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La corruzione in sanità e quelle cifre “sparate” alla vigilia del Def

di Nerina Dirindin e Amedeo Bianco

La presentazione di dati cumulati (valori quinquennali anziché annuali) di fatto amplifica impropriamente un fenomeno, senza alcun dubbio deprecabile e da contrastare, ma che su base annua potrebbe apparire più contenuto (il 37% su 5 anni corrisponde al 7% all’anno, un dato che sarebbe fra i più bassi osservati, ancorché da contrastare). Sono troppo forti gli interessi che vorrebbero mandare in soffitta la grande costruzione civile, morale e tecnica del nostro Ssn

07 APR - Spiace che il settore sanitario, e ancora una volta proprio a ridosso della presentazione del DEF, sia oggetto dell’attenzione di studiosi, istituzioni e media solo per le sue pecche e non anche per i suoi meriti, solo per screditare e non anche per riconoscere l’impegno della grande maggioranza degli operatori che, quotidianamente e in solitudine, si adoperano per svolgere al meglio il proprio lavoro nelle strutture sanitarie, pubbliche e private.
 
Spiace perché la corruzione merita un impegno che va oltre, come l’Anac sta cercando di fare, gli aspetti scandalistici che consentono di conquistare le prime pagine dei giornali ma che non fanno altro che alimentare sfiducia nei confronti di un sistema che, nonostante le sue debolezze, continua a offrire assistenza a chi ne ha bisogno.
 
Spiace perché la presentazione di dati cumulati (valori quinquennali anziché annuali) di fatto amplifica impropriamente un fenomeno, senza alcun dubbio deprecabile e da contrastare, ma che su base annua potrebbe apparire più contenuto (il 37% su 5 anni corrisponde al 7% all’anno, un dato che sarebbe fra i più bassi osservati, ancorché da contrastare).
 
Spiace perché parlare genericamente di corruzione, accomunando ad esempio l’abuso di potere da parte di chi gestisce le prenotazioni delle analisi del sangue e il comportamento di chi accetta tangenti per favorire un fornitore di valvole cardiache difettose (!), è fuorviante e non aiuta a ricostruire la mappa dei rischi.
 
Spiace perché le dure parole pronunciate dal presidente Cantone, “terreno di scorribanda da parte di delinquenti di ogni risma”, sono state interpretate (e non vorremmo fossero anche utilizzate) come uno stigma della nostra sanità e non come espressione della sua maggiore esposizione a condizioni di rischio; la differenza è enorme e impegnativa per tutti, sui profili della prevenzione e del contrasto della illegalità.
 
Al riguardo non è superfluo sottolineare che la “maggiore esposizione al rischio di corruzione” non è riconducibile a un (presunto) più fragile profilo etico degli operatori della sanità ma, al contrario, alle peculiarità della stessa che non possono essere sottovalutate: dalle asimmetrie informative alle ingenti dimensioni economiche, dalla complessità tecnologica e organizzativa del settore alle numerose e ineliminabili condizioni di conflitto di interesse.
 
In proposito, è opportuno richiamare le parole pronunciate dallo stesso Cantone in occasione di una recente audizione in Commissione Sanità del Senato, nel corso della quale ha riconosciuto la capacità del settore sanitario di attivarsi per dare seguito alle iniziative previste dalla recente normativa su trasparenza e prevenzione della corruzione con livelli di adempimento superiori a quelli di molte altre amministrazioni pubbliche.
 
Spiace infine osservare che, a fronte di cifre molte incerte e poco rigorose di quantificazioni delle inefficienze e della corruzione, i numeri sparati sulle prime pagine dei giornali si prestano ad essere strumentalmente utilizzati per evocare scenari di parziale fallimento del nostro servizio sanitario nazionale, tanto da richiederne una profonda rivisitazione dei suoi principi fondanti, di universalismo, equità e solidarietà.
 
Contrastare ogni forma di illegalità, a partire dal mancato rispetto del diritto dei cittadini alla tutela della salute sancita dalla Costituzione, è al contrario uno dei tanti strumenti attraverso i quali dobbiamo e possiamo preservare e migliorare un sistema che si è dimostrato più efficiente e più equo di qualunque altro modello.
 
Anche quando si affrontano temi spinosi e delicati come quello della corruzione, dobbiamo farlo sempre senza remore e tentennamenti, ma con il rigore dei ragionamenti, la determinazione delle volontà e la sobrietà delle parole. Perché sono troppo forti gli interessi che vorrebbero mandare in soffitta la grande costruzione civile, morale e tecnica del nostro Servizio sanitario nazionale.
 
Nerina Dirindin e Amedeo Bianco
Membri della Commissione Igiene e Sanità del Senato (PD)

07 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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