il colpevole ritardo nell’eseguire e processare gli stessi".
 
Così il segretario regionale Anaao Assomed Lazio, Guido Coen Tirelli, in una lettera indirizzata ai vertici della Regione

Perché le Asl/Aso applichino in sicurezza quanto previsto dal Dl, si legge nella lettera, è indispensabile:
• Che tutti gli operatori siano forniti di adeguati Dpi. All’interno delle Strutture Sanitarie oramai non è più possibile discernere chi è stato esposto da chi no. I medici e gli infermieri potrebbero diventare fonte loro stessi di infezione.
• Che il medico preposto a procedure di generazione di aerosol deve avere la maschere Ffp3, come da linee guida scientifiche internazionali.
• Che venga abolito immediatamente il divieto, che alcune Asl/Aso hanno imposto, di indossare le mascherine negli spazi comuni e venga altresì imposto, perlomeno negli spazi comuni dei reparti.
• Che il personale venga sottoposto dopo 48/72 ore a tampone e che il risultato sia prontamente disponibile (5-7 ore). Il ritardo sia nell’esecuzione che nella processazione del tampone ha risvolti colposi, poiché favorisce il contagio.
 
"In caso contrario, alla luce delle ulteriori misure restrittive decise ieri dal Governo, i Presidi Ospedalieri diventeranno l’unica area di contagio del paese, anziché di cura. Stiamo valutando con i nostri legali come procedere contro le Asl/Aso che hanno minacciato i medici di provvedimenti disciplinari per procurato allarme perché, responsabilmente, indossavano i Dpi negli spazi comuni e comunque come procedere legalmente, a tutela dei medici e dei cittadini, per tutte le carenze sopra esposte", conclude la lettera.

13 Marzo 2020

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