Undici minuti per un esame che può salvare la vita. È questo il risultato ottenuto dal Laboratorio di Patologia Clinica dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera San Carlo di Potenza grazie all’introduzione di soluzioni tecnologiche avanzate. L’esperienza è stata raccontata da Teresa Carbone, Dirigente Biologo, in occasione del workshop “La tecnologia al servizio del Laboratorio per il miglioramento della qualità e l’ottimizzazione delle risorse”, nell’ambito del Congresso SIPMeL (Società Italiana di Patologia Clinica e Medicina di Laboratorio), in corso a Riva del Garda.
Al centro dell’intervento, il test della troponina, utilizzato per la diagnosi dell’infarto e il monitoraggio clinico del paziente. Con il nuovo analizzatore di immunometria, integrato al sistema Middleware – una piattaforma che collega gli strumenti analitici al LIS (Laboratory Information System), ottimizzando i dati prima della refertazione – il test è stato più rapido e preciso.
“La troponina è uno dei test più critici in laboratorio: ogni minuto conta – ha affermato la dottoressa Carbone – L’introduzione del Middleware, un sistema informatico che gestisce i dati in maniera intelligente, ci consente di riconoscere automaticamente i pazienti con valori superiori a 20.000 ng/L nelle ultime 24 ore e attivare direttamente il test diluito. Questo ci permette di risparmiare 11 minuti preziosi e di fornire ai cardiologi informazioni cruciali sull’andamento clinico del paziente”.
Il laboratorio oggi assicura tempi di risposta pari a 11 minuti per il primo risultato, e 22 minuti quando il campione richiede diluizione. Un traguardo importante per un esame fondamentale nel supporto tempestivo alle decisioni terapeutiche.
“Non è solo una questione di velocità – ha aggiunto Teresa Carbone – abbiamo riscontrato anche un netto miglioramento delle performance analitiche. Questo significa referti più precisi, più affidabili e una maggiore sicurezza per il paziente.”
Automazione di quarta generazione
Accanto al tema della troponina, durante il workshop è stato illustrato anche l’impatto dell’automazione di quarta generazione adottata dal Laboratorio. Il sistema, in grado di rilevare in tempo reale eventuali non conformità nei campioni, riduce gli errori e garantisce una gestione ottimizzata delle urgenze.
“L’introduzione del sistema di automazione DxA 5000 ha cambiato il nostro modo di lavorare – ha sottolineato la dottoressa Carbone – Abbiamo ridotto le operazioni manuali e migliorato l’efficienza. Per il paziente, questo si traduce in referti più rapidi e decisioni cliniche più tempestive.”
Guardando al futuro, il laboratorio intende estendere l’approccio intelligente ad altri test critici, come il CA 19-9, utile nel monitoraggio dei tumori, e puntare sulla formazione continua del personale.
“La tecnologia da sola non basta – ha concluso Teresa Carbone – Serve competenza, consapevolezza e capacità di adattamento. Il nostro obiettivo è costruire un laboratorio sempre più proattivo, capace di anticipare i bisogni clinici e di offrire risposte rapide, precise e personalizzate.”
Il workshop ha ribadito un concetto chiave: se al centro della tecnologia c’è il paziente questa non è solo un supporto operativo, ma uno strumento fondamentale per il clinico, in grado di accelerare la diagnosi.