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Riforma Titolo V. Intervista a Balduzzi (SC): "Altro che devolution. Con la riforma Renzi si rafforza il ruolo dello Stato"

di Giovanni Rodriquez

Così l'ex ministro della Salute ha commentato il ddl di revisione costituzionale approvato dal CdM. Per Balduzzi il cambiamento c'è, ed è forte, "con il richiamo alle norme generali sulla salute assegnate in esclusiva allo Stato, si restringerebbe lo spazio per la legislazione regionale". Quanto al contenzioso Stato-Regioni, "almeno in un primo momento aumenterebbe"

02 APR - "Il testo approvato dal Governo mette in parallelo l'istruzione e la sanità. Con l'eliminazione della legislazione concorrente in materia di tutela della salute e l'assegnazione alle Regioni della competenza esclusiva in materia di organizzazione dei servizi sanitari e sociali da una parte, e delle norme generali sulla tutela della salute allo Stato dall'altra, si verificherebbe un cambiamento importante nella distribuzione delle competenze".
 
Così Renato Balduzzi (SC), in qualità di Costituzionalista in primis, ma anche di ex ministro della Salute e presidente di Agenas dal 2007 al 2011, ha commentato il disegno di legge di revisione costituzionale approvato nell'ultimo Consiglio dei Ministri che va a modificare il Titolo V della Costituzione.
 
Onorevole Balduzzi, possiamo quindi dire che con questo testo non vi è stata nessuna spinta verso un'ulteriore regionalizzazione ma che anzi aumenterebbe la voce in capitolo dello Stato in materia di tutela della salute?
Certamente. La sanità rimarrebbe tra le competenze regionali solo a livello organizzativo, ma l'autonomia regionale sarebbe vincolata. Ricordiamo che nel testo è inclusa una clausola di supremazia in base alla quale la legge statale, su proposta del Governo, può intervenire su materie o funzioni che non sono di competenza legislativa esclusiva dello Stato se reso necessario, ad esempio, dalla realizzazione di riforme economico-sociali di interesse nazionale. Ecco, a questo punto va sottolineato che le norme riguardanti la sanità si qualificano sempre come norme economico-sociali. Le Regioni non guadagnano nulla rispetto a prima a differenza dello Stato, visto che le norme generali sono nella sua completa disponibilità.

Quindi la modifica alla lettera m) dell'articolo n. 117, laddove si aggiunge "norme generali per la tutela della salute" tra le competenze esclusive dello Stato, si configura come un cambiamento rilevante rispetto ai "principi generali" richiamati fino ad oggi.
Il cambiamento c'è ed è molto forte. Se fino ad oggi, nell'ambito della regionalizzazione, la sanità si configurava come il settore nel quale quest'ultima si era concretizzata in modo più 'avanzato', ora, se venisse approvato così il testo del Governo, con il richiamo alle norme generali assegnate in esclusiva allo Stato si restringerebbe lo spazio per la legislazione regionale.

Concretizzando per un momento il discorso, facciamo un esempio: l'intramoenia, stando a quanto scritto nel ddl, rientrerebbe tra le norme generali o nell'organizzazione dei servizi sanitari? 
Tra le norme generali. Le norme generali disciplinano anche queste forme organizzative.

D'accordo. Allora un ultimo esempio. Considerando che le regioni hanno potestà esclusiva nell'organizzazione dei servizi sanitari, se decidessero di scegliere una altro modello, rispetto a quello attuale basato sulle asl, potrebbero farlo?
Assolutamente no. E' un ipotesi che non può esistere. Anche questo viene disciplinato dalle norme generali.
 
Un'ultima domanda. Renzi, nella conferenza stampa di presentazione del testo, parlando dell'eliminazione della legislazione concorrente, ha detto che questa comporterà il venir meno di futuri conflitti di competenze. E' anche lei così ottimista?
Io credo che, soprattutto in un primo momento, ci sarà un periodo di confusione che porterà ad un aumento del contenzioso tra Stato e Regioni. 
 
Giovanni Rodriquez

02 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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