Obiettivi di sorveglianza dell’HIV e protocolli di segnalazione obsoleti o completamente assenti. Mancanza di una struttura di governance definita con chiarezza o di un comitato direttivo dedicato alla sorveglianza. Lacune nel trasferimento sicuro dei dati elettronici, nell’interoperabilità dei sistemi e nell’integrazione dei dati di laboratorio ed epidemiologici, che ostacolano l’efficienza e l’accuratezza della sorveglianza dell’HIV. Carenza di metodologie standardizzate per misurare o affrontare la sottostima, che compromette ulteriormente l’accuratezza e la completezza dei dati di sorveglianza.
Queste alcune criticità rilevate in diversi Paesi della Ue/See, da un’indagine dell’Ecdc che ha mappato e analizzato la sorveglianza dell’HIV non solo per intercettare le lacune esistenti ma anche per individuare le aree di miglioramento. L’indagine basata sulla metodologia Oasis (Outcome and Assessment of Surveillance Indicators and Systems) è stata adattata alla sorveglianza dell’Hiv utilizzando uno strumento semi-quantitativo con 107 domande per valutare gli aspetti organizzativi e funzionali.
“L’indagine evidenzia l’eterogeneità dei sistemi di sorveglianza dell’HIV nei paesi e sottolinea alcune delle sfide che devono affrontare nella raccolta dei dati sull’HIV. Sebbene la struttura e la capacità di questi sistemi varino, i paesi condividono ostacoli comuni e opportunità di miglioramento” evidenzia l’Ecdc.
“Una sorveglianza efficace – aggiunge – è fondamentale per monitorare le tendenze dell’Hiv/Aids, orientare gli sforzi di prevenzione e orientare la pianificazione sanitaria”. La raccolta di dati di routine supporta infatti anche l’analisi del rischio, la modellizzazione dell’incidenza e lo sviluppo di politiche, monitorando al contempo gli indicatori chiave degli obiettivi di sviluppo sostenibile (come l’SDG 3.3 – “Porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali neglette e combattere l’epatite, le malattie trasmesse dall’acqua e altre malattie trasmissibili”).
Gli indicatori organizzativi hanno valutato la struttura e la gestione del sistema di sorveglianza, inclusi obiettivi, governance, risorse, coinvolgimento degli stakeholder e gestione dei dati. Quelli funzionali hanno valutato l’accettabilità, l’utilità, la rappresentatività e la tempestività delle prestazioni del sistema. Un questionario è stato distribuito ai centri focali nazionali designati in ciascun paese Ue/See, le cui risposte sono state archiviate nel sistema dell’Ecdc.
Ma vediamo quali sono le aree di miglioramento individuate dall’indagine:
Stabilire, rivedere e aggiornare regolarmente gli obiettivi e i protocolli di sorveglianza per garantire l’allineamento con le attuali priorità di salute pubblica: l’indagine ha rilevato che alcuni paesi dell’Ue/See hanno obiettivi di sorveglianza dell’HIV e protocolli di segnalazione obsoleti, mentre altri paesi ne sono completamente privi.
Rafforzare i quadri di governance e migliorare il coinvolgimento degli stakeholder: in alcuni paesi mancava una struttura di governance chiaramente definita o un comitato direttivo dedicato alla sorveglianza, il che limitava l’efficacia del coordinamento e del processo decisionale. Affrontare questo problema migliorerebbe l’impatto complessivo della sorveglianza dell’HIV.
Migliorare l’infrastruttura tecnica e le soluzioni digitali avanzate: alcuni paesi hanno segnalato lacune nel trasferimento sicuro dei dati elettronici, nell’interoperabilità dei sistemi e nell’integrazione dei dati di laboratorio ed epidemiologici, che ostacolano l’efficienza e l’accuratezza della sorveglianza dell’HIV.
Semplificare i sistemi di segnalazione, migliorare la formazione e fornire un supporto più efficace agli operatori sanitari e al personale di laboratorio: la maggior parte dei Paesi ha individuato nei limiti di tempo il principale ostacolo alla segnalazione. Alcuni hanno citato infrastrutture inadeguate, processi di segnalazione complessi e una formazione insufficiente per i medici e per chi lavora nei laboratori come fattori che contribuiscono alla sottosegnalazione.
Implementare approcci standardizzati per misurare e affrontare la sottostima: alcuni paesi hanno riscontrato un elevato livello di sottostima; tuttavia, molti paesi hanno dichiarato di non utilizzare alcuna metodologia formale per quantificarne l’entità. È necessario garantire una sorveglianza più accurata e rappresentativa.
Rendere i sistemi di sorveglianza più adattabili, semplificare l’integrazione dei dati e sfruttare le nuove tecnologie sanitarie: molti paesi hanno difficoltà a raccogliere dati chiave come i registri dei decessi, le date dei decessi, le diagnosi di Aids dopo una diagnosi di HIV e i precedenti casi positivi, il che rivela lacune significative nella sorveglianza dell’HIV.
Valutazione regolare e miglioramento continuo dei sistemi di sorveglianza: la mancanza di valutazioni interne ed esterne regolari in diversi paesi limita le opportunità di miglioramento delle prestazioni, evidenziando la necessità di processi di valutazione sistematici per garantire che i sistemi di sorveglianza dell’HIV rimangano efficaci, affidabili e adattabili.
E.M.