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Obama care. Oggi la sentenza della Corte suprema Usa


È attesa per oggi la sentenza della Corte Suprema Usa che deve decidere la legittimità costituzionale dell’obbligo imposto per i tutti i cittadini americani di stipulare una polizza di assicurazione sanitaria pena una multa.
La clausola è fondamentale per il funzionamento della riforma stessa

28 GIU - Barack Obama, e con lui tutto il suo staff, sono prevedibilmente con il fiato sospeso. Oggi si dovrebbe sapere se la tanto agognata riforma della sanità Nordamericana subirà uno stop o se viceversa potrà fare un altro significativo passo in avanti verso la sua applicazione prevista per aprile 2014.
 

 
I nove giudici della Corte Suprema, cinque di nomina repubblicana e quattro di nomina democratica, nel corso della sessione finale prima della pausa estiva renderanno nota la loro decisione in merito al principio dell’Individual mandate, ovvero l’obbligo imposto dal Patient Protection and Affordable Care Act (questo il nome per esteso della legge), secondo cui tutti i cittadini americani devono stipulare una polizza di assicurazione sanitaria pena una multa.
 

 
Per l’amministrazione Obama questa clausola di fondamentale importanza per il funzionamento della riforma, perché garantisce che siano anche i cittadini in buona salute a contribuire al sistema acquistando una polizza, visto che le compagnie di assicurazione dovranno coprire anche le persone che sono già malate.

 

 
Negli Stati Uniti, infatti, il sistema sanitario ruota attorno alle assicurazioni quelle stipulate direttamente dai cittadini o dai loro datori di lavoro, salvo gli anziani, protetti dal programma Medicare, e le persone a basso reddito, protette dal programma Medicaid.
I sostenitori dell'individual mandate sono convinti che, senza assicurazione, solo i malati finirebbero per assicurarsi e i costi diventerebbero rapidamente insostenibili.

 

 
Al contrario, secondo gli oppositori la riforma costituisce una violazione della libertà dei cittadini prevista dalla Costituzione, obbligando le persone ad acquistare un “prodotto”, l’assicurazione sanitaria pena una multa. Oltre a questo punto c’è dibattito anche su un altro aspetto su cui dovrà esprimersi la Corte Suprema: la legittimità da parte dei 26 stati di fare il ricorso. Secondo una legge del 1867, infatti, non si può presentare ricorso e chiedere il rimborso contro una “tassa” decisa dal governo finché questa non è stata pagata. Dalla Casa Bianca hanno però fatto sapere che il mancato pagamento dell’assicurazione prevede una multa che è cosa ben diversa da una tassa.
 

 
Sia come sia la sentenza avrà un impatto sulle vite dei milioni di cittadini americani che al momento non hanno alcuna copertura assicurativa sanitaria.
La Corte Suprema ha davanti a se tre strade: confermare Obama care nella sua interezza; dichiararla del tutto incostituzionale o, in ultima analisi, ammetterne alcune parti eliminandone altre. Ma su quest’ultimo punto si teme “l’effetto domino”: bocciando alcuni elementi chiave della legge, anche le altre parti rischiano di venir giù.
 

 
In gioco si sa non c’è soltanto una riforma il cui peso innovativo, sociale ed economico è evidente, ma anche le future elezioni presidenziali che si svolgeranno il prossimo novembre. Per il presidente Obama, e per il Partito Democratico, una bocciatura equivarrebbe a una sconfessione della sua politica e questo, in campagna elettorale, lo costringerebbe ad una ridefinizione dei suoi quattro anni di presidenza. In altri termini l’ennesimo colpo all’immagine di Obama che come tutti i leader occidentali sta pagando in termini di consenso la crisi economica.
 

 
Di contro il suo sfidante alle presidenziali il candidato repubblicano Mitt Romney in campagna elettorale ha detto che, qualora venisse eletto, in agenda ci sarebbe subito l’abolizione della riforma sanitaria.

28 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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