In una trasmissione televisiva del 20 novembre scorso si è avuto modo di ascoltare una delle grandi verità di Claudio Martelli. Raccontava un episodio avvenuto allorquando (1991-1993) era vice presidente del Consiglio nonché ministro di Grazia e Giustizia, con Andreotti premier.
Il fatto si concretizzava per la sua propensione ad introdurre importanti riforme, tra cui la prima legge sull’immigrazione, l’asilo politico e la cittadinanza. Come attività propedeutica ad elaborarla, aveva chiesto all’allora Capo della Polizia di rappresentargli i dati settimanalmente dell’andirivieni degli immigrati. Alla prima lettura di un siffatto rendiconto, mostrando chiaramente lo stupore per i numeri poderosi, si sentì dire dal un boiardo di Stato “se vuole, ministro, li cambiamo”. A conclusione di tale racconto pubblico il vecchio leader socialista ha accennato un sorriso critico su come andavano (e vanno) le cose in politica, rinviando l’offerta al mittente.
Una lezione di verità che però fa tanto male
Simpatico il racconto, molto triste avere pubblica conferma di simili abitudini e di siffatti brutti vizi dei vertici burocratici.
Tutto si aggiusta in favore di chi governa, a partire dallo Stato sino ad arrivare alle Regioni e agli enti locali. L’obiettivo da conseguire è quello di guadagnare, sempre e comunque, belle figure da spendere pubblicamente. La menzogna diventa così uno strumento primario dell’esercizio politico.
Il primato di tutto ciò è nella sanità, ove esiste un oceano di malefatte trasformate strumentalmente in ben fatte. La dimostrazione è chiara. Basta vedere com’è ridotta l’offerta di salute ovunque. Non solo soffermarsi con occhio attento sui bilanci di qualsivoglia Regione, che consuntivano risultati di esercizio negativi per centinaia di milioni e deficit patrimoniali, praticamente miliardari nella loro totalità. Leggere gli escamotage legislativi che si mettono in atto attraverso emendamenti ad personam e le ipotesi di uscita dai piani di rientro, o peggio da commissariamento ad acta, in siti geo-demografici ove le condizioni sono quantomeno uguali a quelle dell’originaria imposizione, se non peggiorate. Per non parlare dei tavoli romani che, piuttosto che essere vigili su numeri e ossequiosi delle leggi, sono condizionati da esigenze “politiche” nonché delle inadempienze gravi (e tollerate) sull’attuazione del PNRR in materia di Case delle comunità e Ospedali di comunità. Una defaillance grave che comporterà peraltro la perdita dei fondi e l’aridità assistenziale sui territori, con un sud che è divenuto deserto. Il tutto nell’incoscienza che i fondi PNRR, al netto del 69 miliardi a fondo perduti (ma anche essi soggetti a rendicontazione), vanno restituiti, anche nelle quote spese male. Addio sogni di gloria, in termini di sostenibilità del bilancio pubblico.
“Se vuole, ministro, li cambiamo”
È il mantra della dirigenza asservita, tuttavia rifiutata allora da Martelli (in materia della conta degli immigrati) ma anche oggi da Schillaci, che dice le verità sulle inadempienze regionali riferite alle liste di attesa e all’assenza di case di comunità nonostante i tanti quattrini disponibili.
Ed è proprio lì (da parte delle Regioni) che si ricorre spesso ad aggiustare le cose, mistificandole.
È accaduto con i posti di rianimazione inventati durante il Covid per incassare i benefit economici. relativi. Accade con i Lea, praticamente aggiustati con un click, seppure in presenza di prove provate di inesigibilità. È facile constatarlo con i reparti ospedalieri esistenti solo sulla carta e nella fantasia, che vilipendono i diritti, soprattutto del Mezzogiorno ovvero con i Lea ospedalieri affidati nelle sedicenti AOU a primari non vincitori di concorso, dei quali non si comprende, senza prova curricolare, il reale background medico-chirurgico. Per fare tutto ciò, basta, insomma, avere ingaggiato un informatico che riesce, bene o male, a giocare con i saldi a piacimento delle occorrenze dei decisori.
Sono tuttavia i saldi aggiustati a prevalere
Su questi ci lavorano tutti, facendo finta di nulla. A cominciare dalla Corte dei conti che si esprime su informazioni cedute dai “fornitori abituali”, tra i quali in materia sanitaria prevale l’Agenas, della quale francamente non ho mai compreso l’utilità, se non quella di comporre dati a seconda di ciò che si desidera e di chi lo desideri. D’altronde, basta leggere il Quaderno n. 4 delle Sezioni Riunite in sede di Controllo della Corte dei conti dal titolo “La Sanità in cammino per il cambiamento”, nella collana dedicata annualmente al coordinamento sulla finanza pubblica (si legga qui articolo del 13 ottobre scorso), per ben comprendere che, a fronte di una analisi pressoché accurata, sono le fonti a non essere verosimilmente garanti di verità. Nonostante il lavoro sull’aggiustato: la registrazione di un disastro!
La regola sacra di Claudio Martelli dovrebbe proliferare. Meglio, dovrebbe insegnare alle Regioni, comunque, a non barare.