Una nuova Governance, forte e competente e non “pannicelli caldi” servono per rilanciare il Ssn

Una nuova Governance, forte e competente e non “pannicelli caldi” servono per rilanciare il Ssn

Una nuova Governance, forte e competente e non “pannicelli caldi” servono per rilanciare il Ssn

Gentile Direttore, è già da diverso tempo che denunciamo con forza lo stato di crisi in cui versa il SSN. Una crisi che si traduce nell' impossibilità per i cittadini  di avere accesso alle cure di cui  hanno bisogno, un incremento delle disuguaglianze territoriali e in salute. 

Gentile Direttore,

è già da diverso tempo che denunciamo con forza lo stato di crisi in cui versa il SSN. Una crisi che si traduce nell’ impossibilità per i cittadini  di avere accesso alle cure di cui  hanno bisogno, un incremento delle disuguaglianze territoriali e in salute. Sono infatti 6 milioni quelli che rinunciano alle cure anche a causa di un drammatico incremento della povertà che interessa oggi il 10% della popolazione;  a questo, come inevitabile misura compensativa si accompagna un altrettanto vistoso aumento della spesa privata a diretto carico dei pazienti (oltre 40 miliardi) che ci colloca al 1° posto in Europa e che dimostra uno stravolgimento del diritto alla salute sancito dall’ articolo 32 della Costituzione.

Una crisi che tuttavia riguarda l’insieme dei fattori di produzione del bene salute e declinabile in ciascuna delle sue componenti: – in termini di risorse finanziarie messe a disposizione dallo Stato (un misero 6% sul PIL) del tutto incompatibili per garantire un’ equa ed efficace distribuzione delle cure su tutto il territorio nazionale; 

-in termini di personale impiegato con un numero di infermieri drammaticamente sotto dimensionato rispetto agli standard europei e di un altrettanto importante impoverimento dei medici pubblici, molti dei quali hanno optato per un impiego privato più redditizio e più appagante in termini professionali; lo stesso dicasi dei Medici di medicina generale, le cui carenze crescenti  (le ricerche ci dicono che dal 2000 al 2024 sono diminuiti di 8000 Unità) renderanno sempre più improbabile mantenere anche gli esistenti e miseri livelli di assistenza territoriale.

 A questa drammatica carenza strutturale si aggiunge poi un altrettanto significativo immiserimento della dimensione sovrastrutturale del SSN: di quella componente culturale e organizzativa che è risorsa immateriale ancora più importante delle altre.

Sono proprio gli asset cultural- organizzativi che vengono espunti dal dibattito pubblico ormai uniformatosi a una visione esclusivamente economicistica e genericamente rivendicativa.  È su queste componenti, da cui sole può derivare il necessario  cambiamento delle logiche istituzionali e delle competenze che devono informare il SSN, che oggi vogliamo concentrare le nostre riflessioni.

1) La logica di sistema sovra-regionale

L’ ultimo report di Agenas sulle reti tempo- dipendenti ( cardiopatia ischemica, ictus, politraunatismi e percorso nascita) hanno dimostrato che una efficace collaborazione tra Stato e regioni è capace di implementare un modello organizzativo “generale” che sarà poi declinato di dettaglio nei singoli ambiti territoriali. Il documento fornisce una valutazione sulla performance di ogni regione come desumibili dall’ analisi dei numerosi indicatori di processo e risultato concordati con le regioni medesime.

L’ analisi evidenzia come le regioni più performanti in senso generale e in ognuno degli  ambiti assistenziali considerati siano la regione Marche e la regione Campania.

I risultati della regione Campania  smentiscono la malevole propaganda che punta il dito solo sul sovraffollamento del Caldarelli o del Santobono  e dimostrano come in un percorso  “concordato” e monitorato di implementazione dei servizi si possono raggiungere risultati assolutamente eccellenti anche in ambiti problematici dal punto di vista socio-sanitario come la principale regione meridionale.

Corretta ed efficace programmazione dei servizi dunque, anche se ciò non toglie che il sottodimensionamento del Fondo Sanitario sta creando problemi crescenti e diffusi come ampiamente dimostrano i dati sull’indebitamento di tutte le Regioni, anche quelle che un tempo erano considerate virtuose.

Le reti cliniche sono dunque l’unica risposta possibile  per dare assistenza adeguata a patologie complesse come quelle presenti nelle nazioni con popolazione anziana, ma tali modalità  organizzative vengono completamente eluse dal dibattito pubblico.

 Ulteriore conferma è la mancata revisione del DM 70 sugli standard ospedalieri in cui dovrebbe trovare implementazione il sistema delle reti anche per le altre patologie ad alta prevalenza.

Nulla si dice, nulla si fa per mettere in rete i servizi creando sinergie tra i diversi erogatori  e si preferiece invece trasferire al privato il subappalto delle visite con maggiori tempi di attesa o lasciare in modo deliberato che il privato, nelle sue diverse forme,  prenda il sopravvento o addirittura riceva più finanziamenti del pubblico.

Una logica prestazionale e di parte che danneggia il servizio pubblico  è che talvolta incentiva un consumismo sanitario che non produce salute effettiva.

2) Le cure primarie il ruolo del MMG.

