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Toscana. Libera professione. Mozione Pd: “Rivedere le regole. Extramoenia va superata”

Il gruppo consiliare democratico ha presentato una mozione che, se approvata, impegnerà la giunta regionale ad attuare una piccola rivoluzione nella gestione dell’esercizio della libera professione nelle strutture sanitarie pubbliche. Chiesto anche un impegno nei confronti del governo per il progressivo superamento dell’extramoenia. LA MOZIONE

06 APR - “Rivedere, laddove necessario, la regolamentazione esistente in merito alle erogazioni di prestazioni sanitarie in regime intramoenia e rafforzare le azioni per l’organizzazione di un sistema aziendale centralizzato che gestisca in maniera efficiente le liste di attesa, anche utilizzando campagne di recall almeno semestrali, con l’obiettivo di allineare i tempi di erogazione delle prestazioni in ambito istituzionale ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione intramoenia, al fine di assicurare che il ricorso a quest’ultima sia conseguenza della libera scelta del cittadino e non di carenza nell’organizzazione dei servizi resi in ambito istituzionale”. Sono questi alcuni degli impegni principali affidati alla giunta regionale da una mozione presentata dal gruppo Pd in Regione, primi firmatari il capogruppo Leonardo Marras ed il presidente della commissione sanità Stefano Scaramelli.

Il documento, firmato da diversi consiglieri Pd, pone quindi la necessità di una nuova regolamentazione delle prestazioni sanitarie rese in libera professione intramoenia e chiede un impegno nei confronti del governo nazionale per un progressivo superamento della libera professione extramoenia.

Nella mozione si prevede poi di “proseguire nelle politiche tese al completo rientro dei professionisti nelle strutture aziendali pubbliche nonché a favorire la possibilità, da parte delle aziende, di acquisire dal professionista prestazioni di particolare rilevanza clinico assistenziale (cardiochirurgia, neurochirurgia, oncologia, etc.) al fine di non duplicare le liste di attesa sulle medesime prestazioni rese in regimi diversi”. Inoltre si chiede alla Giunta di “valutare la fattibilità di intervento sulle soglie di remunerazione delle prestazioni erogate in regime di intramoenia, tale per cui al crescere dei compensi di cui alle attività libero-professionali cresca progressivamente la quota trattenuta dall’azienda sanitaria nell’ambito della quale la prestazione è stata erogata”.

Infine si chiede di “attivarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni affinché si proceda al rafforzamento del principio dell’esercizio esclusivo della professione sanitaria all’interno del sistema pubblico mediante il superamento progressivo della possibilità di esercitare contestualmente la libera professione extramoenia”.

“Vogliamo affrontare in modo organico e non ideologico una questione importante per la gestione del servizio sanitario e per la vita dei cittadini – spiega Leonardo Marras – perché sono evidenti le ricadute, sia positive che critiche, della libera professione medica all’interno delle strutture pubbliche. Noi ci sentiamo di affermare che l’istituto dell’intramoenia può assicurare un’ulteriore opportunità assistenziale per il cittadino e concorre al miglioramento degli standard di erogazione delle prestazioni istituzionali, anche attraverso la riduzione dei tempi di accesso ai servizi, purché essa sia adeguatamente regolamentata. Si tratta quindi di affrontare la questione a tutto campo, monitorandone gli effetti, valutandone l’efficienza, facendo verifiche sistematiche, affinché quell’opportunità non si trasformi in squilibrio o, peggio, in impoverimento della qualità delle prestazioni”.

“Stiamo parlando di un’attività prevista dal sistema nazionale e che ha portato anche benefici importanti – aggiunge Stefano Scaramelli – L’intramoenia, infatti, garantisce introiti considerevoli per le aziende sanitarie, la tracciabilità delle remunerazioni dei professionisti, la calmierazione dei costi delle prestazioni libero professionali. Certo, c’è bisogno che siano definiti, ove non attivati, oppure implementati, laddove già esistenti, dei sistemi centralizzati, trasparenti ed informatizzati, da attuarsi all’interno dei CUP, che gestiscano le liste di attesa in maniera efficiente sia per la libera professione sia per l’attività istituzionale. Come pure bisognerà valutare l’opportunità di inserire una diversa metodologia di remunerazione delle prestazioni erogate in intramoenia in rapporto all’attività istituzionale, tale per cui non si verifichi uno squilibrio. Le professionalità debbono essere fidelizzate e tenute il più possibile all’interno del servizio pubblico e anche per questo mi sembra giusto puntare a un progressivo superamento della possibilità di esercitare la libera professione extramoenia”.

06 aprile 2016
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