Comunità e popolazione come ecosistema In ecologia, la specie è un insieme di organismi, la popolazione è un gruppo di individui della stessa specie, e la comunità è un insieme di popolazioni di specie diverse. L'insieme delle comunità e del loro ambiente forma un ecosistema. In ecologia, una comunità è un insieme di popolazioni di diverse specie che vivono in un determinato ambiente, o biotopo, e interagiscono tra loro. Insieme al biotopo, la comunità forma un ecosistema. Quindi una comunità è un raggruppamento di popolazioni di specie che coesistono nello spazio e nel tempo. Viene anche definita biocenosi, un termine che deriva dal greco bíos (vita) e koinós (comune).
Le comunità sono sistemi complessi che possiedono proprietà emergenti. Un ecosistema è un ambiente (bosco, mare, collina, ecc.) abitato da comunità vegetali e animali che hanno fra loro delle relazioni. È costituito da una o più comunità di organismi viventi (biotici) e da elementi non viventi (abiotici) che interagiscono tra loro.
Gli organismi che compongono la comunità biologica interagiscono anche con l'ambiente non vivente (ambiente abiotico). Le comunità interagiscono con la componente abiotica formando l'ecosistema, nel quale si vengono a creare delle interazioni reciproche.
Toscana News - WWF: In 13 anni persa area di foreste grande come la California
Una comunità “proattiva”
Una comunità proattiva è un gruppo di persone che agisce in modo proattivo, ovvero anticipando le esigenze e i problemi, e non limitandosi a reagire passivamente.
Caratteristiche di una comunità proattiva sono:
La “proattività” è una “competenza trasversale” che può essere utile sia nel contesto lavorativo che in quello personale. Ad esempio nel lavoro, un lavoratore proattivo cerca costantemente modi per migliorare e far crescere la propria azienda; nella vita personale, una mentalità proattiva può aiutare ad affrontare le sfide e cogliere le opportunità. In un mondo in rapido cambiamento, la proattività si rivela un alleato prezioso per adattarsi e guidare il cambiamento, piuttosto che subirlo.
“Prescrizione sociale”: la cura di comunità
La solitudine e il senso di invisibilità, sempre più diffusi, sono spesso alla radice di un malessere profondo e incidono negativamente sulla capacità di affrontare le conseguenze delle malattie. Al contrario, sentirsi parte di una comunità rafforza le risorse personali e relazionali, sostiene i care-giver – familiari e professionali – e contribuisce a ridurre lo stigma attraverso legami di riconoscimento e appartenenza. Il mondo anglosassone, in particolare Inghilterra e USA, da due decadi ha individuato una risposta nella “prescrizione sociale”, sistema che consente alle professioniste e ai professionisti dei servizi sanitari di utilizzare risorse non sanitarie presenti nella comunità per rispondere ai bisogni dei propri pazienti. (1-5)
Attraverso la costruzione di alleanze strutturate sul territorio tra servizi sanitari, culturali e sociali, questo approccio rende possibile prescrivere ai pazienti, affiancandola a trattamenti più tradizionali, la partecipazione a diverse attività fisiche, di fruizione o espressione artistica, occupazionale o di volontariato e offre supporto per l’esercizio dei diritti sociali, al credito o all’alloggio.
Le evidenze scientifiche dimostrano miglioramenti generali in termini (7), riduzione del senso di solitudine e aumento del senso di connessione sociale (8). Un recente studio dell’Università di Westminster (9) indica come la partecipazione a percorsi di prescrizione sociale riduca le visite mediche e gli accessi al pronto soccorso rispettivamente del 28% e 24% rispetto a pazienti che non ne usufruiscono.
Conseguentemente, anche l’impatto economico sul sistema sanitario migliora.
Lo studio di valutazione condotto a Rotherham, dove sono stati attivati oltre 4000 percorsi di prescrizione sociale, ha stimato un risparmio di spesa sanitaria di 500.000 sterline tra il 2012 e il 2015. (10)
WHO in un recente studio indica che ogni sterlina investita nell’”art on prescription” ha un impatto positivo in 2,3 sterline. (11) È, quindi, un contributo importante per la sostenibilità dei sistemi sanitari in particolare nei Paesi dove ancora sussistono reti di welfare.
