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Ordini professionali. Vecchio (Sc): “Aboliamo le caste”. Mandelli (Fi): “No al populismo”


“I professionisti sono una risorsa preziosa in termini di lavoro, economici e di competenze”. Così Mandelli ha replicato a Vecchio, che chiedeva “una radicale riforma delle professioni a partire dagli Ordini e dai loro privilegi”. Intervenuta sul tema la presidente del Cup, Marina Calderone: “Gli ordini professionali non amministrano solo i propri iscritti, ma garantiscono la tutela degli interessi dei cittadini e dello Stato”.

03 MAR - Ordini professionali sotto i riflettori nella giornata di oggi. “Caste”, le ha definiti il deputato di Scelta Civica Andrea Vecchio, che ha ricevuto l’immediata replica del senatore Andrea Mandelli (Fi), che è anche presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi) e di Marina Calderone, presidente del Comitato Unitario Professioni (CUP).

“Esistono in Italia troppi tappi che messi a protezione di altrettante caste, bloccano lo sviluppo di tutto il Paese. Sono gli ordini professionali. Si tratta di un lascito del regime fascista”, ha dichiarato in una nota Andrea Vecchio, deputato di Scelta Civica, secondo il quale “gli ordini professionali costituiscono un casta a guardia della casta stessa. Così accedere alla libera professione, se non si è figli di medici, avvocati, ingegneri, architetti, è impossibile. Gli ordini sono un tappo alla libera concorrenza e al lavoro per i giovani. In nessun Paese – secondo Vecchio - esiste una norma così stringente che crea orti riservati e autocraticamente gestiti. Vere e proprie istituzioni d'arroganza corporativa”. Per il deputato di Scelta Civica, “occorre mettere mano a una radicale riforma delle professioni, a partire dagli ordini e dai loro privilegi. Solo il governo Renzi, che è portatore di un vento nuovo, può riuscirci. Forza Matteo, la società che produce, che vuole liberarsi da lacci e lacciuoli è con te”

 “La liberalizzazione degli Ordini - ha replicato Andrea Mandelli, presidente Fofi e senatore Fi - è un tema complesso, da affrontare al riparo da soluzioni demagogiche e toni guerrafondai come quelli che oggi spuntano nelle dichiarazioni di esponenti della maggioranza. Far passare gli appartenenti alle professioni ordinistiche come il male dell'Italia significa impostare il discorso su una semplificazione populista che nulla ha a che vedere con la realtà e che, magari per una manciata di voti, è pronta a colpire un settore con un bacino occupazionale pari, calcolando anche l'indotto, a quasi quattro milioni di lavoratori. I professionisti – ha aggiunto Mandelli - sono una risorsa preziosa del nostro Paese in termini di lavoro, economici e di competenze. Se non si capisce questo, qualsiasi misura è destinata a trasformarsi in un intervento punitivo al quale noi ci opporremo fermamente e con tutte le nostre forze".

Sulla stessa linea Marina Calderone, presidente del Comitato Unitario Professioni (CUP), che in una nota ha replicato: “Chi continua a chiedere l'abolizione degli Ordini come soluzione ai problemi dell'Italia, non conosce la realtà del Paese. Continuare ad alimentare questo stantio refrain è assolutamente improduttivo e privo di ogni significato. Già con gli ultimi Governi si è proceduto alla riforma del sistema ordinistico che presenta caratteristiche di modernità assolute, specialmente se si confronta con altre realtà. Ascoltare ancora il trito rituale di chi asserisce che gli Ordini frenano l'ingresso nelle professioni dei giovani non conosce i numeri. Dei 2,3 milioni iscritti agli Ordini professionali oltre il 50% è under 40 e si è iscritto negli ultimi dieci anni. Questi sono numeri, le polemiche sono chiacchiere inutili”.

“Peraltro – ha proseguito la presidente del Cup -, il ruolo che le professioni ordinistiche hanno assunto nel sistema economico e sociale di questo Paese è sotto gli occhi di tutti. La conoscenza delle diverse realtà produttive territoriali permette ai professionisti di fornire il loro contributo a livello locale e nazionale, favorendo il buon andamento della vita amministrativa, politica ed economica della Nazione. Ognuno con le sue specificità e competenze, rappresenta quel valore aggiunto fondamentale al processo di modernizzazione della nostra economia e delle attività svolte dalla pubblica amministrazione. Tra occupazione diretta e indotto, il bacino occupazionale delle professioni è stimato in poco più di 3,9 milioni di posti di lavoro, pari al 15,9% dell’occupazione complessiva, con l’8,5% di occupazione diretta e l’8,7% nell’indotto. Gli ordini professionali non amministrano solo i propri iscritti, ma garantiscono attraverso una continua e fattiva collaborazione con le Istituzioni, anche attraverso le attività portate avanti dal Comitato Unitario Permanente degli ordini e collegi professionali, la tutela degli interessi dei cittadini e dello Stato”.

“Riguardo poi l'affermazione – ha concluso Calderone - che il sistema ordinistico sia un retaggio di epoche passate, basta avere una minima conoscenza dei sistemi esistenti negli altri Stati Europei, a cominciare dalla Germania, per comprendere di essere in errore. I professionisti ordinistici operano a tutela del cittadino e delle imprese per le tante attività sussidiarie che svolgono in ausilio alla Pubblica Amministrazione e senza le quali mai sarebbero garantiti i diritti dei cittadini”.

03 marzo 2014
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