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L'Aiop presenta a Palermo il Rapporto “Ospedali & Salute”

Presentato per la prima volta in Senato nel mese di gennaio, Il Rapporto annnuale è sbarcato ora in Sicilia. Un’occasione per estendere alla realtà siciliana il dibattito su liste d’attesa e uso improprio dei Pronto Soccorso, grazie a un approfondimento elaborato nella Sede dell’Assemblea regionale siciliana

06 MAG - Il Ssn continua a registrare alcune criticità tra le quali quella delle liste d’attesa: una condizione comune da Nord a Sud della penisola e la Sicilia non fa eccezione.
I siciliani attendono fino a 60 giorni mesi per accedere a prestazioni specialistiche e le attese più lunghe si registrano per l’ecocolordoppler cardiaco e la colonscopia. E le attese non risparmiano neanche le prestazioni di ricovero, circa il 13% dei pazienti attende fino al doppio del tempo (67 giorni) per quelle da effettuare entro i 30 giorni
 
A scattare questa fotografia è il “16° Rapporto annuale “Ospedali & Salute 2018” promosso dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata (Aiop), presentato per la prima volta in Senato nel mese di gennaio, e del quale si è discusso oggi a Palazzo dei Normanni. Un’occasione per estendere alla realtà siciliana il dibattito su due ‘temi caldi’ del Ssn. liste d’attesa e uso improprio e, quindi, sovraffollamento dei Pronto Soccorso, grazie a un approfondimento elaborato nella Sede dell’Assemblea regionale siciliana.
 
La criticità delle liste d’attesa in Sicilia. Quella delle liste d’attesa è un’esperienza vissuta, nell’ultimo anno, da circa 20 milioni di persone per accedere a visite specialistiche, accertamenti diagnostici e ricoveri ospedalieri. Un fenomeno che alimenta disuguaglianze e malcontento: ciononostante, 2 italiani su 3 si dichiarano soddisfatti del Servizio sanitario della propria regione.
 
I siciliani attendono fino a 2 mesiper accedere a prestazioni specialistiche per le quali i tempi massimi di attesa non dovrebbero superare i 3 giorni. Le liste più lunghe si registrano per l’ecocolordoppler cardiaco (57,2 giorni per il 21% degli utenti), seguito dalla colonscopia (50 giorni nel 41% dei casi). Sono significative anche le attese per le prestazioni da erogare entro i 10 giorni, che possono prolungarsi fino a 3 mesi: è il caso della mammografia bilaterale (88 giorni per il 30% degli utenti) e, ancora una volta, della colonscopia (89,3 giorni per il 43% degli utenti).
 
Le attese non risparmiano neanche le prestazioni di ricovero: ad esempio, per quelle da effettuare entro i 30 giorni, circa il 13% dei pazienti attende fino al doppio del tempo (67 giorni) per un ricovero ordinario, mentre per il 7,5% di chi è in lista per un ricovero in Day hospital, l’attesa può protrarsi fino a 105 giorni.
 
“Le liste d’attesa - commenta Barbara Cittadini, Presidente Aiop –  rappresentano un elemento di forte disuguaglianza sociale, in quanto inducono molti cittadini a rinunciare alle cure, a pagarle o a migrare nelle regioni nelle quali l’offerta sanitaria è programmata per rispondere in maniera efficiente e in tempi ragionevoli alla domanda di salute. Per risolvere questa criticità e superare le disomogeneità territoriali nell’accesso alle prestazioni sanitarie, risulta indispensabile potenziare, in termini quali-quantitativi, l’offerta dei servizi erogati, promuovendo la piena integrazione tra la componente di diritto pubblico e quella di diritto privato del SSN, in una condivisione di intenti, affinché i valori del sistema universalistico e solidaristico non vadano smarriti e vengano preservati e custoditi”.
 
L’uso improprio del Pronto Soccorso. Altro fenomeno analizzato nel Rapporto, che rende necessaria l’individuazione di soluzioni, in tempi rapidi, è quello degli accessi al Pronto Soccorso che aumentano in maniera sensibile – nell’ultimo anno, vi ha fatto, infatti, ricorso quasi un terzo della popolazione nazionale adulta, pari a 14,5 milioni di italiani –, diventati una soluzione per accedere più rapidamente alle prestazioni sanitarie.
 
In base a quanto emerso dalla ricerca, oltre il 50% degli italiani ricorre ai dipartimenti di emergenza quando non trova una risposta dalla medicina territoriale, mentre, in più di 1 caso su 4, tenta, direttamente, la strada del Ps per accorciare le liste d’attesa.
 
Questo atteggiamento trova conferma in Sicilia dove, tra il 2017 e il 2018, è cresciuta del 71% la percentuale di pazienti che si sono rivolti ad un Pronto Soccorso pubblico che, non potendo assisterli in quell’ospedale, li ha inviati in una struttura accreditata del Ssn. La percentuale sale addirittura al 164,3% nella provincia di Catania, seguita da quelle di Trapani (75,8%) e di Palermo (74,3%)2.
 
“Per arginare questi fenomeni, che coinvolgono milioni di italiani – prosegue la presidente – è indifferibile procedere a una riorganizzazione del Ssn, sia dal punto di vista economico-finanziario, sia dell’offerta sanitaria, che non è più coerente con la domanda di salute, come conseguenza dell’allungamento della vita media, dell’aumento delle patologie croniche e per effetto della progressiva diminuzione della quota del PIL destinata alla Sanità. La realtà, descritta nel Rapporto “Ospedali & Salute 2018”, che trova riscontro anche nel contesto siciliano, deve indurci a recuperare i presupposti che hanno ispirato, 40 anni fa, la nascita del Ssn, reinterpretandoli nel mutato contesto demografico, sanitario ed economico. In questo processo di efficientamento – conclude Barbara Cittadini – auspichiamo che le Regioni sappiano utilizzare adeguatamente, superando qualsivoglia resistenza ideologica, la risorsa della componente di diritto privato del Ssn, che ha la possibilità di adeguare e incrementare la propria offerta di prestazioni in tempi rapidi e a costi contenuti. Le Regioni che hanno operato questa scelta si trovano oggi in una condizione migliore e registrano livelli più alti di soddisfazione dei cittadini”

06 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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