Il Fsn e gli indici di deprivazione. Gli errori da evitare

Il Fsn e gli indici di deprivazione. Gli errori da evitare

Il Fsn e gli indici di deprivazione. Gli errori da evitare
La proposta del ministro di ricorrere al metodo degli indici di deprivazione socio-economici-culturali è da apprezzare. Ma non per suddividere il fondo sanitario nazionale, che è da sostituire subito con il fabbisogno standard nazionale da distribuire in quelli regionali. Bensì per determinare l'insediamento legislativo del criterio degli anzidetti indici nella valorizzazione dei fabbisogni standard regionali determinati attraverso i costi standard.

Ho letto della dichiarazione, resa dal ministro Roberto Speranza nel corso dell'incontro avuto con la Fnomceo di Bari (in questa rivista del 14 settembre), di utilizzare per il prossimo riparto del Fondo sanitario nazionale l'indice di deprivazione. Un importante criterio nei confronti del quale è, tuttavia, da registrare non solo un forte ritardo applicativo, ma un suo mancato inserimento organico in quella riforma del finanziamento della salute, pretesa dal federalismo fiscale lasciato a marcire da circa vent'anni dal suo esordio in Costituzione.
 
Dal 2001 in poi è stato un macello. Otto anni persi per attuarlo, con una legge delega 42/2009 sofferta che comunque è stata approvata, dando così il via al potere legislativo da esercitarsi a cura dell'Esecutivo. Altri due anni trascorsi per approvare i decreti delegati utili, in particolare il d.lgs. 68/2011 che avrebbe potuto determinare la svolta, che è stata invece rifiutata e boicottata dalle rovinose burocrazie ministeriali dell'epoca. La soluzione è presto detta: l'introduzione dei costi standard e fabbisogni standard che avrebbero mandato finalmente in soffitta la quota capitaria ponderata e il fondo sanitario nazionale.
 
Invece, di tutto di questo nulla. Ma si sa, la tutela della salute ha rappresentato da sempre la materia sulla quale fare tanto chiasso, per strappare gli applausi del momento destinati alla teoria in voga, salvo poi lasciare, nella pratica, tutto com'era prima, se non peggio.
 
E' successo con il Lea. Istituti da 20 anni, scritti e riscritti con la lentezza dell'ippopotamo sonnolente e l'intenzione di lasciarli lì appesi ad un foglio di carta che nessuno ha mai reso realtà, nonostante l'obbligo costituzionale di renderli attivi su tutto il territorio nazionale.
 
Che dire ancora della perequazione, se non il nulla assoluto, fatta eccezione per la ripresa in extremis che ne ha fatto argutamente, sia dei Lep che della perequazione, il ministro Francesco Boccia a sostegno della sua recente bozza di legge sull'attuazione del cosiddetto regionalismo differenziato.
 
Mettere in moto tutto questo significherebbe dare finalmente il via ad una sanità e una assistenza sociale che avrebbero gli strumenti (i lea), i numeri (i costi e i fabbisogni standard) e le metodologie per rendere questi ultimi adeguati (perequazione al 100%) per divenire ciò che sono mai state a causa dell'incuria di tutti i governi che si sono succeduti dal 2011. Quelli divenuti rei di aver messo dolosamente da parte l'occasione giusta per fare giustizia sociale.
 
Invero, la proposta del ministro di ricorrere al metodo degli indici di deprivazione socio-economici-culturali è da apprezzare. Ma non per suddividere il fondo sanitario nazionale, che è da sostituire subito con il fabbisogno standard nazionale da distribuire in quelli regionali. Bensì per determinare l'insediamento legislativo del criterio degli anzidetti indici nella valorizzazione dei fabbisogni standard regionali determinati attraverso i costi standard. Ciò per ognuno dei tre macrolivelli assistenziali, per l'appunto, eventualmente da implementare in relazione ai piani per emergenza pandemica, dei quali si è avvertita francamente la totale assenza.
 
Quindi, caro ministro Speranza, apprezzando da sempre la tua sensibilità politica e la tua caparbietà, vedi di dare (subito) una svolta decisiva al sistema della salute. Questo è quanto la comunità si attende, specie quella che aspetta da circa vent'anni l'applicazione della Costituzione.
 
Parola, di chi all'epoca ha contribuito a pensare e scrivere le sue regole attuative, quale esperto della Copaff, specie quelle riferite all'ambito sociosanitario.
 
Ettore Jorio
Università della Calabria 

Ettore Jorio

16 Settembre 2020

© Riproduzione riservata

Migliorano screening e territorio, ma tempi di attesa per interventi e Pronto soccorso restano critici. Ecco le performance di Asl e Ospedali
Migliorano screening e territorio, ma tempi di attesa per interventi e Pronto soccorso restano critici. Ecco le performance di Asl e Ospedali

Dalle Asl, che mostrano un significativo recupero soprattutto negli screening oncologici e nei servizi territoriali, alle Aziende ospedaliere, dove invece permangono criticità importanti sui tempi di attesa e nei Pronto...

Italia da record per longevità, ma l’assistenza agli anziani è in affanno
Italia da record per longevità, ma l’assistenza agli anziani è in affanno

Con un’aspettativa di vita alla nascita di 83,5 anni, l’Italia si conferma tra i Paesi più longevi al mondo, superando di ben 2,4 anni la media Ocse (81,1). Un primato...

Alzheimer. Iss: “Forte squilibrio Nord-Sud nell’accesso ai servizi sulle demenze”
Alzheimer. Iss: “Forte squilibrio Nord-Sud nell’accesso ai servizi sulle demenze”

In Italia c’è un forte squilibrio nella distribuzione di Rsa e Centri Diurni, presidi fondamentali per l’assistenza alle persone con demenza, con il Sud che ha un quarto delle strutture...

Europa. Metà delle diagnosi di Hiv è in ritardo: allarme per l’obiettivo 2030
Europa. Metà delle diagnosi di Hiv è in ritardo: allarme per l’obiettivo 2030

L’Europa sta fallendo nella diagnosi precoce dell’Hiv, con oltre la metà delle persone che scopre di aver contratto il virus solo quando la malattia è già in fase avanzata. È...