Fondazione Menarini inaugura una partnership con la World Heart Federation (WHF), ospitando l’edizione 2025 del programma ‘Emerging Leaders’ della World Heart Federation (WHF), alla quale hanno partecipato tanti giovani provenienti da tutte le parti del mondo (Australia, Nepal, Usa, Brasile…) e una faculty d’eccezione. Obiettivo di cinque giorni di intensi lavori è stata la formazione della prossima generazione di leader nella lotta alle malattie cardiovascolari, con un occhio di riguardo alle nuove tecnologie, incluso l’uso dell’Intelligenza Artificiale, un tema, quest’ultimo, che ben si inscrive nel solco già tracciato da Fondazione Menarini.
“Il programma Emerging Leaders è un fiore all’occhiello della nostra missione di ridurre l’impatto delle malattie cardiovascolari a livello globale – ha dichiarato il professor Jagat Narula, Presidente di WHF. Mi congratulo con i giovani selezionati per questo corso: rappresentano il futuro della leadership della salute cardiovascolare, grandi menti animate da una grande passione e dall’impegno a migliorare la vita delle persone attraverso la scienza. Un ringraziamento particolare va a Fondazione Menarini per l’apprezzamento del nostro operato e per la sua generosità nell’ospitare questo programma.”
“Fondazione Menarini – commenta il professore Stefano Del Prato, Presidente di Fondazione Menarini – dà il via con questo primo evento ad una collaborazione con WHF all’insegna di obiettivi condivisi e per noi prioritari: fornire elementi di conoscenza alle nuove generazioni, con la certezza che tra di loro, ci sono i leader del futuro e offrendo loro l’opportunità di attivare collaborazioni, costruire networking e avvicinarsi alle nuove soluzioni tecnologiche, un leitmotiv della gestione delle malattie e della salute per gli anni a venire.”
“Siamo davvero lieti di inaugurare questa nuova partnership con Fondazione Menarini – afferma il CEO di WHF, Finn-Jarle Rode – e di dare il via al programma Emerging Leader nel quale coinvolgiamo giovani provenienti da tutto il mondo. WHF tende a costruire un network cardiologico globale coinvolgendo oltre 100 nazioni. I giovani svolgono un ruolo cruciale in questo processo, in quanto portatori di nuove idee, nuove strategie e rinnovato interesse per queste patologie. Vogliamo ridurre le distanze tra scienza, ricerca, operatori sanitari e persone affette o a rischio di patologia cardiovascolari”.
“Siamo orgogliosi di supportare un’iniziativa che unisce l’eccellenza scientifica, al tema della sostenibilità dei sistemi sanitari – ha commentato il Dottor Giuseppe Caracciolo, Direttore degli Affari Scientifici e Medici di Fondazione Menarini-. Investire nelle competenze di questi giovani talenti significa costruire un futuro dove la tecnologia sarà al servizio di cure cardiovascolari più eque e accessibili”.
L’intelligenza artificiale (AI) ha il potenziale per rivoluzionare la prevenzione, la diagnosi e la gestione delle malattie cardiovascolari anche e specialmente nei contesti a basso reddito, dove i sistemi sanitari affrontano carenze croniche di personale, disuguaglianze nell’erogazione delle cure e infrastrutture diagnostiche limitate. Dalle analisi dell’ECG potenziate dall’AI, alle App di mobile health, ai modelli predittivi a livello di popolazione, l’applicazione strategica della tecnologia può facilitare l’identificazione precoce e la personalizzazione delle cure, migliorare la gestione del paziente e i processi decisionali clinici su larga scala. Esempi di applicazione dell’IA alla lettura dell’ECG, presentati dal professor Antônio H. Ribeiro del dipartimento di Information Technology dell’Università di Uppsala (Svezia), evidenziano come, nell’esperienza maturata nel progetto di Telemedicina della Regione del Minas Gerais (Brasile), sia possibile la lettura giornaliera di oltre 5 mila ECG provenienti da 1.500 municipalità. Ma oltre la possibilità di gestire un elevato numero di ECG, una lettura ‘potenziata’ dell’ECG potrebbe rendere più semplice ed efficace il rilevamento di soggetti con malattia di Chagas, una patologia che affligge oltre 6 milioni di persone e che oggi è diagnosticabile solo attraverso un esame del sangue. E sempre una lettura ‘intelligente’ dell’ECG o di dati raccolti da tecnologie indossabili, come smartwatch o speciali indumenti dotati di sensori, potrebbe allertare precocemente i medici curanti del peggioramento di uno scompenso cardiaco o del pericolo incombente di un’aritmia cardiaca come la fibrillazione atriale, permettendo loro di intervenire tempestivamente.
“Il tema ispiratore di tutte queste soluzioni – spiega la professoressa Clara Chow, Professore di Medicina all’Università di Sidney – è offrire un’assistenza di valore, ad un costo più basso, che non significa ‘low cost’ nell’accezione peggiorativa comune, quanto piuttosto, ‘innovazione scalabile’. Tra le applicazioni di IA già disponibili per il prime time in medicina ci sono i chat bot, sistemi di Risposta Interattiva Vocale che offrono un’esperienza ‘umana’ e personalizzata (la cosiddetta IA ‘conversazionale’), oltre all’invio di richiami (‘nudge’) per esami e visite di controllo, sistemi che si potrebbero rivelare di grande utilità, ad esempio, nei programmi di follow up di un paziente, dopo la dimissione dall’ospedale. Ma già si guarda ad un futuro più remoto, dove l’IA rivoluzionerà la farmacoterapia cardiovascolare: dagli algoritmi capaci di scegliere i farmaci più efficaci e prevedere effetti collaterali, ai digital twins per accelerare la scoperta di nuove molecole e personalizzare i trattamenti, rendendo più efficienti e di rapido svolgimento i trial clinici. Tutto questo richiede, ovviamente, un solido processo di validazione e la garanzia di qualità, privacy e trasparenza dei dati. “Uno dei rischi da tener d’occhio – conclude la Chow – è il cosiddetto ‘automation bias’ (pregiudizio dell’automazione), quello che ci porta a ritenere che le macchine siano sempre affidabili”.
“Ma poi, tutto questo – commenta la professoressa María E. Fernández direttore Center for Health Promotion and Prevention Research, University of Texas Health Science Center, Houston (USA) ed esperta di Scienza dell’Implementazione – va calato nella pratica quotidiana. E qui entra in gioco la scienza dell’implementazione, cruciale per colmare il divario tra l’innovazione e il suo impatto concreto sulla salute delle persone. È una branca che si occupa di individuare ostacoli e colli di bottiglia lungo il percorso, di analizzarli e di trovare le soluzioni più efficaci per rimuoverli.”
“Tradurre la scienza in iniziative di policy – ribadisce Pablo Perel, Professore di Epidemiologia Clinica, London School of Hygiene & Tropical Medicine (GB)e Senior Science Advisor della World Heart Federation – è un obiettivo prioritario perché l’implementazione dell’innovazione nella pratica clinica è ancora molto scarsa, soprattutto nelle nazioni emergenti. Obiettivo del programma ‘Emerging leader’, avviato una decina di anni fa dal professor Salim Yusuf è costruire delle roadmap, a partire dall’epidemiologia e dai dati; un grande sforzo collaborativo per supportare i leader di domani e aiutarli a lasciare un segno”.
“La World Heart Federation (WHF) riunisce la comunità cardiologica e la società civile per dare a tutti, ovunque, la possibilità di vivere una vita lunga e sana. E da oggi, lo fa anche in collaborazione con la Fondazione Menarini”, conclude il presidente prof. Stefano Del Prato.