I suggerimenti di WHO per diffondere la “social prescription”
WHO suggerisce nella sua “Carta di promozione della salute” (12) sette passaggi da compiere per introdurre la “prescrizione sociale” in nuovi contesti:
Centrale è la cultura della valutazione dell’impatto per raccogliere e disseminare evidenze che possano supportare la diffusione e replicabilità degli interventi. La prescrizione a base sociale crea connessioni per attivare reti di collaborazione tra realtà e risorse già esistenti nelle comunità, superandone la separatezza e valorizzandole.
Come già mostrato, riduce inoltre l’impatto economico sul sistema sanitario decongestionando gli ospedali e potenziando le cure primarie nel territorio, come indicato dalle raccomandazioni per un ri-orientamento dei servizi sanitari.
Questo approccio risponde alla necessità di sostenibilità degli interventi, rappresentando una concreta interpretazione del modello di comunità locali che promuovono benessere sostenibile indicato nell'ultimo aggiornamento della “Carta di promozione della salute”.
Nel 2021 WHO ha aggiornato il “Glossario della Promozione della Salute”. (13) Questo aggiornamento ha contribuito alla stesura della “Carta di Ginevra per il Ben-essere”, elaborata anch'essa nel 2021. (14)
Obiettivi della Carta di Ginevra sono:
“Empowerment” delle comunità.
I principi fondanti dell’“empowerment” sono la libertà e la capacità di contribuire attivamente alla vita degli altri, della comunità e dell’ambiente, trovando in questo riconoscimento il proprio valore personale. Al contrario, limitarsi a rivendicare i propri diritti – intesi solo come aspettativa di ricevere – non genera empowerment, né promuove un reale guadagno di salute.
È importante distinguere tra “obbligazioni” e “doveri”: le prime appartengono al campo giuridico, i secondi sono espressione di responsabilità morale. Solo attraverso il passaggio dalla potenzialità di dare alla concreta azione di dare si realizza pienamente il valore della persona e, con esso, la salute individuale e collettiva.
Per garantire la salute in una comunità occorre valorizzare le singole persone che costituiscono la comunità stessa. Questo risponde al criterio dell’”enabling” che è presentato alla base dell’”empowerment” nella “Carta di Ottawa”, 21 novembre 1986.
L'”enabling” è una delle tre strategie fondamentali della “Carta di Ottawa” per la promozione della salute, insieme all'”advocacy” e al “mediating”.
L'”enabling” mira ad abilitare le persone a raggiungere il loro massimo potenziale di salute.
Gli obiettivi della “Carta di Ottawa” sono:
Quindi l’attenzione va posta alla “persona” e non alla struttura nella quale le persone vivono e operano. Il differente contesto può porre problemi applicativi dei principi, ma non li influenza in alcun modo.
L’obiettivo è in ogni caso la realizzazione dei principi nella concreta situazione determinata dal contesto. Tale realizzazione può richiedere strumenti differenti in rapporto al contesto, ma nella sua essenza resta lo stesso indipendentemente dal contesto.
Gli attori sono le persone che nei differenti contesti sono, o creano, gli strumenti che permettono di raggiungere l’obiettivo voluto.
Social Prescribing, curare attraverso i contatti sociali – AOP “Agostino Gemelli”, Roma.
Garantire la salute in una comunità richiede che ogni membro della comunità consideri la salute un “valore” e si senta responsabile della sua realizzazione in sé stesso e negli altri in quanto suo dovere (morale) specifico per poter far parte della comunità. Le difficoltà che si incontrano nel promuovere la salute di una comunità derivano spesso da un uso inadeguato degli strumenti disponibili o dall’azione di persone che non comprendono fino in fondo il legame tra benessere individuale e bene comune. Rivendicare i propri diritti o interessi in modo isolato, senza tener conto delle esigenze della collettività, non solo ostacola la salute della comunità, ma compromette anche il raggiungimento di un autentico benessere personale – fisico, psicologico, sociale e spirituale. Le persone che così agiscono appresentano gli antagonisti del” bene comune”.
La “persona” nella comunità.
