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27 APRILE 2025
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I disavanzi sanitari fanno saltare i bilanci. E sempre più Regioni aumentano le tasse

di Lucia Conti

Alle addizionali più alte erano già dovute ricorrere negli scorsi anni Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Liguria e Molise. Ma il fronte si allarga e il dibattito si infiamma: c’è chi punta il dito contro la cattiva gestione dei governi locali ma anche chi se la prende con il Governo centrale per la mancanza di finanziamenti adeguati alla sanità. Intanto le disparità territoriali aumentano, con addizionali che in certe Regioni pesano ben oltre il doppio che in altre.

04 APR - La crisi delle Regioni è sempre più diffusa e tangibile. A dimostrarlo non sono solo i commissariamenti e i piani di rientro, ma anche il ricorso sempre più frequente all’aumento delle tasse laddove fino a qualche anno fa le cose andavano bene. Del resto, se i conti non tornano (perlopiù a causa dei disavanzi dei sistemi sanitari), gli strumenti in mano dei governi locali sono ben pochi: tagliare i servizi, aumentare le tasse o entrambe le cose. Scelte difficili, che proprio in questi giorni si stanno discutendo in alcune Regioni (mentre ad altre - Lazio, Campania, Calabria, Molise, Liguria e da ultimo la Toscana ad esempio - era già toccato negli anni passati).

Ad avere già annunciato addizionali Irpef più salate per il 2025 sono, per il momento, Abruzzo, Umbria ed Emilia-Romagna. In Umbria la presidente Stefania Proietti ha parlato chiaro: “Partiamo da un disavanzo complessivo delle 4 aziende sanitarie al quarto trimestre 2024 di - 243 milioni. Dalla gestione sanitaria siamo riusciti a portare in dote 153 milioni, tutto quello che si è potuto fare. Abbiamo quindi un dato di partenza di - 90 milioni. Ma ci presentiamo al Mef con una delibera approvata, una prima bozza, il livello massimo dal quale vogliamo scendere sempre più, nella maniera più equa possibile, salvaguardando le classi più deboli, concertando sui tavoli con i sindacati, le parti datoriali che abbiamo incontrato questa mattina, i nostri amministratori locali che incontreremo domani, e modificando così una manovra che speriamo possa salvarci da un commissariamento che va assolutamente scongiurato perché porterebbe l'Umbria allo sfacelo” e “a pagarne le spese sarebbe il sistema sanitario che si vedrebbe nell'impossibilità di fare assunzioni e quindi con un blocco del turnover o di assumere nuovo personale, ma anche nell'impossibilità di investire sul rinnovamento dei macchinari o di nuove strutture”.

In Abruzzo, invece, l’assessore Nicoletta Verì ha motivato la necessità di aumentare le tasse sottolineando come il disavanzo di circa 81 milioni sia stato provocato “da fattori imprevisti ed imprevedibili” e da voci di spesa il cui valore più importante è rappresentato dall’aumento dei costi del personale, che nel 2024 si attesta a 941 milioni di euro (ben 43 milioni in più rispetto all’anno precedente, legati alle assunzioni e agli adeguamenti contrattuali: “Già questo numero – ha detto Verì – fa ben comprendere il motivo per il quale si è fatto ricorso alla rimodulazione delle addizionali, il cui gettito è interamente destinato a finanziare questa voce”.

In Toscana gli aumenti erano arrivati lo scorso anno e oggi il presidente Eugenio Giani esclude qualsiasi passo indietro spiegando che l’aumento dell’Irpef “verrà eliminato quando il Governo ci darà le condizioni per farlo ovvero quando ci restituisce i soldi del payback per i dispositivi medici”.

Per qualcuno, invece, qualche buona notizia. Parliamo dei cittadini del Lazio. Dopo la manovra dello scorso anno, infatti, la Regione Lazio ha fatto sapere che per il 2025-2026 le esenzioni dalla maggiorazione dell'1,6% sarà estesa la platea ai contribuenti fino a 28mila euro di reddito (prima il tetto era a 15.000 euro).

Ma ecco una panoramica di quanto si paga nelle Regioni, grazie a una elaborazione fatta sui dati contenuti nel sito del ministero delle Finanze e in attesa di conoscere gli esiti delle discussioni attualmente in corso nelle Giunte e nei Consigli regionali.

In Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Basilicata si applica l’aliquota unica al 1,23% (e non si hanno notizie di variazione), così come in Calabria, dove però è pari all’1,73%. Aliquota unica all’1,23% anche in Valle d’Aosta, che per il 2024 aveva previsto anche l’esenzione dal pagamento dell’addizionale regionale Irpef per i soggetti con reddito complessivo fino a 15.000 euro.

In Puglia dal 2023 le addizionali vanno da un minimo di 1,33% per i redditi fino a 15.000 euro, passando per l’1,43% fino da 15mila a 28mila, per salire a 1,63% per i redditi da 28mil a 50mila e per arriva a 1,85% per lo scaglione più alto, oltre i 50mila euro (per tutti gli scaglioni si applicano benefici a favore dei contribuenti con più di tre figli a carico e per ogni figlio con diversa abilità).

In Campania dal 2023 le addizionali vanno da 1,73% per i redditi più bassi (fino a 15.000 euro), passando per 2,96% nella fascia da 15mila a 28mila, per salire a 2,20% per i redditi da 28mil a 50mila e fino a un massimo di 3,33% per lo scaglione più alto, oltre i 50mila euro (anche in questo caso sono previsti benefici per i contribuenti con reddito fino a 28.000 euro lordi e almeno due figli fiscalmente a carico o con figli con diversa abilità).

Nel Molise l'addizionale Irpef ha subito variazioni nel periodo 2023-2024, per via del mancato raggiungimento degli obiettivi del piano di rientro dal deficit sanitario e della conseguente maggiorazione dello 0,30% (prevista dell'art. 2, comma 86, della Legge n. 191/2009). Si è così arrivati all’1,73% per i redditi fino a 15.000 euro, a 1,93% per quelli da 15 a 28mila, a 2,43% per i redditi 28-50mila e a 2,63% per quelli oltre i 50mila. Per i redditi sopra i 28mila euro l’aliquota è ulteriormente cresciuta nel 2024 fino a 3,33%.

Irpef pesante anche nel Lazio, dove le aliquote già da alcuni anni partono dall’1,73% per i redditi sotto i 15mila euro ma schizzano al 3,33% oltre i 15.000 euro, con una maggiorazione dell’1,60% su tutti i redditi oltre i 15mila euro. Nel 2025, però, la Regione ha annunciato che l’esenzione dal pagamento della maggiorazione Irpef dell’1,6% è stato ampliato ai redditi fino a 28.000 euro ed è prevista la detrazione fissa di 60 euro per i redditi da 28.000 a 35.000 euro.

Accesissima la discussione in Abruzzo, dove la Giunta, al posto dell’aliquota unica all’1,73, ha proposto per il 2025 l’1,63% per i redditi fino a 28.000 euro, il 3,23% per i redditi tra 28.001 e 50.000 euro, infine il 3,33% per i redditi superiori a 50.000 euro. La legge, approvata ieri dal Consiglio regionale, ha infine stabilito che

l’aliquota sarà del 1,67% per i redditi fino a 28mila euro, del 2,87% per i redditi oltre 28mila euro e fino a 50mila, e del 3,33% per i redditi oltre 50mila euro.



In Umbria la proposta della Giunta prevede, invece, che per i redditi fino a 15mila euro tutto resti invariato (aliquota 1,23%) mentre per lo scaglione 15-28.000 euro si passi all’1,95% (rispetto all’1,62% del 2024), per fascia da 28 mila a 50 mila aliquota si salga al 2,05% (rispetto all’1,67%) e per fascia oltre 50mila si arrivi del 2,1% (invece di 1,83%).

Allo stato attuale nessuna notizia di variazione si conosce per le Marche, dove si applica una tra le addizionali più basse di Italia, pari all’1,23% per i redditi fino a 15.000, all’1,53% tra i 15 e i 28.000, per poi salire a 1,70% tra i 28 e i 50.000 fino a un massimo di 1.73% per quelli oltre i 50mila euro (inoltre si applica l'aliquota dell'1,23% per i contribuenti con un reddito imponibile fino a 50.000,00 euro con uno o più figli portatori di handicap. Sono poi considerati a carico i figli con un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili, limite che per i figli di età non superiore a 24 anni è elevato a 4.000 euro. Infine, qualora i figli siano a carico di più soggetti, l'aliquota dell'1,23% si applica solo nel caso in cui la somma dei redditi imponibili ai fini dell'addizionale regionale all'IRPEF di tali soggetti non sia superiore a 50.000,00 euro).

