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Cordoni ombelicali. I ginecologi Aogoi forniscono chiarimenti sulla presunta scomparsa di 15mila cordoni di famiglie italiane: “Campioni biologici trasferiti ad altra società accreditata”


Dopo la denuncia delle autorità svizzere contro una società che si occupa di conservazione di sangue da cordone ombelicale per una vicenda che vedrebbe coinvolte alche migliaia di famiglie italiane, l’associazione dei ginecologi interviene sul caso fornendo una serie di chiarimenti e informazioni per rassicurare le potenziali “vittime” dell’accaduto

20 SET - La Cryo-Save, un’azienda privata con sede in Svizzera che si occupa della conservazione di sangue da cordone ombelicale, è stata denunciata dall'Ufficio federale della Sanità pubblica elvetico per violazione della legge sui trapianti e inadempimento degli obblighi di notifica e di cooperazione.
 
Nella vicenda, scrive l’Ansa, potrebbero essere coinvolte anche 15 mila famiglie italiane che, a pagamento, vi hanno depositato il sangue cordonale e non ne hanno più notizia.
 
La Cryo-Save, informa sempre l’Ansa, disponeva dal 2016 di un'autorizzazione per l'importazione, l'esportazione e la conservazione di cellule staminali ricavate dal sangue cordonale ma già in agosto è stata radiata poiché la filiale era stata cancellata dal registro di commercio del Canton Ginevra.
 
La società infatti aveva trasferito in Polonia le cellule staminali conservate, secondo le sue stesse indicazioni, e i referenti non risultavano più raggiungibili dalle autorità.
 
Sulla vicenda intervengono oggi i ginecologi italiani dell’Aogoi con una nota stampa dove informano che, in riferimento “alla presunta scomparsa di cordoni ombelicali”, l’associazione “si è prontamente attivata per far luce sull’accaduto e così confermare l’impegno dei ginecologi affinché le pratiche di crioconservazione vengano gestite in maniera scrupolosa, etica e responsabile, a tutela della salute e nel rispetto delle famiglie coinvolte”.
 
L’Aogoi informa inoltre di aver “appreso che i campioni biologici originariamente affidati alla Cryo Save, sono stati trasferiti ad altra società, la FamiCord, la quale – visto quanto rappresentato ad Aogoi – dispone di un know-how in grado di rispettare gli standard, qualitativi e di sicurezza, approvati a livello nazionale e internazionale”.
 
La nota dei ginecologi italiani prosegue sottolineando che “le modalità di trattamento dei campioni biologici descritte ad Aogoi direttamente da FamiCord, se correttamente implementate, rispondono al Gold standard scientifico”.
 
“FamiCord si è peraltro presentata ad Aogoi con credenziali elevatissime, rappresentando numeri operativi che la pongono tra le più grandi banche di cellule staminali in Europa”, scrive ancora l’associazione.
 
“Al di là di questi indubitabili requisiti qualitativi e di sicurezza, la stessa FamiCord – scrive ancora Aogoi - avendo ricevuto i campioni biologici dalla Cryo Save in forza di un contratto, non può esprimere certezza sull’avvenuto trasferimento di tutti i campioni biologici originariamente detenuti dalla Cryo Save”.
 
I ginecologi dell’Aogoi informano infine che “sul fronte della necessaria rassicurazione delle tante famiglie italianepurtroppo toccate da questa vicenda, la FamiCord non è abilitata a contattarle direttamente, in ragione delle stringenti normative sulla privacy: sono le famiglie stesse che possono già mettersi in contatto con la FamiCord, attraverso un link dedicato già attivo sul sito dell’azienda, e saranno quindi ricontattate al più presto per ricevere tutte le informazioni del caso”.
 
E questo è il messaggio che appare oggi sul sito web di Fami Cord:
“Con la presente confermiamo che i contenitori con il materiale biologico della maggior parte dei clienti CryoSave sono stati trasportati in sicurezza e conservati su indicazione di CryoSave nel laboratorio del gruppo PBKM FamiCord a Varsavia.
 
Al fine di verificare che il vostro materiale sia effettivamente conservato, è necessario fornire informazioni che ci permettano di identificare il campione.
 
Vi preghiamo di compilare il form direttamente sul sito www.famicord.eu
 
Dato l’ingente numero di richieste vi informiamo che i tempi di risposta potrebbero richiedere fino a 6 settimane”.
 
 

20 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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