Questo approccio parte dalla persona, intesa come essere sociale, e la pone al centro, riconoscendone bisogni fisici, psicologici e relazionali, ma anche risorse da valorizzare nella comunità. Supera una logica “riparativa” per abbracciare una prospettiva salutogenica, orientata alla costruzione attiva del benessere.
È il modello promosso anche dall’OMS, che nel 2022 – insieme alla Social Prescription Alliance – ha pubblicato un toolkit per guidare policy maker e professionisti nella creazione di contesti favorevoli alla prescrizione sociale. La Global Social Prescribing Alliance è una rete internazionale di partner impegnati a promuovere un nuovo approccio alla salute, che va oltre la medicina tradizionale. Attraverso la diffusione di buone pratiche, la promozione di partenariati e l’innovazione, l’Alleanza sostiene lo sviluppo della prescrizione sociale come leva per generare benessere condiviso nelle comunità.
La sua visione è quella di favorire comunità fiorenti capaci di attuare una rivoluzione sociale nella salute, creando al contempo valore. Il suo impegno contribuisce all’attuazione dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 3 dell’ONU: “salute e benessere per tutti”.
L'Alleanza promuove la “prescrizione sociale” e il lavoro delle comunità locali nel connettere le persone concentrandosi su sei aree di lavoro principali:
I percorsi di “prescrizione sociale”
Tutte le persone possono giovarsi di un percorso di prescrizione sociale, ma WHO indica che sono le persone più fragili a poterne trarre il maggior beneficio, in particolare quelle con patologie croniche, sole o socialmente isolate, ad alto rischio di disturbi mentali e le persone vulnerabili in genere, ad esempio a causa dell'età o della loro condizione economica. Pensiamo al potenziale in termini di ben-essere, acclarato dalle evidenze, di una passeggiata ai giardini, dell’ascolto della musica, della visione di opere d’arte, di un’immersione nella natura o nelle aree urbane per inedite scoperte, della lettura. Siamo animali sociali e queste esperienze aumentano il nostro impatto se condotte insieme. Immaginiamo il canto corale, la danza, il ricamo collettivo in una biblioteca. Risorse di comunità da mettere a sistema, riconoscendone il potenziale terapeutico, di opportunità cognitiva con impatto sui diversi sistemi biologici, da quello immunitario, all'endocrino.
WHO riconosce il valore della prescrizione sociale, documentandone l’efficacia e fornendo linee guida per la sua implementazione. Il modello più diffuso prevede che il medico di base indirizzi il paziente a un operatore di collegamento, con cui viene co-costruito un piano di benessere personalizzato. Fondamentale è la cultura della valutazione d’impatto, per favorire la diffusione e la replicabilità delle esperienze. Questo approccio rappresenta una risposta concreta alla sfida della sostenibilità, in linea con il modello di comunità promotrici di benessere delineato dall’ultima “Carta di promozione della salute”.
Nel 2021 WHO ha aggiornato il “Glossario della Promozione della Salute” e ha elaborato la “Carta di Ginevra per il Ben-essere”.
Il “Glossario della Promozione della Salute” fornisce una panoramica dei concetti e termini fondamentali per la promozione della salute e risponde alle nuove esigenze e emergenze che riguardano il benessere e la qualità della vita. La “Carta di Ginevra per il Ben-essere” invece esprime l'urgenza di creare società promotrici di benessere, si impegna a raggiungere una salute equa nel presente e per le future generazioni e considera i limiti ecologici.
La “promozione della salute” è definita come un processo che permette alle persone di migliorare e controllare la propria salute. Le strategie per la promozione della salute includono:
La promozione della salute, un processo che consente alle persone di migliorare e controllare la propria salute, si basa su risorse umane e fisiche della comunità.
Salute, sanità e sociale.
Nel nostro Paese la normativa vigente mantiene una netta distinzione fra Sanità e Sociale , la prima gestita direttamente dagli Assessorati Regionali alla Sanità tramite i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie locali e Ospedaliere che nomina e ai quali fornisce il budget, fissandone gli obiettivi; il secondo è competenza dei Comuni che sono incoraggiati a gestirla in forma associata tramite Consorzi retti da un Consiglio di Amministrazione elettivo, dall’altra incoraggia a ricercare una integrazione socio-sanitaria a livello di distretto con Piani di zona congiuntamente elaborati e messi in atto. L’obiettivo è quello di fornire i servizi necessari per la tutela della salute di cittadini: questi sono di natura preventiva curativa e riabilitativa e di tutela delle fasce deboli e dei soggetti a rischio.
