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Fecondazione eterologa. Intervista a De Biasi (PD): "Bene discussione parlamentare ma Lorenzin emani subito linee guida nazionali"

di Giovanni Rodriquez

Per il presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato, non essendoci un vuoto normativo, è sufficiente l'intervento del Ministero della Salute per regolamentare a livello nazionale tutti gli aspetti tecnici della materia garantendo la sicurezza delle coppie. In un secondo momento, il Parlamento potrà legiferare su tutte quelle tematiche bioetiche riguardanti l'eterologa. "Serve un atto di coraggio da parte del ministro Lorenzin"

10 SET - "Il tema è molto delicato. Stiamo parlando di una malattia: la sterilità. Dobbiamo dare una risposta alle coppie affette da questa patologia e ottemperare alla sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito, per loro, il diritto alla genitorialità. Per far questo, non essendoci un vuoto normativo, servono immediatamente delle linee guida nazionali. Il ministro Lorenzin deve avere coraggio e assumersi le proprie responsabilità emandandole. A quel punto il Parlamento, con lo stesso senso di responsabilità, si occuperà di legiferare su tutte quelle questioni bioetiche riguardanti i vari aspetti della fecondazione eterologa". Così la presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi (PD), ha chiarito la sua posizione a pochi giorni dall'approvazione, da parte della Conferenza delle Regioni, delle direttive per l'introduzione della fecondazione eterologa in Italia.
 
Presidente De Biasi, la discussione riguardante la fecondazione eterologa sembra sembra essersi impantanata nella diatriba tra chi afferma la necessità di una legge nazionale e chi, invece, vorrebbe immediatamente delle linee guida da parte del Ministero della Salute. C'è da dire, però, che una strada non sembra escludere l'altra. Lei cosa ne pensa?
E' senz'altro necessario un intervento legislativo e il Parlamento si assumerà la responsabilità di affrontare tutti quegli aspetti bioetici che potranno sorgere su questo tema: penso, ad esempio, alla fecondazione eterologa per i single, piuttosto che per le coppie gay. Intendiamoci, il mio non è un giudizio a favore o contrario, riconosco però che sono tematiche delicate delle quali è giusto discuterne insieme in Parlamento prendendosi tutto il tempo per farlo.
C'è però un altro aspetto da affrontare con maggiore urgenza, ossia mettere in sicurezza le coppie e dare risposta ad una sentenza della Corte Costituzionale. Ecco, tutti questi aspetti tecnici possono e devono essere affrontati con tempestività, e per farlo è sufficiente un regolamento, non serve un passaggio parlamentare. D'altro canto la stessa legge 40 parla di aggiornamento triennale della linee guida. E' il tempo giusto. 

Quali aspetti potrebbero essere regolamentati in queste linee guida nazionali?
Penso a degli standard di sicurezza nazionali, alla possibilità di eseguire l'eterologa in centri pubblici specializzati, alla possibilità di garantire una parità di trattamento economico per le coppie, ma anche allo stesso inserimento dell'eterologa nei Lea che, ricordiamo, dovrebbero essere aggiornati a breve, così come previsto nel Patto per la salute. E serve un regolamento da parte del Ministero anche per recepire la direttiva UE sull'utilizzo di cellule umane a scopo riproduttivo in modo da non incappare in una procedura di infrazione.
Fare tutto questo vorrebbe dire anche scongiurare eventuali problematiche quali il rischio di commercializzazione dei gameti, ad esempio. Quest'ultimo verrebbe meno garantendo la possibilità di realizzare la fecondazione eterologa in centri pubblici che operano alla luce del sole, assieme a quelli privati che dovranno attenersi alle linee guida nazionali. 
Ripeto, tutto questo è realizzabile immediatamente con un semplice regolamento.

Su quali altri aspetti si potrebbe intervenire con un regolamento?
Servirebbe senz'altro un registro dei donatori. E' giusto che, in questo senso, si preveda un limite di età sia per i donatori che per le stesse madri. Giusto anche ribadire il diritto all'anonimato da parte del donatore. Nei Paesi in cui questo diritto non viene riconosciuto, possiamo dire che l'eterologa praticamente non esiste: un conto è la donazione, altro è la paternità. E' evidente che il registro potrà servire in caso di gravi malattie genetiche della persona nata per risalire al donatore/donatrice.

Cosa risponde, invece, a chi parla di un rischio di eugenetica?
Dico che è uno spettro che viene agitato ogni volta che si parla di procreazione medicalmente assistita. Esistono protocolli scientifici internazionali sottoscritti anche dall'Italia che si occupano approfonditamente di questo ed indicano in maniera chiara che di questi aspetti si occupa unicamente il medico e non la coppia. Insomma, è giusto e sacrosanto che l'eterologa non diventi un 'supermercato', ma questo rischio non sussiste. Bisogna avere fiducia nella professionalità dei medici e rispetto delle persone.

Cosa ne pensa del documento approvato pochi giorni fa all'unanimità dalle Regioni?
Il documento approvato dalle Regioni è importantissimo e le ringrazio. Approvandolo all'unanimità hanno dato dimostrazione di un grande senso di responsabilità evitando che in Italia potessero nascere 21 modi diversi di intendere ed applicare la fecondazione eterologa. Anche per valorizzare questo atto molto significativo occorre un quadro di riferimento nazionale con le linee guida.

In conclusione, possiamo dire che la discussione parlamentare è ben accetta ma è necessario da parte del ministro Lorenzin un intervento immediato per mettere in sicurezza le coppie?
Sì. Il Parlamento si occuperà di eterologa normando, con grande responsabilità, tutti quegli aspetti bioetici che non possono essere affrontati da un semplice regolamento. Ma per questo saranno necessari tempi lunghi. Nella migliore delle ipotesi serviranno almeno 8-10 mesi. Al ministro Lorenzin chiedo la stessa assunzione di responsabilità. Serve nell'immediato un atto di coraggio per dare risposta, sia alla sentenza della Consulta, che al documento delle Regioni.
Dobbiamo sempre tenere a mente che non stiamo parlando di un capriccio ma di una patologia: la sterilità. Bisogna dare una risposta a queste coppie, e garantire non solo la loro sicurezza ma anche quel loro diritto alla genitorialità sottolineato dalla stessa sentenza della Consulta. 
 
Giovanni Rodriquez

10 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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