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Corruzione in sanità. Un fenomeno da 6 mld l'anno. Macchia (Ispe): “Necessarie leggi speciali”


Questa la convinzione espressa dal presidente dell’Ispe nel corso di un summit sulla corruzione in sanità. Macchia oltre e presentare un Libro bianco sul fenomeno ha illustrato tre proposte: “Daspo” a vita da ogni rapporto con la sanità per il corrotto; sequestrare il valore dell’atto corruttivo e istituire un fondo di tutela per chi denuncia e, infine, la presenza di agenti della GdF che simulino un tentativo di corruzione per verificare la reazione di un funzionario. 

18 SET - Corruzione e frode in sanità, una torta di malaffare che assorbe il 5,59% delle risorse, con un intervallo che varia tra il 3,29 e il 10%. Il che tradotto in termini monetari significa circa 6 miliardi di euro l'anno sottratti alle cure per i malati, rendendo di fatto il Ssn inaccessibile ad una quota sempre più alta di persone e famiglie. Questo dato è contenuto nel libro bianco elaborato dell’Ispe e presentato nel corso di un Summit internazionale dal titolo “Corruzione e sprechi in Sanità”.
 
“Il dato del 5% - ha spiegato Francesco Macchia che di Ispe è il presidente - è il primo che viene elaborato in sanità, quindi è un numero che deve essere analizzato bene e approfondito. Comunque tradotto in termini monetari significa 6 miliardi circa di risorse sottratte alla cura dei pazienti. Se andiamo a sommare il dato a sprechi e inefficienze si arriva a 23 miliardi. Ora il punto è che non sappiamo quanto di questi 6 miliardi possono essere recuperati immediatamente”.
Come possono essere recuperati questi soldi? Per Macchia è possibile farlo attraverso un’azione complessa e di lungo periodo. "Noi abbiamo individuato delle linee di intervento. La prima è quella del contrasto e controllo e abbiamo creato un sistema di analisi basato su un’intelligenza artificiale per la sanità, in modo da individuare gli eventuali sprechi e inefficienze. Il secondo punto è quello di una normativa adeguata. La legge 190/12 è senz’altro una buona legge ma quello che manca in questo momento sono delle leggi speciali per la sanità che permettano di fare un’opera di moralizzazione nel settore”.
 
Per il presidente dell'Ispe un’opera di moralizzazione può essere compiuta attraverso tre proposte o linee di intervento. "La prima - ha spiegato -l’abbiamo chiamata mozione Robin Hood, ovvero sequestrare al corrotto il valore dell’atto corruttivo e farlo andare in un fondo di tutela a favaore di chi denuncia. Chi denuncia infatti, è teoricamente tutelato dalla legge 190 ma il rischio che questa tutela sia solo teorica c’è, tant’è vero che in Italia non denuncia nessuno. La seconda linea di intervento elaborata è quella dell’agente provocatore. Si tratta di agenti della Guardia di Finanza che vanno a stimolare una corruzione simulata di un funzionario pubblico per verificarne la reazione. Questo non ha un effetto penale, né un effetto immediato a livello civile, quindi non impatta sulla sua carriera. È però un alert che viene inserito nel Cv del funzionario. Terza ed ultima proposta è il Daspo, ovvero esclusione a vita da ogni rapporto con la sanità pubblica e privata per il funzionario corrotto”.
 
Macchia riconosce che si tratta di  "leggi speciali", e spiega: "Basterebbe applicarle per un periodo limitato, magari dieci anni, per far si che ci sia una rinascita civica. Si prenda coscienza dell’importanza dei comportamenti corretti e si inneschi un comportamento virtuoso sul quale lavorare. In questo momento siamo in pieno circolo vizioso e quindi la difficoltà è capire da dove cominciare”.
 
Nicoletta Parisi, in veste di Commissario Autorità Nazionale Anticorruzione ha poi spiegato che “gli sprechi sono cugini della corruzione e della non trasparenza nel senso che se io sono un dirigente di un’azienda sanitaria e avvaloro la tecnica dello spreco è perché ho un interesse mio privato. E quindi mi colloco in un’area che è quella della corruzione. Perché la corruzione identifica ogni comportamento che utilizza un bene pubblico per un fine privato. E quindi se come dirigente di un’azienda sanitaria consento lo spreco significa che io li ho un interesse privato”.
 
