Trapianti di valvole cardiache più sicuri grazie a scoperta italiana

Trapianti di valvole cardiache più sicuri grazie a scoperta italiana

Trapianti di valvole cardiache più sicuri grazie a scoperta italiana
Un team di ricercatori dell’Università di Padova ha messo a punto un test in grado di verificare la presenza di un antigene responsabile del rigetto nei tessuti da trapiantare. Apprezzamento è stato espressa dal sottosegretario Francesca Martini: “È una conferma della qualità e dell’eccellenza della ricerca italiana e in particolare della realtà operante nel Veneto”.

Per chi si sottopone a un trapianto di una valvola cardiaca ricevendone una di origine animale, il rischio di rigetto – già oggi pressoché nullo – potrebbe presto essere azzerato del tutto. È stato infatti messo a punto da ricercatori dell’Università di Padova un test in grado di verificare la presenza dell’antigene alfa-Gal in valvole cardiache di origine animale dopo le procedure di “lavaggio” tese a elimina il tessuto animale residuo. La sua applicazione potrebbe consentire di verificare che le valvole siano idonee al trapianto evitando reazioni di rigetto iperacuto.La tecnica si basa sull’impiego di un anticorpo monoclonale in grado di identificare l’antigene e la sua efficacia è stata valutata in uno studio pubblicato sulla rivista Acta Biomaterialia.
Secondo i ricercatori, questi risultati, “sono una promessa per una valutazione quantitativa di alfa-Gal nelle valvole decellularizzate ottenute da materiale xenografo a scopo di ingegneria tissutale”.Il sottosegretario alla salute Francesca Martini ha espresso grande apprezzamento conseguito dal gruppo di  ricercatori: “Non posso che dichiararmi soddisfatta per lo straordinario risultato”.
“È una conferma – ha aggiunto – della qualità e dell’eccellenza della ricerca italiana e in particolare della realtà operante nel Veneto”.Alfa-gal è stato riconosciuto fin dai primi anni Novanta come uno dei maggiori bersagli del sistema immunitario umano nelle reazioni di rigetto e nel 2001 sono stati prodotti in laboratorio i primi 4 maiali in cui il gene responsabile della sua produzione era stato inattivato.

13 Gennaio 2011

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