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Cosa serve ai Mmg? Ferie, malattia, maternità, sicurezza e non ricattabilità

07 MAR - Gentile Direttore,
ormai il dibattito sul futuro della Medicina Generale, su queste pagine è divenuto "quotidiano" proprio come lo è la sua testata. Molte sono le prese di posizione, e le sfumature delle proposte, che si riassumono tuttavia nella antinomia dipendenza-convenzione. I sostenitori del rapporto di dipendenza, (termine tuttavia non appropriato, perché si tratterebbe semmai di Dirigenza), invocano a suo favore i diritti che da essa scaturiscono: malattia, maternità, ferie, ma anche indipendenza operativa e decisionale rispetto alla "scelta" del cittadino.
 
I detrattori parlano di perdita di autonomia professionale del MMG (che diventerebbe analogo ai suoi colleghi ospedalieri, ed ossequioso delle "logiche" aziendali), e perdita del rapporto fiduciario con il paziente, che non avrebbe più un medico di libera scelta.
 
Al contrario, i sostenitori della dirigenza, sostengono che solo così si esce dall'impasse: non è più concepibile soggiacere ad un rapporto di lavoro privo delle più elementari salvaguardie come la tutela della malattia, la astensione gravidica, il giusto ristoro feriale. Inoltre, agganciare il reddito del MMG al mero fattore numerico determinato dai pazienti assistiti, (con paziente libero di scegliere-ricusare il medico in qualunque momento), è un fattore di debolezza del sistema, che rende il medico ricattabile e poco autonomo.
 
Il MMG viene così a trovarsi stritolato, da un lato, da incombenze burocratiche sempre maggiori, come le restrizioni imposte dall'alto nella erogazione di prestazioni e farmaci (le famigerate note); e dall'altro da illegittime pressioni da parte dei pazienti, facenti leva sul ricatto della scelta. Altro che rapporto fiduciario!
 
L'attuale idea di suddividere l'attività, ritenuta di trentotto ore, tra venti ore effettuate in ambulatorio ed il resto nelle Case della Salute, non tiene conto minimamente del lavoro "a porte chiuse" del MMG, tra whatsapp, mail, telefonate, prescrizioni, lavoro che, già da solo, lo porta a superare le trentotto ore settimanali.
 
Quindi di che parliamo? Le associazioni professionali non risolvono assolutamente il problema perché il pz continua a rivolgersi e a cercare il proprio medico, non gli altri componenti della AFT. Probabilmente l'unico modello, moderno, che può funzionare davvero e garantire prestazioni da un lato, e fiducia del cittadino dall'altro, è quello portoghese. Lo si è ripetuto diverse volte, anche in queste pagine.
 
Ma se proprio non è possibile realizzarlo, per la paventata perdita di tenuta dell'Enpam, e per l'opposizione di alcune sigle sindacali, (che, a quanto pare, contano più di Ministero e Regioni insieme), atterrite dalla possibile perdita di primato determinato dalla Dirigenza, una terza via potrebbe essere quella di modificare la struttura del compenso del MMG, da quote capitarie a quote orarie, mutuandolo dal contratto della specialistica ambulatoriale interna, con garanzia di tenuta dell'Enpam, e buona pace dei sindacati attuali, che manterebbero inalterata la loro rappresentatività.
 
Basterebbe creare, nelle Case della Salute, studi professionali (con personale infermieristico e di segreteria), con pagamento prevalentemente orario, e, in parte, sotto forma di premio di operosità collegato ad obiettivi (di salute, di visite ambulatoriali e domiciliari e di prestazioni effettuate) per compensare le giuste diseguaglianze operative tra i vari professionisti.
 
Garantendo però ferie, maternità, malattia, tredicesima e TFR a tutti i medici operanti, che potrebbero conservare la propria posizione previdenziale in Enpam, come gli specialisti ambulatoriali. Perché il problema vero, per la base, è quello di condizioni di lavoro decorose, che si possono riassumere in questi pilastri: ferie, malattia, maternità, sicurezza e non ricattabilità.
Con buona pace di Enpam e Fimmg.
 
Dott. Michele Diana
Medico di medicina generale
Caltanissetta


07 marzo 2022
© Riproduzione riservata

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