Parisi ha poi bocciato la logica dei tagli lineari, “perché obbligano ogni amministrazione che sia virtuosa o meno a tagliare il 10% di risorse. Allora – ha spiegato – nelle realtà virtuose il taglio si sente mentre in quelle non virtuose il taglio non si sente perché tanto lo spreco c’è comunque, mentre pregiudica il servizio pubblico della realtà virtuosa che deve abbassare il livello qualitativo della prestazione. E a questo punto rischia di andare in passivo con tutto ciò che ne consegue”.
Infine, Parisi ha rimarcato il suo “no" anche ai ticket, "perché in questo modo si scarica sull’utente il costo dello spreco. Si continua a sprecare perché tanto, per compensare, posso aumentare il ticket”.
 
Quantificare l'odioso fenomeno della corruzione in ambito sanitario è molto difficile. Negli ultimi anni, la Corte dei conti ha più volte sottolineato come in sanità "si intrecciano con sorprendente facilità veri e propri episodi di malaffare con aspetti di cattiva gestione, talvolta favoriti dalla carenza dei sistemi di controllo”.
 
Il report dal titolo “Corruzione e sprechi in Sanità” stilato da Transparency International ha fotografato la situazione con dati molto precisi: in Italia il sistema sanitario nazionale è affetto da corruzione. Una malattia cronica che può essere debellata con un piano terapeutico animato da personale medico, amministrativo e politico, non ricorrendo alla sola repressione.
Per questo motivo, Transparency ha individuato una serie di indicatori in grado di allarmare chi si occupa della gestione del Sistema sanitario, sintomi che non possono essere trascurati se si vuole perseguire la salute dei cittadini e la qualità dei servizi erogati. Lo studio elenca delle soluzioni per combattere efficacemente il fenomeno. Appunto nell’ambito del progetto europeo “Unhealthy Health System – Corruzione e sprechi in sanità”, finanziato dalla Commissione Europea DG Home Affairs, sono state rilevate da Transparency alcune delle maggiori criticità: debolezza del quadro normativo, difficoltà dei controlli, asimmetria informativa, relazioni pubblico-privato, ingerenza politica, inadeguatezza delle tutele per i whistleblower, scarsi poteri di indagine e sanzionatori, basso livello di trasparenza.
 
Se poi si prende a riferimento il Global Corruption Barometer del 2013, nella percezione dei cittadini, la sanità (in particolare i servizi che seguono le gare e gli appalti) è un settore corrotto. Il 40 per cento degli Italiani intervistati - contro il 30 per cento della media UE - ritiene che la corruzione sia diffusa tra coloro che lavorano nel settore della salute pubblica. Secondo questa indagine, il 4 per cento degli italiani intervistati ha riferito di aver pagato, nel corso del 2012, una tangente per accedere al servizio sanitario: è una percentuale più alta del Belgio, della Germania, della Spagna e del Regno Unito, che si attestano, invece, tra l’1 e il 3 per cento. Tuttavia in Francia, Spagna e Regno Unito vi è un maggior numero di cittadini rispetto all’Italia che percepisce un peggioramento della corruzione, mentre il 61 per cento dei cittadini italiani crede che la gente comune possa fare la differenza nella lotta alla corruzione.

Il summit si è concluso con alcune indicazioni di comportamento per i responsabili anticorruzione del settore sanitario: l’applicazione dei patti di Integrità, l’implementazione di sistemi efficaci ed accessibili per la tracciabilità delle spese, l’organizzazione di momenti di formazione e comunicazione interna, l’adozione di misure in grado di valorizzare i talenti e premiare comportamenti improntati all’etica e all’integrità, la costituzione da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione di un vero e proprio network dei responsabili anticorruzione, l’introduzione di maggiori tutele e di sistemi per incentivare i whistleblower, infine, la pubblicazione delle informazioni e dei dati creati o gestiti dagli enti in formato “open”.

18 settembre 2014
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