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Roi: "Con emendamento Lenzi si cancella la professione di osteopata"


24 MAG - Dopo ripetuti rinvii sono circa 270 gli emendamenti al ddl Lorenzin presentati alla Commissione Affari Sociali della Camera, che ora dovrà votarli. In particolare sull’articolo 4, che sancisce il riconoscimento della professione sanitaria dell’osteopata, la capogruppo PD in Commissione Affari Sociali Donata Lenzi, insieme ad altri firmatari, tutti del PD, ha presentato un emendamento che "stravolge completamente il senso e le finalità di un percorso nato per affrontare un vuoto normativo, che si risolverebbe in un’anomalia, tutta italiana e che renderebbe l’esercizio dell’osteopatia appannaggio esclusivo dei fisioterapisti e dei medici. L’emendamento 4.3 cancellerebbe la professione di osteopata, che in Italia esiste da 30 anni, per consentire il suo esercizio solo ai laureati in fisioterapia e in medicina, dopo avere frequentato un corso post-laurea", ha commentato in una nota il Registro degli osteopati italiani (Roi).
 
Questo il testo dell’emendamento nella sua interezza.
1. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca con proprio decreto, di concerto con il Ministro della salute, sentite le competenti Commissioni parlamentari e acquisito il parere del Consiglio universitario nazionale e del Consiglio superiore di sanità, istituisce entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge, il corso di formazione universitaria post laurea in osteopatia alla quale possono accedere i laureati in fisioterapia o in medicina e chirurgia. 2. Con il medesimo decreto di cui al comma 1 sono stabiliti i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti in osteopatia conseguiti in sedi formative italiane ed estere antecedente all’entrata in vigore della presente legge.
 
"Si tratta di una proposta paradossale, priva di fondamento scientifico e senza precedenti in Europa e nel mondo: l’osteopatia non sarebbe più esercitata dagli osteopati, ma solo da fisioterapisti e medici. È una norma che cancellerebbe una professione, un’intera categoria di lavoratori, che in soli 'tre mesi dall’entrata in vigore della legge' perderebbero il proprio status e il proprio lavoro, incorrendo in abuso di professione, a discapito anche di tutti quegli italiani, circa 10 milioni, che affidano con soddisfazione la propria salute alle loro cure (Indagine Eumetra Monterosa, “Gli italiani e l’osteopatia”, 2016)", spiega il Roi.
 
"La modifica è dunque inaccettabile - continua la nota -. Non tiene assolutamente conto del lavoro fatto fin qui dalle Istituzioni, dal Ministero della Sanità in primis che dopo i dovuti approfondimenti ha decretato la necessità di regolamentare l’osteopatia come professione sanitaria autonoma, e poi dal Senato che il 24 maggio di un anno fa ha votato l’articolo 4 in larga maggioranza".
 
Paola Sciomachen, Presidente del Roi ha dichiarato: “Sono diversi gli emendamenti all’art. 4 sul riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria autonoma. Quello che colpisce più di tutti per la mancanza di valide motivazioni a supporto e per il totale scollamento dal lavoro fatto fino ad oggi e da quanto avviene negli altri Paesi, in Europa e nel mondo, è l’emdamento firmato dall’On. Lenzi in cordata con altri parlamentari del PD. L’emendamento relega e mortifica l’osteopatia a una specialistica della fisioterapia e della medicina, negando così l’autonomia di una professione sanitaria, dimostrata da evidenze scientifiche e dalla ricerca, e che necessita di una formazione specifica per l’acquisizione delle abilità proprie dell’osteopata”.
 
"Competenze professionali ed efficacia del trattamento manipolativo osteopatico sono dimostrate in 30 anni di attività scientifica con più di 8.500 lavori, tutti indicizzati su PUBMED, di cui più della metà sono stati pubblicati negli ultimi 10 anni dagli osteopati, tra cui anche molti ricercatori italiani soci ROI, e non da fisioterapisti o altri professionisti della salute. La modifica proposta dall’On. Lenzi di rendere l’osteopatia una 'specializzazione' di altre professioni sanitarie non è supportata da nessuna evidenza ed è in contrasto con il lavoro fatto dal Parlamento italiano fino a oggi e, a livello dell’UE, con la norma CEN che ha definito gli standard europei per l’esercizio della professione e la formazione di osteopata.  Questo emendamento allontana l’Italia dal resto d’Europa e da tutti quei Paesi che da anni hanno riconosciuto la professione dell’osteopata e si arrocca a tutela degli interessi di una piccola parte a discapito dei cittadini” ha concluso Paola Sciomachen. 

24 maggio 2017
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