L’andamento del finanziamento del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali dal 2010 al 2023 dimostra lo scarso peso dato dai Governi che si sono succeduti al settore solo in parte giustificato dell’enorme debito pubblico del nostro Paese (> 3.000 mld di euro).
Il protagonista è, quindi, sempre la “persona” che è il primo responsabile della salute propria e di chi gli sta vicino, che deve rispettare l’ambiente e adottare stili di vita sani e che deve essere cosciente e informato del ruolo che riveste nell’impiegare risorse comuni che non deve sottrarre ai bisogni di altri per egoismo e malinteso senso dei propri diritti. Gli operatori socio-sanitari hanno il compito di rilevare i bisogni delle persone, compilare liste di priorità in quanto le risorse sono limitate e fare opera di educazione sanitaria nei riguardi della popolazione.
Questo è l’incipit del PNRR, che pone nella stratificazione dei bisogni delle popolazioni afferenti, il ruolo centrale dei Distretti socio-sanitari nella programmazione della salute nei territori. Nel passaggio dal DM71 al DM77, per la sentenza del Consiglio di Stato, abbiamo perso, o meglio, annacquato il ruolo dei Distretti come “Agenzie di salute” dei territori di afferenza.
Occorre ripensare i modelli di programmazione sociosanitaria, valorizzando il ruolo proattivo degli operatori, non solo come erogatori di servizi, ma come promotori di salute. Il loro compito è rilevare i bisogni, definire priorità in un contesto di risorse limitate, e svolgere un’efficace educazione sanitaria. Garantire la salute nella comunità significa mantenere le persone, anche fragili, nel loro ambiente di vita e relazioni, sostenendole nel ruolo attivo di costruttori di benessere.
In questa prospettiva, vanno privilegiate le cure domiciliari, anche attraverso il coinvolgimento del volontariato e sistemi di supporto come telesoccorso e contatti sociali di prossimità. È questo l’orientamento della riforma dei LEA, che rafforza l’assistenza domiciliare ad alta e media complessità.
Le esperienze
In Europa, l'iniziativa Social Prescribing-EU, un'iniziativa finanziata dal programma Horizon Europe, e diversi programmi nazionali stanno promuovendo la prescrizione sociale. Il progetto Social Prescribing-EU promuove la prescrizione sociale per migliorare l'accesso ai servizi sanitari e assistenziali per le popolazioni vulnerabili.
Il Green social prescribing, un'iniziativa del NHS che mira a migliorare la salute mentale e fisica delle persone attraverso attività basate sulla natura, come passeggiate all'aperto, orticoltura, nuoto in acque libere e volontariato ambientale. che mira a contrastare i problemi di salute mentale.
Il Progetto Nature Step to Health è un programma regionale della città di Lahti, in Finlandia, che integra la prevenzione delle malattie croniche con la salute planetaria.
I benefici previsti in questi progetti sono:
La “prescrizione sociale” è riconosciuta a livello internazionale come un elemento chiave per migliorare la salute e il benessere delle persone.
Le prime esperienze censite nel nostro Paese.
Nel nostro Paese si stanno sviluppando diverse esperienze di prescrizione sociale
Nella ASL 4 della Liguria si sta sperimentando, sul modello di quanto sviluppato, nella cittadina di Frome in UK, un modello di prevenzione e inclusione sociale.
A Roma un progetto denominato “Anziani in centro”, promosso da Comunità di “S. Egidio”, Charitas Diocesana, Servizi sociali del Municipio Roma 1 (centro storico), Servizi sociosanitari del Distretto 1 della ASL Roma 1, e associazioni di cittadini, cooperative sociali e terzo settore sta tenendo sotto osservazione attiva alcune migliaia di over75 soli, abitanti nei Rioni del Centro Storico.
I risultati sono simili a quelli di Frome (UK) in quanto a riduzione di ricoveri ospedalieri, di diagnostica impropria e di consumo dei farmaci.
