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Stamina. I sette no di Vannoni alle modifiche apportate dalla Camera


In sette punti il fondatore di Stamina Foundation, Vannoni, spiega perché l’emendamento approvato dall’Affari sociali al decreto Balduzzi sulle terapie con cellule staminali è inapplicabile in un laboratorio farmaceutico. Vannoni teme inoltre che i 3 mln destinati alla sperimentazione vadano ai consulenti che dovranno stendere i protocolli di valutazione.

17 MAG - Attraverso il suo profilo Facebook il fondatore di Stamina, Davide Vannoni, illustra in sette punti i suoi no alle modifiche che la Commissione Affari Sociali ha apportato al decreto Balduzzi sulle terapie con cellule staminali.
L'emendamento, scrive Vannoni “sostanzialmente prevede che la produzione della metodica Stamina avvenga presso le 13 cell factories autorizzate dall'Aifa. Ovvero di finire tra le mani di gente come Cattaneo, Bianco o De Luca che le dirigono a nostre spese”.
 
Vannoni lamenta anche che “dovremmo insegnargli come si producono le nostre linee cellulari perché la produzione dovrebbero farla loro. Vi fidereste a far preparare a loro le cellule, con una metodica che non conoscono, da iniettare ai vostri figli?”.
 
Secondo il fondatore di Stamina “Un conto e fornire il protocollo integrale della produzione con il metodo stamina agli organismi di controllo perchè, giustamente, conoscano tutti i passaggi e la tracciabilità dei prodotti che utilizziamo, un altro è insegnare la metodica ad altri perchè facciano preparati da iniettare ai malati”.
 
Tra i motivi del no di Vannoni, oltre a quelli di natura scientifica ci sono poi quelli di carattere economico per cui scrive che “I costi per la produzione in un laboratorio GMP lievitano di circa 12 volte, così, se una linea cellulare prodotta in un laboratorio non farmaceutico, con la metodica Stamina costa tra i 5.000 e gli 8.000 euro, in un laboratorio GMP verrebbe a costare circa 60.000 euro. Visto che i costi di produzione cellulare sono a carico di Stamina, allora risulterebbe più etico continuare a produrre le linee cellulari presso gli Spedali Civili di Brescia dove, con le pronunce dei Giudici del Lavoro, si potrebbe curare un maggior numero di pazienti con lo stesso costo di produzione”.
Inoltre ci sono ragioni di carattere logistico e strutturale per cui “I laboratori per trapianti, come è, ad esempio, quello di Brescia, sono laboratori sterili, a pressione positiva, dotati di cappe a flusso sotto le quali operano i biologi in condizioni di altissima sterilità. Esistendo omologhi di tali laboratori in tutti gli ospedali in cui si fanno trapianti, il materiale sarebbe facilmente trasportabile e si potrebbe scongelare in diversi ospedali senza dover muovere i pazienti, mentre non avrebbe senso fare una parte della lavorazione in un laboratorio farmaceutico per poi finirla in un laboratorio non farmaceutico”.
 
Davide Vannoni conclude con una riflessione sui 3 milioni di euro stanziati: “Lo stato – scrive potrebbe risparmiarseli, in quanto non sono per Stamina che opera gratuitamente, ma per i consulenti che dovranno stendere i protocolli di valutazione. Spero proprio che non sia previsto che proprio chi ci ha aggredito, cercando di impedire la sperimentazione come Bruno dalla Piccola abbia a beneficiarne. Sarebbe veramente un paradosso, mentre credo che molti medici onesti ed altruisti potrebbero dedicare qualche ora del loro tempo su un progetto importante come questo, prendendo esempio dalla gratuità con cui opera Stamina. In questo modo si placherebbero anche le accese polemiche sui costi sostenuti per questa sperimentazione che trovo, sinceramente, ingiustificati”.

17 maggio 2013
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