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Pediatria. Balduzzi: “Servono aggregazioni territoriali di pediatri”

di Giovanni Rodriquez

Si ricorre ancora troppo all'ospedale e infatti il tasso di ricovero, nella fascia di età tra i 0 e i 14 anni, è del 75 per mille in Italia contro il 50-60 di Regno Unito e Spagna. Lo sottolinea il XVI Quaderno della Salute dedicato ai bambini e presentato oggi a Roma. “Cruciale” il tema dei farmaci e il loro appropriato utilizzo .

22 GEN - “La realizzazione di una rete articolata di assistenza, che valorizzi il ruolo del territorio e che sappia rispondere alle mutate domande di salute garantendo la continuità assistenziale 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, è un elemento irrinunciabile per il raggiungimento degli obiettivi” di salute dei bambini. Ad affermarlo è il ministro della Salute, Renato Balduzzi, commentando i dati raccolti nel XVI Quaderno del ministero della Salute dedicato ai bambini e presentato stamani a Roma presso la sede del dicastero all’Eur.

Ma garantire l’assistenza h24 non basta, sottolinea Balduzzi. “È altrettanto essenziale che, a livello territoriale, i nodi della rete siano sempre più rappresentati da pediatri che operino in gruppo nel contesto di una struttura multispecialistica e multiprofessionale integrata”. Così come, “nel rispetto della piena autonomia organizzativa e gestionale delle Regioni”, è auspicabile “la realizzazione di un sistema integrato che preveda il collegamento tra sedi di riferimento regionali, per lo svolgimento di attività più complesse e per il supporto alle attività formative e di aggiornamento, sedi periferiche e strutture più specificamente territoriali”. Per Balduzzi “lo scopo principale è garantire ai bambini di oggi – quindi agli adulti di domani – il diritto alla tutela della salute sancito dalla Costituzione implementando la promozione, a partire dalla famiglia, di corretti stili di vita e comportamenti, apportando un miglioramento in termini di salute, qualità della vita e sostenibilità economica”.

A fare emergere tali riflessioni sono, per l’appunto, le rilevazioni effettuate per l’elaborazione del Quaderno della Salute. In particolare, i dati italiani di ospedalizzazione pediatrica mostrano valori molto più elevati rispetto a quanto avviene nel resto del mondo. Se nella fascia di età tra gli 0 e i 14 il tasso italiano è di 75 per mille, nel Regno Unito e in Spagna il tasso si attesta su valori del 50-60. Negli Stati Uniti il tasso di ospedalizzazione, per l’età 0-15 anni e con l’esclusione dei neonati, e inferiore al 40 per 1000.

Sono proprio gli elevati tassi di ospedalizzazione che si osservano in Italia che, secondo gli esperti del ministero della Salute, “pongono qualche dubbio sui modelli organizzativi adottati dalle varie Regioni, poco attenti forse a un corretto utilizzo delle risorse disponibili e alle vere necessita del bambino e della sua famiglia, in primo luogo la mancanza di una vera continuità assistenziale sul territorio e in ospedale e di un efficace filtro ai ricoveri inappropriati, che potrebbe essere concretamente realizzato con l’osservazione temporanea in pronto soccorso e con la garanzia di guardia pediatrica 24/24 ore dove nasce e si ricovera un bambino”.

Ad oggi, a prendersi cura dei bambini sul territorio è una rete di oltre 7.600 pediatri di famiglia. Sul totale dei posti letto disponibili sul territorio per ricovero ospedaliero, il 5% riguarda discipline pediatriche. Sono inoltre presenti sul territorio 122 strutture ospedaliere con pronto soccorso pediatrico, 20 ambulanze pediatriche e 52 per il trasporto in emergenza del neonato.

Quanto alle cause di ospedalizzazione, per la classe d’età 0-1 anni spiccano le condizioni morbose di origine perinatale (30,4% dei ricoveri). Nella classe d’età 1-17 anni le prime cause di ospedalizzazione divengono le malattie dell’apparato respiratorio (15,6%), i traumatismi e gli avvelenamenti (9,8%) e le malattie e i disturbi dell’apparato digerente, che salgono al terzo posto tra le cause di ospedalizzazione (8,6%).

Inoltre, vi è l’importanza di promuovere la salute in età pediatrica per prevenire le patologie dell’età adulta e anziana. Le priorità di intervento vanno dunque concentrate sui fattori di rischio che causano il maggior numero di decessi come la scorretta alimentazione e l’inattività fisica, il fumo e l’alcool. Ma ulteriori interventi, sottolineano gli esperti del ministero, devono essere indirizzati alla prevenzione di disturbi psicopatologici, quali i disturbi alimentari psicogeni, i disturbi derivanti da eventi traumatici come gli abusi e il maltrattamento e i disturbi dello spettro autistico. Per garantirne l’efficacia, “gli interventi devono essere integrati in modo da comprendere la formazione costante del personale sanitario, la promozione della collaborazione tra famiglie, personale sanitario e comunità e l’aumento della conoscenza da parte delle famiglie degli obiettivi di promozione della salute”.

Cruciale è poi il tema del rapporto tra bambini e farmaci, e quindi dell’appropriatezza del loro consumo. Secondo gli esperti del ministero, “la fotografia scattata in Italia sul consumo dei farmaci nella popolazione pediatrica riflette un elevato consumo di medicinali in questa fascia di popolazione con esempi di uso non sempre corretto e appropriato”. Un trend che, secondo il ministero della Salute, va anche aumentando nel corso degli anni. In questo campo è possibile pensare a specifici progetti, come la realizzazione di un prontuario nazionale a uso pediatrico, a studi epidemiologici ad hoc, a coinvolgimenti attivi e partecipati rivolti agli operatori sanitari, che però “devono andare di pari passo a strumenti formativi e informativi rivolti alla popolazione generale”. “Dalla parte opposta, però – sottolinea il ministero – è evidente la necessità di avere più farmaci a disposizione per la popolazione pediatrica, più farmaci disegnati e studiati appositamente per i bisogni dei piccoli pazienti. Gli strumenti regolatori, italiani ed europei, vanno in questa direzione, ma e necessario attendere altro tempo per comprendere a pieno se il Regolamento pediatrico avrà raggiunto negli anni gli obiettivi prefissati”.

A fronte di una crisi generale nello sviluppo di molecole innovative e scenari dove molti Paesi faticano a mantenere la loro quota di ricerca clinica, vi è dunque la necessità di promuovere ulteriormente la ricerca clinica nei bambini e azioni mirate per sostenerla”, oltre che l’esigenza di ottenere con maggiore efficienza ed efficacia i risultati prefissati e il bisogno di ridurre, per quanto possibile, i percorsi burocratici e amministrativi per raggiungerli. Inoltre – conclude il ministero -, la mancanza di informazioni scientifiche complete e precise riguardanti le diverse età deve tuttora essere colmata”.


Giovanni Rodriquez

22 gennaio 2013
© Riproduzione riservata

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