Una gestione interoganizzativa e reti efficienti territorio specialistica- ospedale sono alla base di un servizio sanitario universalistico. In questo contesto si pongono i medici di medicina generale che pur continuando a restare fuori dal SSN ( convenzionati) per gli interessi particolaristici delle vecchie guardie della professione costituiscono lo snodo centrale e essenziale del rapporto cittadino/ SSN specialmente in riferimento ai soggetti cronici e fragili.

Tale figura non può continuare a seguire percorsi formativi autonomi e sminuenti rispetto ad altre figure mediche, ma cosa più rilevante non può non essere parte integrante delle figure del SSN; di  certo e tanto meno puo essere adibita solo o prevalentemente a prestazioni burocratiche e contatti con i pazienti attraverso tecnologie povere come gli sms e i messaggi whatsapp. 

Le nuove tecnologie di telemedicina e il relativo processo di digitalizzazione e robotizzazione consentono invece di mantenere rapporti caldi e face to face specialmente con gli anziani soli e i soggetti con malattie croniche.

E fondamentale, come sembrava che il Ministro della salute avesse compreso, delineare un nuovo patto fra tutte le figure sanitarie a partire dai MMG e via via con le altre professioni che operano in un contesto di pluralizzazione crescente e relativa complessificazione delle malattie e delle azioni per il ben essere degli individui.

MMG competenti e legittimati dal loro sapere e dalle competenze interorganizzative possono giocare un ruolo centrale nel SSN ed essere così professionisti a pieno titolo, non solo i nuovi burocrati delle Case di Comunità.

Le aspirazioni professionali dei giovani, le ricerche lo mostrano chiaramente, oltre che essere determinate da elementi retributivi sono principalmente legate a soddisfazioni personali, alla conciliazione vita lavorativa e vita relazionale, ma cosa più rilevante per noi al loro benessere individuale e organizzativo.

Tali condizioni sono oggi assenti nelle strutture dedicate alle cure primarie e per tali motivi i giovani medici disertano i concorsi dove il numero di candidati è sempre inferiore a quello dei posti disponibili!

Cosa altro deve succedere per fare aprire gli occhi ai decisori politici e alle segreterie dei partiti  e farli desistere così dal legittimare le posizioni assurdamente corporative dei vertici dei sindacati della medicina generale?

3) il lavoro sanitario nelle strutture ospedaliere.

Gli ospedali da luoghi di straordinaria crescita professionale delle nuove leve della professione e di soddisfazione degli strutturati si sono trasformati in non – luoghi da cui fuggire appena se ne ha la possibilità.

Si è persa quella dimensione collettiva in cui il “caso clinico” veniva discusso e trasformato in bagaglio culturale dell’ intera equipe, in sapere e buona pratica a vantaggio dei successivi pazienti con identica condizione clinica.

I medici sono oggi turnisti che in caso di dubbio chiedono conforto a chatgpt non avendo neanche il tempo durante il turno per aprire un libro o leggere un paper di aggiornamento durante. E se lo fanno è solo successivamente sacrificando il  tempo dedicato al riposo o alla famiglia 

Così il lavoro sanitario perde la componente cognitiva- creativa per trasformarsi in routine e in rigida applicazione di procedure spesso atte esclusivamente a scongiurare eventuali azioni di rivalsa.

Una condizione degradata resa ancora più intollerabile dall’ abolizione degli istituti di effettiva partecipazione e dall’ autoritarismo che caratterizza moltissimi vertici aziendali.

Conclusioni

Rilanciare il SSN senza lasciarlo morire deliberatamente, in assenza di prese di posizione forti dei decisori pubblici, degli addetti ai lavori e dei cittadini, richiede una diversa Governance a livello centrale ( non più chi opera e chi tiene i cordoni della borsa separati. La responsabilità delle regioni condivisa con le altre regioni e con il livello centrale secondo regole sostanziali e non formali).

Competenze manageriali reali dei livelli di governo intermedi e delle aziende sanitarie.

La reintroduzione di strumenti partecipativi e il rilancio della formazione  permanente sul campo e della ricerca clinica finalizzata.

Un nuovo rapporto dunque di tipo paritario tra management aziendale e “general intellect” delle diverse professioni nell’ individuazione di obbiettivi credibili e di misure atte a implementare la qualità dell’ assistenza erogata

Il tanto decantato privato in generale e in sanità in particolare che opera con profitto con e ai margini e negli spazi lasciati vuoti dal SSN, non lascerebbe mai le sue aziende in mano ad un CEO (direttore generale) o ad un Consiglio di Amministrazione incompetente e che continua ad aumentare il passivo dei bilanci. 

E cosa più importante senza definire chiaramente la propria operatività, i contratti di prestazione come anche il livello di soddisfazione delle proprie risorse professionali.

Il privato deve essere regolato è coinvolto nel processo di salute pubblica senza godere di mere agevolazioni.

Le Case di Comunità non possono crescere e operare nel vuoto organizzativo e interorganizzativo, così come le grandi strutture Ospedaliere.

La salute degli individui e delle collettività è un patrimonio economico ma anche culturale di una nazione moderna che opera per ridurre le disuguaglianze territoriali e fra i cittadini a partire da quelle in salute.

Il territorio con le sue risorse e i suoi servizi sociali, sanitari, educativi, culturali, costituisce elemento centrale, assieme alle strutture specialistiche per il benessere della popolazione se rimesso al centro della nuova operatività del SSN., ora!

Roberto Polillo e Mara Tognetti

28 Novembre 2025

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