Ampie discussioni e polemiche accompagnarono lo scorso anno la decisione della Toscana di aumentare le aliquote. L’incremento ha risparmiato i redditi bassi (dove si applica l’1,42% per i redditi fino a 15mila euro e l’1,43% per quelli tra 15 e 28mila) ma ha rappresentato una bella stangata per lo scaglione 28-50 mila euro, dove l’addizionale è passata dall’1,68% al 3,32%, e per i contribuenti con reddito oltre i 50mila euro, dove il salto è stato dall’1,73% al 3,33%. E per ora non si torna indietro, ha detto il governatore Eugenio Giani senza lasciare ombra di dubbio.

Per il 2025 sono invece previsti incrementi in Emilia-Romagna, dove nel triennio l’addizionale crescerà per i redditi tra i 28mila e i 50mila euro dello 0,9% per il 2025, dello 0,75% per il 2026 e dello 0,6% per il 2027 e per i redditi oltre i 50 mila euro dello 1,06%. Nel 2024 le addizionali erano pari a 1,33% per i redditi fino a 15mila euro, dell’1,93% tra i 15 e i 28mila euro, del 2,03% tra i 28 e i 50mila e del 2,27% per i redditi oltre i 50mila euro.

La Liguria, dopo gli aumenti tra il 2023 e il 2024, conferma l’esenzione della maggiorazione per i redditi sotto i 28mila euro, la cui addizionale dovrebbe quindi fermarsi all’1,23%. Nella seconda fascia, fino a 50 mila euro, si sta al 3,18%, mentre per i redditi oltre i 50 mila euro l’aliquota arriva al 3,23%.

Anche il Piemonte potrebbe confermare l’1,62% per il primo scaglione, il 2,13% per il secondo, il 2,75% per il terzo e il 3,33 per i redditi oltre 50mila euro (e i benefici per i figli a carico o portatori di handicap). Nessuna notizia di interventi all’Irpef arriva anche dalla Lombardia, dove le aliquote sono rispettivamente pari a 1,23%, poi 1,58, poi 1,72% e infine 1,73% per i redditi più alti.

La Pa di Trento conferma l’1,23% per i redditi fino a 50 mila euro e dell’1,73% per quelli oltre i 50 mila euro, ma per cambia le disposizioni particolari. Se nel 2024, infatti, ai contribuenti con un reddito imponibile entro i 30.000 euro spettava una deduzione di 30.000 euro, nel 2025 ai contribuenti senza figli a carico aventi un reddito imponibile non superiore a 27.000 euro spetta una deduzione di 27.000 euro, mentre ai contribuenti con figli a carico aventi un reddito imponibile non superiore a 30.000 euro spetta una deduzione di 30.000 euro. Ai contribuenti aventi un reddito imponibile non superiore a 50.000 euro spetta una detrazione dall'importo dovuto a titolo di addizionale regionale all'IRPEF di 246 euro, in proporzione alla percentuale e ai mesi di carico, per ogni figlio di età non superiore a 24 anni. Se l'imposta dovuta risulta minore della detrazione non sorge alcun credito d'imposta.

Stesse aliquote (calcolate per tre scaglioni già dallo scorso anno) ma disposizioni particolari diverse anche nella Pa di Bolzano. Per quanto riguarda le aliquote, si parte dall’1,23% per i redditi fino a 50mila euro fino a 1,73% per quelli oltre i 50mila. Ma per il 2025 ai contribuenti aventi un reddito imponibile ai fini dell'addizionale regionale IRPEF non superiore a 90.000 euro spetta una detrazione d'imposta di 430,50 euro, mentre per i redditi imponibili di importo superiore a 50.000 euro spetta un'ulteriore detrazione determinata dall'importo di 125 euro moltiplicato per il rapporto tra il reddito imponibile diminuito di 50.000 euro e l'importo di 25.000 euro. L'importo massimo detraibile ammonta a 125 euro. Ai contribuenti con un reddito imponibile ai fini dell'addizionale regionale Irpef non superiore a 90.000 euro e con figli a carico, spetta una detrazione d'imposta di 340 euro per ogni figlio in proporzione alla percentuale e ai mesi di carico.

Nessuna variazione annunciata per il 2025 in FVG, dove l’aliquota applicata nel 2024 andava da 0,70% per i redditi fino a 15mila euro per salire a 1,23% per i redditi superiori.

Lucia Conti

04 aprile 2025
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