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Manovra. Farmaci. Le Regioni chiedono modifiche ai tetti (più diretta e meno convenzionata), payback al 75% per le aziende e per i biosimilari molti dubbi sulle nuove regole per le gare. Gli emendamenti delle Regioni 

di L.F.

Le Regioni passano ai raggi x le misure per la farmaceutica contenute nella legge di Bilancio ora all'esame della Camera. E propongono diversi emendamenti nel timore che le nuove regole proposte dal Governo possano far saltare i conti dell'assistenza farmaceutica. DOCUMENTO SU ART. 59 – GLI EMENDAMENTI

09 NOV - Aumentare la quota di payback sulle aziende e rimodulazione tetti in favore degli acquisti diretti. Ma non solo, no alla norma che vieta la possibilità alle centrali di acquisto di eseguire gare in equivalenza terapeutica e no a stravolgimenti del codice degli appalti per le gare sui farmaci biologici a brevetto scaduto per i quali siano presenti sul mercato i relativi farmaci biosimilari.
Sono queste le proposte di modifica elaborate e approvate dalla commissione Salute delle Regioni rispetto all’art. 59 della Manovra in tema di spesa farmaceutica. Domani il tema sarà all’attenzione dei governatori.
 
Per quanto riguarda i tetti di spesa le Regioni valutano che la rimodulazioni così come prevista produrrà una perdita per le regioni di circa 500-600 milioni. Per questo motivo le ipotesi, “al fine di compensare i maggiori oneri a carico delle regioni potrebbero essere ad esempio la ridefinizione di una quota di pay back da parte delle aziende farmaceutiche per lo sfondamento della spesa per acquisti diretti nella misura del 75% anziché del 50 % e la riduzione del tetto per la farmaceutica convenzionata dal 7,96% al 7,00 % e contestuale incremento del tetto per gli acquisti diretti dal 6,89 a 7,85”.
 
Dura critica all’eliminazione della possibilità alle centrali di acquisto di eseguire gare in equivalenza terapeutica. “Oltre ad essere in evidente contrasto – evidenziano le Regioni - con le più elementari leggi del mercato e della concorrenza, impedisce alle regioni di poter acquisire economie valutabili, su base annua, a livello nazionale dell’ordine di 500-1.000 milioni di euro”.
 
Infine altro stop in merito alle misure sulle gare per i farmaci biologici a brevetto scaduto per i quali siano presenti sul mercato i relativi farmaci biosimilari.
 
“Non è noto il motivo per cui si debba stravolgere il codice degli appalti per una fattispecie specifica di beni che, fra l’altro hanno usufruito di una esclusività commerciale per oltre 20 anni".
 
"A questo proposito - rilevano le Regioni - è solo il caso di segnalare che sono in scadenza nei prossimi anni molti farmaci biologici fra i  quali  epoetina beta, ,interferon alfa,  trastuzumab,  rituximab,  adalimumab, darbepoetina,  bevacizumab  ed altri che hanno già perduto la copertura brevettuale come epoetina alfa,  somatropina,  filgrastim,  infliximab,  insulina glargine,  follitropina,  etanercept con un fatturato complessivo anno di circa 1,4 miliardi di euro. L’attivazione di procedure concorrenziale potrebbe portare economie non inferiori  al 25-35 % con un risparmio non inferiore a 400 milioni di euro”.
 
L.F. 

09 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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