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Stamina: Pani (Aifa): “È una battaglia globale contro le regole e con interessi commerciali”


Per il direttore generale dell’Aifa, oggi ancora in Commissione Sanità del Senato per concludere la sua audizione sul Caso Stamina, siamo di fronte ad una “battaglia globale, che persegue l’obiettivo di modificare o cancellare regole che tutelano i malati per sostituirle con specifici interessi personali, commerciali, pseudoscientifici”. IL TESTO INTEGRALE DELL'AUDIZIONE

06 FEB - È un Luca Pani molto duro quello che oggi ha concluso la sua audizione in Senato davanti la Commissione Igiene e Sanità sul Caso Vannoni-Stamina. Quello a cui stiamo assistendo è uno scontro globale con dentro grossi interessi personali alimentato da raffinate strategie di marketing. Bene quindi fa il Senato a portare avanti una indagine conoscitiva per capire meglio ma il Parlamento dovrebbe prendere le distanze dal business delle pseudo terapie mettendo la parola fine a questo. E per questo non si capisce invece quali sia la logica di certe sentenze dalla magistratura che autorizzano il metodo. Per Pani è necessario cercare di impedire che l’Italia venga ridotta “all’ennesima piattaforma offshore del mercato delle terapie poco innovative e molto immaginative”, proibite in Paesi come Usa, Francia o Gran Bretagna.
 
Battaglia globale
 Secondo il direttore generale Aifa insomma quella a cui stiamo assistendo da diversi mesi “è la porzione italiana di questa battaglia globale, che origina oltreoceano e persegue, in modo organizzato, l’obiettivo di modificare o cancellare regole che tutelano i malati per sostituirle con specifici interessi personali, commerciali, pseudoscientifici”.
Quello a cui assistiamo nel caso Stamina, ha sottolineato il direttore generale dell’Aifa rispondendo alle domande dei senatori “è uno degli aspetti della strategia anti-regolatoria promossa da circuiti commerciali internazionali con il solo scopo di allentare il controllo sulle terapie che raggiungono il mercato”.
 
Il metodo non funziona
Pani ha ribadito ai componenti della Commissione che il metodo non funziona perché le cellule mesenchimali infuse tramite il metodo Stamina “non generano neuroni”. Si conferma quindi quanto era già emerso in precedenza. “Non c’è possibilità che le cellule mesenchimali prelevate, coltivate in vitro” e “estensivamente manipolate” e quindi infuse nei pazienti, “possano trasformarsi in neuroni” perché non ne hanno la capacità biologica”.
Per il direttore generale dell’Aifa “Se uno scienziato sostiene di aver trovato il modo di trasformarle, in due giorni, grazie a alcol e acido retinoico, deve dimostrarlo scientificamente e il tema non può essere oggetto di dibattito parlamentare. Ma nessuno scienziato ha mai dimostrato questo”.
 
Opportuna l’indagine conoscitiva
Pani ha quindi definito “quanto mai opportuno'' che l'indagine conoscitiva si svolga nella commissione del Senato perché, ha rilevato, “abbiamo osservato quanto le pressioni, non solo mediatiche, siano giunte ai livelli della più alta politica nel tentativo di fare in Italia ciò che era stato fatto prima in Messico, Tailandia, Uganda e forse Capo Verde, cioè di derubricare le terapie cellulari avanzate a 'trapianti' per facilitarne il commercio sottraendolo alla vigilanza dell’Agenzia italiana del farmaco che ha invece difeso i bastioni istituzionali insieme ai Nas per quasi due anni, nel tentativo - ha concluso - di cercare di impedire che l’Italia venisse ridotta all’ennesima piattaforma offshore del mercato delle terapie poco innovative e molto immaginative, assolutamente proibite in Paesi come Usa, Germania, Inghilterra e Francia”.
 “Il Parlamento sovrano dovrebbe prendere le distanze dal business delle pseudo terapie, non solo mettendo la parola fine al caso Stamina, ma evitando altri scenari simili che non sono degni del Paese che vogliamo consegnare ai nostri figli e ai loro nipoti per i prossimi cento anni”. Per Pani quindi “dal punto di vista medico-scientifico e regolatorio il caso Stamina è chiuso dal maggio 2012, da quella ordinanza dell'Aifa che nessun Tar ha mai giudicato illegittima”.
E ha aggiunto di non riuscire “a capire con quale logica le sentenze” che autorizzano il metodo Stamina “vengano emesse dalla magistratura”.
 
Caso mediatico creato ad hoc
“Il caso mediatico che giunge alla vostra attenzione – ha riferito ancora Pani – è creato ad hoc per coprire e camuffare una serie impressionante di gravissime violazioni delle norme nazionali ed europee. Quando ci si trova in casi del genere, gli esperti in comunicazione suggeriscono di utilizzare il cosiddetto marketing diretto, che impiega i media classici come tv e carta stampata, il web e i social network per paragonare opinionisti tuttologi, trasmissioni di intrattenimento, twitter o facebook al parere di medici veri e scienziati non millantatori che scrivono sulle più prestigiose riviste del mondo e che hanno curato migliaia di malati. Questo è ciò a cui assistete”.
 “Il marketing diretto - ha evidenziato Pani rivolgendosi ai senatori - manda avanti pazienti e la loro sofferenza, li mette in piazza e in piazza li lascia sino a quando su quella disperazione non si possono ottenere dei risultati che, invece, applicando le regole di tutela e di sicurezza, sviluppate in oltre 150 anni, non si otterrebbero mai. Per fare questo - ha proseguito Pani - è necessario però truccare i dati, copiare i protocolli, mortificare la scienza e la clinica e gli uomini e le donne che la rappresentano in un cinismo da imprenditori della pseudo medicina che confonde ad arte la compassione con le cure compassionevoli”.
 
 “Se le morti” di pazienti trattati col metodo Stamina “dimostrino un nesso causale con la somministrazione di staminali mesenchimali non possiamo dirlo. Le morti dimostrano però, in modo eclatante, che i pazienti trattati non erano adeguatamente monitorati e questo è grave”. Pazienti, ha sottolineato Pani rispondendo alle domande dei senatori “che hanno avuto importanti eventi avversi dopo un trattamento, che non può chiamarsi neanche 'sperimentale', dovevano essere immediatamente monitorati, ricoverati e sottoposti a riscontro diagnostico. Non ci risulta che ciò sia avvenuto”. In realtà, ha evidenziato il direttore generale dell’Aifa, “niente della procedura seguita a Brescia configura una sperimentazione o neppure un trattamento medico, che impone anamnesi, visite, monitoraggi, follow-up e test di laboratorio”. Dunque, ha concluso, “ci sentiamo di confermare il sospetto di alcuni senatori, che Brescia possa essere stata usata per 'infondere' il metodo Stamina; una struttura pubblica sfruttata da individui non autorizzati per pratiche non autorizzate”.

06 febbraio 2014
© Riproduzione riservata

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