Glutine. Sempre più italiani lo eliminano dalla tavola senza essere né intolleranti né allergici

Glutine. Sempre più italiani lo eliminano dalla tavola senza essere né intolleranti né allergici

Glutine. Sempre più italiani lo eliminano dalla tavola senza essere né intolleranti né allergici
E' il dato emerso nel corso di due eventi presso il Gemelli di Roma. Occhi puntati sulla “sensibilità al glutine” e sui possibili rischi di escludere la proteina del grano dalla dieta pur non essendo intolleranti. Mondo scientifico al lavoro per capire se realmente esiste questo disturbo.

È boom di persone che eliminano il glutine (la proteina del grano) dalla propria dieta perché ritengono di essere in qualche modo affetti da situazioni cliniche riconducibili alla sua ingestione. Ma molti iniziano cure dietetiche fai-da-te senza neppure sottoporsi a qualche esame diagnostico. In realtà stando alle stime più corrette la sensibilità al glutine non arriverebbero a colpire neppure l’1% della popolazione. Per di più la sensibilità al glutine (ben distinta dalla intolleranza – celiachia – o dalla allergia a tale proteina) è un disturbo che ancora non ha passato il vaglio del mondo scientifico e che potrebbe essere in realtà un problema sovrastimato.

In occasione del “Gluten free day”, cui sono stati dedicati una serie di eventi scientifici e sociali il 10 e l’11 ottobre, Italo De Vitis, Presidente del Comitato Scientifico AIC Lazio e specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva presso l’UOC di Medicina Interna e Gastroenterologia del Policlinico Gemelli di Roma, lo ha spiegato con attenzione. Ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma proprio per il “Gluten free day” hanno promosso un forum scientifico intitolato “Dieta senza glutine, allergie alimentari e stili di alimentazione: è possibile una convivenza?” che si è tenuto sabato scorso presso il Palazzo dei Congressi di Roma.

“In relazione al problema della sensibilità al glutine non celiaca a oggi non si possono dare risposte sicure;” ha spiegato il professor De Vitis “gran parte del mondo scientifico crede alla sua esistenza, ma molti autorevoli ricercatori, da anni impegnati a indagare il problema delle patologie glutine-correlate, restano scettici. Sta di fatto che per quanto esista qualche sospetto sostenuto da studi scientifici – anche di scuole italiane – ancora non esiste la prova certa della sua esistenza”.

Le patologie "certe" – e quindi comprovabili con test clinici sicuri – correlate al glutine, o meglio al grano, sono: la celiachia, detta intolleranza al glutine, ma che in realtà per le sue caratteristiche biologiche ha un comportamento da malattia autoimmune; e l’allergia al grano, documentabile dall'allergologo con opportuni test, che causa una reale reazione allergica a proteine del grano diverse dal glutine e, come tale, trattabile con dieta da esclusione e talora con farmaci.

La sensibilità al glutine non celiaca (cosiddetta Gluten Sensitivity – GS) è una condizione caratterizzata dalla presenza di segni clinici (per esempio ponfi cutanei) o bio-umorali (per esempio carenza di un nutriente come il ferro o il calcio) o condizioni come stanchezza cronica o abituale difficoltà alla concentrazione) non attribuibili né alla celiachia, né all'allergia al grano. Quindi, la diagnosi di sensibilità si fa per esclusone e in negativo: il mondo scientifico è in movimento per cercare di individuare se ci sono segni biologici tipici ed esclusivi di questa condizione e che, quindi, possano in qualche modo individuarla senza ombra di dubbio.

 “Anche AIC ha messo a punto un protocollo di studio in tal senso, che è stato recentemente pubblicato e che ha confermato che la prevalenza di questa condizione è molto più bassa di quanto prima ventilato cioè circa dell1%”, ha spiegato De Vitis.
 

13 Ottobre 2015

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