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Renzo (Cao): "Equo compenso grande vittoria condivisa, a beneficio dei cittadini"


16 NOV - “È una di quelle 'vittorie' che devono essere ascritte a più persone, istituzioni e associazioni, oltre che all’attività svolta dalla Cao nazionale”. Così il presidente della Commissione Albo Odontoiatri (CAO) nazionale, Giuseppe Renzo, commenta l’approvazione, nella seduta notturna della Commissione Bilancio del Senato del 14 novembre, di un emendamento al cosiddetto “Decreto Fiscale” che estende l’equo compenso a tutti i professionisti, compresi quelli iscritti agli Ordini e Collegi professionali.
 
L’emendamento recepisce le numerose istanze della CAO nazionale, che ha intrattenuto una fitta corrispondenza con il senatore Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro, e con il relatore senatore Bachisio Silvio Lai, per sollecitare l’introduzione di standard retributivi minimi per tutte le professioni intellettuali e in particolare per quelle della Salute.
 
Sull’approvazione del maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl 2942 di conversione in legge del decreto-legge n. 148, in materia finanziaria e per esigenze indifferibili (c.d. decreto fiscale, con scadenza il 15 dicembre), che recepisce le modifiche apportate dalla Commissione Bilancio, il Governo ha posto la questione di fiducia. Una volta approvato dal Senato, il provvedimento dovrà tornare alla Camera dei Deputati.
 
Prossimo e naturale passo auspicato dalla Cao nazionale, il Tariffario minimo.
 
“Si tratta di un percorso che non può non continuare con la riformulazione del Tariffario minimo – prosegue infatti Renzo -, argomento ulteriormente puntualizzato nelle diverse comunicazioni fornite e inviate all’autorità parlamentare e ministeriale, quale elemento posto a tutela del cittadino e a garanzia della qualità delle cure mediche e odontoiatriche”.
 
“Il Tariffario minimo – conclude Renzo - non deve essere considerato come mera tariffa economica delle prestazioni ma come un elemento di rispetto delle indicazioni fornite anche dalla recente Sentenza della Corte di Giustizia Europea, sez. III (C-339/15 del 4 maggio 2017), che ha ribadito che, cito testualmente, ‘tenuto conto del rapporto di fiducia tra il dentista e il paziente, si deve ritenere che la tutela della dignità della professione di dentista sia parimenti tale da costituire un siffatto motivo imperativo di interesse generale’”.

16 novembre 2017
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