Fisioterapista di comunità. La proposta toscana sia integrata con i terapisti occupazionali
19 NOV -
Gentile Direttore,
abbiamo letto con interesse la proposta presentata dall’Assessore Regionale al Diritto alla Salute,
Stefania Saccardi per l’Azienda USL Toscana centro, inerente “il fisioterapista di comunità”; proposta sostenuta anche dallo SPIF e da AIFI
nelle vostre pagine. In qualità di Associazione Italiana Terapisti Occupazionali, evidenziamo che la proposta dovrebbe essere integrata con l’inserimento nel team del Terapisti Occupazionali, visto che:
- il terapista occupazionale è l'operatore sanitario che, “in possesso del diploma universitario abilitante, opera nell'ambito della prevenzione, cura e riabilitazione (…)propone, ove necessario, modifiche dell'ambiente di vita e promuove azioni educative verso il soggetto in trattamento, verso la famiglia e la collettività” (DM 136/97)
- “Effettua una valutazione funzionale e psicologica del soggetto ed elabora, anche in équipe multi disciplinare la definizione del programma riabilitativo, volto all'individuazione ed al superamento dei bisogni del disabile ed al suo avviamento verso l'autonomia personale nell'ambiente di vita quotidiana e nel tessuto sociale” (DM 136/97)
- “Tratta condizioni fisiche, psichiche e psichiatriche, temporanee o permanenti, rivolgendosi a pazienti di tutte le età; utilizza attività sia individuali che di gruppo, promuovendo il recupero e l'uso ottimale di funzioni finalizzate al reinserimento, all'adattamento e alla integrazione dell'individuo nel proprio ambiente personale, domestico e sociale” (DM 136/97) e quindi sostiene la partecipazione alla vita sociale
- “partecipa alla scelta e all'ideazione di ortesi congiuntamente o in alternativa a specifici ausili” (DM 136/97)
Inoltre,
- Secondo la revisione di Gillespie, del 2012, gli interventi di sicurezza in casa sembrano essere più efficaci se erogati da un Ter. Occ.: la valutazione della sicurezza domestica e gli interventi di adattamento sono stati efficaci nel ridurre il tasso di cadute (RR 0,81, IC 95% 0,68-0,97, sei studi, 4208 partecipanti) e rischio di caduta (RR 0,88, IC 95% 0,80-0,96, sette studi, 4051 partecipanti ). Gli interventi erano più efficaci nelle persone a più alto rischio di caduta, anche con gravi problemi alla vista.
- La volontà degli utenti del servizio di accettare l’aiuto per rimuovere o modificare i pericoli domestici può essere influenzata da una serie di fattori identificati da un ampio studio cross-section nel Regno Unito come età avanzata, cadute recenti e reddito basso (Yardley et al. 2008). È fondamentale dunque valutare anche la motivazione. Nel Profilo Professionale del Terapista Occupazionale, si legge che il professionista: “individua ed esalta gli aspetti motivazionali e le potenzialità di adattamento dell’individuo, proprie della specificità terapeutica occupazionale”. (Casu G, 2019)
- I Ter. Occ. addestrati a valutare i bisogni funzionali, sono in grado di determinare se le persone possono vivere in sicurezza in modo indipendente o richiedono ulteriore riabilitazione o assistenza infermieristica (Crennan e MacRae, 2010)
- L’assistenza dei TO nella gestione dei farmaci ha dimostrato di essere un componente efficace nelle strategie di riduzione della riammissione ospedaliera (Bradley et al., 2013). Ad esempio, il TO può valutare se i pazienti possono aprire contenitori di farmaci e manipolare scatole di pillole.
- I Ter. Occ. sono in grado di influenzare fortemente i piani di dimissione, che si sono correlati a tassi di riammissione più bassi (Bradley et al., 2013; Dharmarajan & Krumholz, 2014).
Il progetto riabilitativo deve spostarsi maggiormente nel territorio, “in community” cosi che si possa parlare non di “esercizio di riabilitazione” ma di vera riabilitazione intesa come partecipazione alle attività quotidiane dopo una valutazione, affidata a personale preparato, dei rischi, delle barriere e dei facilitatori che si hanno nel proprio ambiente di vita. La dimissione dall’ospedale o dalla struttura extraospedaliera non è il punto di arrivo, cosi come non può esserlo il mero proseguimento con esercizi da svolgere in casa.
Occorre creare situazioni che permettano alla persona di utilizzare gli ausili prescritti nel proprio marciapiede, nel parco, accogliere le esigenze che si vengono a creare nel fare la spesa o nel curare il proprio giardino, testare la reazione alla moltitudine di stimoli ambientali, prevenire le conseguenze dell’inattività e della paura di cadere o di svolgere attività in maniera differente da come si svolgevano “prima”. Se lo scopo del professionista della riabilitazione è fare prevenzione e rendere la persona nuovamente abile a effettuare le proprie occupazioni è necessario che queste siano svolte, non solamente simulate, assieme al personale competente, a tutto il team, tra cui il terapista occupazionale.
Concludiamo ringraziando il Direttore e chi vorrà sostenere la proposta, con l’auspicio che venga accolta e venga permesso ai Ter. Occ. di mettere le proprie competenze al servizio del cittadino, per un rientro alla vita dignitoso e pieno.
Gabriella Casu
Ufficio Presidenza AITO - Associazione italiana Terapisti Occupazionali
19 novembre 2019
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