Nel 2023 i Paesi Ue/See hanno registrato 26.033 casi di pertosse, con Croazia e Danimarca che da sole hanno concentrato oltre il 40% delle segnalazioni. L’incidenza è stata di 6,7 casi ogni 100mila abitanti, in netto rialzo rispetto agli ultimi tre anni, anche se ancora al di sotto del picco del 2019 (9 casi per 100mila). Le fasce più colpite sono gli adolescenti tra i 10 e i 14 anni e i bambini sotto l’anno di età, con tassi rispettivamente di 34,1 e 33,4 ogni 100mila abitanti.
Più della metà dei casi (52%) ha riguardato persone di età pari o superiore a 15 anni.
Questo in sintesi il quadro tracciato dal report Ecdc che raccoglie i dati sulla pertosse in Europa nel 2023.
La pertosse è una malattia respiratoria altamente contagiosa causata dai batteri Bordetella pertussis o parapertussis, nota anche come tosse convulsa. I sintomi iniziali, simili a un raffreddore (starnuti, naso che cola, febbre lieve, tosse), compaiono entro 7-10 giorni dall’infezione ma anche fino a 21. Dopo circa due settimane la tosse diventa intensa, con crisi ripetute e ravvicinate seguite dal caratteristico “whoop” e spesso da vomito. Negli infanti piccoli possono verificarsi pause respiratorie senza “whoop” evidente. Gli attacchi possono durare uno o due mesi e la guarigione completa richiede fino a tre mesi. Negli adolescenti, adulti e bambini parzialmente vaccinati i sintomi sono più lievi o atipici, rendendo la diagnosi più difficile.
I dati. Per il 2023, 29 Paesi hanno riportato 26.033 casi di pertosse, dei quali il 93% classificati come confermati, il 3% come probabili e il 4% come possibili. Quattro Paesi (Danimarca, Croazia, Paesi Bassi e Austria) hanno rappresentato il 64% di tutti i casi segnalati, con il maggior numero registrato in Danimarca (29%) e in Croazia (23%). In Danimarca tutti i casi segnalati erano confermati, mentre in Croazia il 94%, nei Paesi Bassi il 98% e in Austria il 95%.
Il tasso di notifica nell’Ue/See è stato di 6,7 ogni 100mila abitanti, in netto aumento rispetto a meno di 1 caso per 100mila abitanti nel 2021 e nel 2022. Si tratta del secondo valore più alto registrato negli ultimi cinque anni, dopo quello del 2019 (9,0 per 100mila abitanti). Da notare che i tassi di notifica sono aumentati in tutti i Paesi segnalanti rispetto all’anno precedente, tranne che in Bulgaria, Ungheria e Islanda, dove sono rimasti invariati. Gli incrementi maggiori sono stati osservati in Croazia (da 0,0 a 124,8), Danimarca (da 0,9 a 102,1), Austria (da 1,8 a 30,7), Norvegia (da 0,8 a 21,9) e Paesi Bassi (da 1,6 a 16,5) per 100mila abitanti, con la Croazia che nel 2022 era stato l’unico Paese a non segnalare alcun caso.
Tra i 27 Paesi che hanno fornito dati caso per caso, 17 hanno registrato una quota maggiore di casi in persone di età inferiore ai 18 anni rispetto a quelle di 18 anni e oltre. Al contrario, proporzioni più elevate di casi tra le persone con 18 anni e oltre sono state riportate in otto Paesi: Cechia (62%), Germania (68%), Grecia (78%), Lettonia (64%), Malta (100%, casi totali: 4), Norvegia (53%), Slovacchia (77%) e Svezia (56%)
Nel 2023 in Italia sono stati segnalati 132 casi di pertosse, pari a un tasso di notifica di 0,2 per 100mila abitanti. Un dato contenuto, se confrontato con i livelli pre-pandemia (755 casi nel 2019), ma in leggero aumento rispetto al 2022, quando le segnalazioni erano state appena 62. L’andamento conferma dunque una ripresa della circolazione dell’infezione anche nel nostro Paese, seppure su valori molto più bassi rispetto a quelli registrati in altre nazioni europee.