In Toscana abbiamo esperienze di Case della Salute, poi diventate Case di Comunità con un forte contributo delle comunità locali e delle loro forme associative e istituzionali. Anche le Società della Salute, dove sono riuscite a decollare, danno un contributo di integrazione sociosanitaria e sociale e agganciano i soggetti delle filiere assistenziali presenti nei territori di riferimento a Piani di Salute, Piani di Zone Piani Territoriali condivisi.
In Emilia a Piacenza e Parma si sono sviluppate esperienze di comunità proattive, di medicina del territorio, proattiva e di comunità con il coinvolgimento di MMG, PLS e operatori sociali. La regione ha promosso il Progetto “Comunty Lab” su tutto il territorio regionale. Lo stesso avviene in Romagna con progetti di sviluppo di Comunità Proattive. In Piemonte (Torino, Biella, Cuneo, e altre località). In Lombardia a Milano, Brescia e Bergamo. In Veneto a Padova sono in corso delle esperienze di medicina di comunità e proattiva.
In Campania si stanno avviando sperimentazioni di modelli di comunità proattive, di integrazione tra sanità e sociale, di partnership con soggetti del terzo Settore e della cooperazione sociale anche tramite la sperimentazione di nuovi modelli di medicina di prossimità come le “botteghe della salute” nelle zone interne dalla ASL Napoli 3. Esperienze sono in divenire anche in Sardegna, nel Lazio e in Puglia.
Ogni realtà ha le sue specificità e caratteristiche che sono una ricchezza del tessuto sociale dei nostri territori.
Il coinvolgimento delle comunità nella progettazione dei servizi sanitari è una strategia fondamentale per garantire un sistema sanitario più equo, efficace e sostenibile. Sebbene vi siano ostacoli da superare, i benefici in termini di accessibilità, fiducia e qualità delle cure giustificano l’adozione di approcci partecipativi.
Le istituzioni sanitarie devono investire in strumenti e strategie che favoriscano il dialogo con le comunità, promuovendo un modello di sanità centrato sulle persone. Solo attraverso una collaborazione attiva tra cittadini e professionisti della salute sarà possibile costruire servizi sanitari realmente rispondenti alle esigenze della popolazione
Un movimento di operatori sanitari, socio sanitari, sociali, comunità, terzo settore, volontariato può essere un contributo decisivo per dare concretezza ed attuazione agli obiettivi del PNRR e dare forza alle istituzioni dei territori per una loro operatività reale. Stiamo parlando di universalismo, equità appropriatezza, efficacia, efficienza e solidarietà inclusione, socialità…. non è poco.
Tutte queste esperienze non sono, fino ad oggi, state oggetto di confronto e di valutazione condivisi tra operatori di contesti diversi e rischiano di restare circoscritte nelle loro realtà locali.
È per questo motivo che abbiamo deciso di promuovere un progetto di rete che abbiamo denominato “Comunità, solitudini e salute”. Il progetto vede coinvolte organizzazioni datoriali delle imprese sanitarie, singole Asl e AO, associazioni di volontariato, Enti del Terzo Settore, cooperative sociali, società scientifiche e associazioni professionali per avviare un confronto tra i protagonisti delle esperienze italiane con anche il confronto tramite WHO e WONCA di esperienze internazionali. Lo scopo primario è quello di trovare convergenze sulla progettazione e la gestione delle esperienze in essere, la loro valutazione e validazione, la loro diffusione nei territori.
Auspichiamo che sarà un percorso condiviso che porterà all’individuazione di raccomandazioni e pratiche utili per chi vuole impegnarsi su questi temi.
Silvia Scelsi,
Presidente Nazionale ASIQUAS, Presidente ANIARTI, Responsabile Professioni Sanitarie Istituto “Gaslini”, Genova,
Giorgio Banchieri,
Segretario Nazionale ASIQUAS, Docente DiSSE, Università “Sapienza”, Roma
Laura Franceschetti,
Professoressa, Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche della Università “Sapienza” di Roma,
Andrea Vannucci,
Membro CTS ASIQUAS, Docente DiSM, Università Siena, Membro CD Accademia di Medicina, Genova.
Riferimenti bibliografici