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Pnrr. Lo Smi scrive a Bezzini: “Chiarezza sulle Case di Comunità e sul ruolo del medico”

In una lettera aperta indirizzata all’assessore, il segretario regionale Nicola Marini chiede rassicurazione sugli investimenti, ma anche chiarimenti “sull'organizzazione delle Case di Comunità, su chi dovrà dirigerle, sugli strumenti normativi, sulle modalità di controllo, sull'eventuale rapporto col privato e sul ruolo del medico di assistenza primaria”. E chiede il contratto del Medico nelle Case di Comunità resti libero-professionale in rapporto di convenzione. LA LETTERA

01 LUG - Lo Smi Toscana vuole chiarezza sulle Case di Comunità. Sull'adeguatezza degli investimenti, ma anche in merito all’organizzione e al ruolo che i medici di assistenza primaria avranno in questo ambito. E per avere risposte, il segretario regionale Nicola Marini scrive l’assessore alla Salute, Simone Bezzini, al quale chiede anche di prendere in considerazione le posizioni e le proposte del Sindacato.

Tra le questioni che lo Smi evidenzia per quanto concerne la posizione dei medici, c’è quella sulla tipologia contrattuale del Medico AP e sulle relative garanzie assicurative. “Lo SMI Toscana, su questo punto fondamentale, ribadisce la centralità del MMG di Assistenza Primaria nel Sistema della Medicina di prossimità e di conseguenza propone che la sua figura professionale sia di "Coordinatore del team multiprofessionale" non solo in quanto legalmente responsabile dei percorsi assistenziali diagnostico-terapeutici, ma anche per la sua conoscenza dei pazienti nel loro contesto globale familiare, lavorativo, sociale, esistenziale.

Quanto alla tipologia contrattuale del Medico AP nelle Case di Comunità, “lo SMI Toscana sostiene, con assoluta fermezza, che questa debba rimanere libero-professionale in rapporto di convenzione, come libera è la scelta del paziente verso il medico. Il rapporto di fiducia che lega il medico al paziente è presidio e fondamento della nostra libertà”.
 
Lo SMI Toscana chiede alla Regione, inoltre, certezze e garanzie per la salvaguardia ed il mantenimento degli ambulatori singoli o associati territoriali dei medici di AP, in un'ottica di integrazione organizzativa, funzionale, operativa con i team multiprofessionali delle Case di Comunità ,dell'Assistenza Domiciliare Integrata, delle Cure Intermedie, delle Centrali Operative Territoriali.

“Chiediamo certezze indispensabili per i medici, ma ancor più per i cittadini perché il nostro territorio regionale presenta vaste zone a bassa densità abitativa e la Medicina "di prossimità",qui più che altrove, si realizza solo con quella conoscenza diretta che va oltre il domicilio e l'ambulatorio e si concretizza in tanti momenti di incontro personale e diretto nelle strade, negli eventi,nei luoghi di ritrovo civili e religiosi in cui, per il medico nei confronti del paziente, si forma non solo la conoscenza medico-clinica ma anche la sensibilità sociale, il sostegno psicologico, la interazione umana”.

Tutto questo, per lo Smi, “deve essere conservato ed integrato razionalmente con le nuove strutture del Sistema territoriale imperniato sulle Case di Comunità”.

01 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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