Quasi tre decenni dopo la Conferenza del Cairo su popolazione e sviluppo, la pianificazione familiare resta un miraggio per milioni di persone nel mondo. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lancia ora un piano d’azione globale attraverso l’iniziativa “Family Planning Accelerator Plus”, che punta su tre approcci rivoluzionari basati su evidenze scientifiche.
“Spesso le persone che vogliono prevenire o distanziare le gravidanze affrontano ostacoli insormontabili: cliniche troppo lontane, mancanza di operatori formati o disinformazione sui metodi contraccettivi”, spiega l’Oms nel documento tecnico. Per questo esperti di salute pubblica, governi e comunità stanno lavorando insieme a soluzioni innovative.
Le tre strategie vincenti
1) Task-sharing: allargare la prima linea
L’approccio delega compiti clinici specifici a una gamma più ampia di operatori sanitari oltre ai medici specialisti: operatori sanitari comunitari, infermieri ausiliari, ostetriche e medici non specialisti possono ora fornire informazioni, consulenza e somministrare una vasta gamma di metodi contraccettivi.
– Risultati: in Burkina Faso l’uso di contraccettivi iniettabili è più che triplicato in 6 mesi
– Etiopia: il uso di contraccettivi è raddoppiato con diminuzione del bisogno insoddisfatto
– Ghana e Nigeria: aumento della scelta di metodi contraccettivi reversibili a lunga azione
2) Pianificazione familiare post-gravidanza: un momento cruciale
Il periodo immediatamente successivo al parto o all’aborto è un’opportunità spesso persa per parlare di pianificazione familiare. L’approccio integra consulenza e servizi direttamente nelle cure prenatali, durante il parto e postnatali.
– Kenya: le neomamme ricevono informazioni durante i controlli e possono scegliere un metodo prima di lasciare il reparto maternità
– Etiopia: l’integrazione della pianificazione familiare post-aborto ha ampliato l’accesso alla contraccezione reversibile a lunga azione
3) Cambiamento sociale e comportamentale: affrontare miti e pregiudizi
L’accesso ai servizi è solo parte della soluzione. In molti luoghi, la pianificazione familiare è ancora circondata da paure, incomprensioni e stigma. Gli interventi utilizzano spot radiofonici, teatro locale, messaggi mobili e coinvolgimento di leader locali.
– Uganda: iniziative comunitarie come i dialoghi sulla responsabilità sociale hanno migliorato la qualità dei servizi
– Kenya: il progetto Tupange ha favorito l’integrazione della pianificazione familiare nei sistemi sanitari
Attraverso un metodo chiamato “analisi dei colli di bottiglia”, i paesi stanno adottando un approccio sistematico: revisione dei dati nazionali, interviste con operatori in prima linea e comunità, e workshop per identificare le cause che frenano il progresso.
I risultati parlano chiaro: espansione misurabile dei servizi nelle zone difficili da raggiungere, più donne e uomini che accedono alle cure di cui hanno bisogno, e più persone equipaggiate con le conoscenze per fare scelte consapevoli.
“Quando le persone sono empowered per scegliere se e quando avere figli – conclude l’Oms – le famiglie prosperano, i bambini sono più sani, le comunità sono più forti e i paesi diventano più resilienti. Questa è la base per un futuro più sano e prospero”.