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Veneto. Azienda Zero, Usae-Fsi: “Condivisibile, se contestuale alla valorizzazione delle professioni sanitarie”

Sostegno della Confederazione al progetto di legge 23, ma condizionata alla “necessità di definire una nuova organizzazione del lavoro e valutarne le nuove ricadute contrattuali istituendo un tavolo di confronto regionale, anche in tema di mobilità del personale”.


14 OTT - “E’ fondamentale e prioritario che qualsiasi rivisitazione del modello sanitario debba essere necessariamente legata e subordinata ad un riordino normativo del contesto dell'organizzazione sanitaria regionale e che preveda dei percorsi che possano vedere tutte le Professioni Sanitarie,Tecniche ed Amministrative del comparto realmente protagoniste del cambiamento del sistema, con il pieno accesso all'area dirigenziale, al pari di quanto oggi già avviene, nelle due diverse aree dirigenziali, per le altre figure sanitarie munite di equivalente percorso formativo di laurea”. E’ questa la posizione che la Confederazione Fsi-Usae ha esposto nella 5 Commissione del Consiglio Regionale del Veneto nel corso dell’audizione sul progetto di legge 23 per l’istituzione dell’Azienda Zero. Per la Confederazione, infatti, “vi è esigenza di riconoscere una pari dignità e pari diritti alle professioni sanitarie, non solo nell'eventuale direzione dei dipartimenti, ma soprattutto, nella previsione dell'esercizio della libera professione con il superamento di quelle odiose disparità oggi espresse dalle incompatibilità previste in leggi e contratti, che oggi viene esclusivamente consentita a medici, veterinari ed equiparati”. E questo dovrebbe avvenire contestualmente al riassetto delle Ulss e alla creazione dell’Azienda Zero.

Per la Fsi-Usae “l’impianto proposto nel Progetto di Legge è condivisibile”, ma “ribadendone la necessaria distinzione tra i compiti di programmazione del PSSR di esclusiva competenza politica e i compiti diretti di attuazione gestionali che possono essere accentrati al fine di ottimizzare la spesa sanitaria”. “Riteniamo – ha spiegato la Confederazione – che sia condivisibile la netta riduzione delle aziende ulss, fermo restando la necessità di definire una nuova organizzazione del lavoro e valutarne le nuove ricadute contrattuali istituendo un tavolo di confronto regionale, anche in tema di mobilità del personale”.

Secondo la Fsi-Usae va inoltre recuperato il “diffuso ritardo dell'applicazione operativa degli indirizzi attuativi del piano” e, in questo contesto, “riaffermiamo la necessità di un maggiore coinvolgimento con un ruolo attivo dei livelli istituzionali locali e delle professionalità, al fine della reale e concreta risposta in campo al cittadino”.

Quattro, in particolare, i punti prioritari su cui la Fsi-Usae chiede di “trovare risposta quanto prima al tavolo regionale”.

Si tratta di un “Fondo regionale ad hoc per finanziare, motivare e riconoscere la professionalità dei lavoratori della Sanità Veneta al fine di migliorare ed innovare l’organizzazione e lo sviluppo professionale delle professioni sanitarie, tecniche ed amministrative”.

La Fsi-Usae chiede poi l’attivazione della Libera Professione delle Professioni Sanitarie delle Aziende ULSS del Veneto “per dare risposte concrete alle liste di attesa e fare emergere le prestazioni in nero, valorizzando nel contempo le professionalità presenti in azienda”.
La Confederazione chiede inoltre di “rifinanziare il fondo delle aziende, se non sufficiente, al fine di garantire a tutti i lavoratori della Regione Veneto una equità di trattamento sul passaggio di fascia di progressione economica orizzontale”.

Prioritaria, infine, “l’istituzione del Dipartimento delle Professioni Sanitarie, Tecniche ed Amministrative in tutte le Aziende della Regione Veneto, prevedendone anche la sua presenza presso l’Azienda denominata zero,come politiche di programmazione e governance dei processi”.
 

14 ottobre 2015
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