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Governo Monti/5. L'agenda per la sanità. I medici: "Basta tagli. Abbiamo già dato"


Soddisfazione per l'autonomia del ministero della Salute. Ma l'attesa è per una nuova politica sanitaria che recuperi risorse e investimenti per un settore vicino al collasso. Troise (Anaao), Cozza (Cgil), Calì (Smi), Cassi (Cimo), Lala (Sumai), Carpino (Aaroi).

21 NOV - Nuova puntata dello speciale QS sulle aspettative per la Sanità con il Governo Monti. Dopo i contributi di Mandelli (Fofi), Scaccabarozzi, (Farmindustria), Rimondi (Assobiomedica) e di Federico Spandonaro (economista del Ceis Tor Vergata), ecco le opinioni dei rappresentanti della classe medica.

Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed
Bene ministero autonomo e ministro tecnico”

"Mi pare che il governo nasca con due punti di vantaggio. Un primo risultato positivo è che sia stato accolto l’appello che tutti i sindacati medici avevano fatto per mantenere l’autonomia del ministero della Salute, che ha compiti fondamentali e specifici. Positiva anche la scelta della persona, con la nomina di Renato Balduzzi che è un tecnico vero, non coinvolto negli attuali processi gestionali, ma che, come presidente dell’Agenas, ha una visione d’insieme ed è quindi perfettamente consapevole delle differenze che si stanno creando tra i sistemi regionali. A mio parere una delle priorità da affrontare è proprio il contrasto a questa crescita delle diseguaglianze. Anche guardando poi il nuovo Governo nel suo insieme, il giudizio è più che sufficiente.
Per quanto riguarda le scelte che il Governo dovrà compiere per affrontare questa difficile fase per il Paese, noi medici abbiamo già dato: con i contratti congelati fino al 2014, l’obiettivo di parificare le retribuzioni del pubblico e del privato mi pare raggiunto di fatto. Se si considera che nella crescita delle retribuzioni pubbliche quello che aveva pesato erano i settori non contrattualizzati e decisi direttamente dal Governo, cioè magistratura, università, forze armate, si comprende che noi medici dirigenti del Ssn abbiamo subito una penalizzazione forte. Anche perché i nostri stipendi sono stati decurtati non solo dal blocco contrattuale, che è perdita del potere di acquisto reale, ma anche dal taglio del 5-10% che vale solo per i dipendenti pubblici e non per il privato. Bisogna poi ricordare che dal punto di vista pensionistico i dipendenti pubblici pagano più di tutti, il 33%.
In questa situazione mi aspetto che si tenga conto di chi ha già pagato, con le manovre del 2010 e del 2011, ed è impegnato in un settore particolare come quello della salute.
A breve, comunque, terremo a breve una riunione intersindacale nella quale decideremo come rapportarci con il nuovo Governo".

Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici
Razionalizzare e riqualificare, ma basta con i tagli”

“È prioritario garantire le risorse per il Lea e quindi la tenuta del servizio pubblico che sia universale e di qualità. Cosa che consentirà anche e soprattutto di ridurre il gap tra Nord e Sud per un percorso di convergenze. Questo non si può che concretizzare con uno stop ai tagli – otto miliardi di euro previsti per il 2013-2014 che si vanno ad aggiungere ai quattro miliardi del triennio 2010- 2012 – ed anche alla politica dei superticket. Anche perché partiamo dalla considerazione che l’andamento della spesa e del finanziamento pubblico nel nostro Paese è al di sotto la media dei Paesi europei e dell’Ocse.
Altro pericolo da scongiurare è l’azzeramento dell’assistenza sociale che si è già tradotto nella cancellazione del fondo per la non autosufficienza e nella riduzione al lumicino del fondo nazionale per il sociale. Tagli questi che si ripercuotono inevitabilmente sulla sanità: l’anziano con patologia cronica senza un’assistenza socio sanitaria e domiciliare inevitabilmente dovrà rivolgersi alle strutture ospedaliere.
Tutto questo non esclude la necessità di attuare percorsi di razionalizzazione e azioni per evitare gli sprechi. Occorre in primis razionalizzare e riqualificare da un lato tutta la rete ospedaliera, e dall’altro potenziare il territorio con servizi alternativi in grado di assicurare la continuità delle cure h24. Nello specifico occorre quindi una riorganizzazione delle cure primarie con un potenziamento dei servizi distrettuali. Serve inoltre un governo rigoroso degli accreditamenti riportando l’offerta entro i limiti della programmazione pubblica, oltre ad un governo dell’assistenza farmaceutica
Per quanto riguarda il personale dovrebbe esserci una maggiore attenzione verso chi lavora in sanità. Personale fin ora emarginato e penalizzato dal punto di vista professionale anche per la riduzione degli spazi di contrattazione determinati dalla legge sul Pubblico impiego voluta dal ministro Brunetta. In particolare deve essere rivalorizzato il rapporto di lavoro svincolandolo dalle logiche politiche. Dobbiamo quindi ristabilire il criterio del merito professionale e non dell’appartenenza. Nei fatti questo si traduce nel cambiamento radicale del Ddl sul governo clinico.
Serve più trasparenza e legalità, dichiarando guerra alla corruzione che determina uno spreco di risorse va quindi affrontata con attenzione la questione su beni e servizi, e sugli appalti. Speriamo che riparta la legge sul rischio clinico e che si ristabiliscano le condizioni per rinnovare il Ccnl che deve rimanere lo strumento principe per la valorizzazione degli operatori della sanità”.

Salvo Calì, segretario generale Smi
Modernizziamo il Ssn, sono molti i correttivi da introdurre”

“Innanzitutto è doveroso esprimere un sincero apprezzamento per il lavoro del ministro uscente Ferruccio Fazio, che ha avuto la sensibilità e la capacità di dialogare con i medici per cercare di realizzare progetti significativi per la riorganizzazione del nostro Ssn. Tuttavia, non possiamo non sottolineare il bilancio profondamente negativo della sua Maggioranza, che da un lato non ha consentito di concretizzare molti dei disegni di legge che rimangono tuttora inevasi al Parlamento, dall’altro ha trascinato il Paese in una situazione di immobilismo e in una crisi profonda economica e finanziaria senza precedenti. In questo contesto drammatico rivolgiamo i nostri auguri al neo ministro Renato Balduzzi e presentiamo alcune proposte utili per avviare la modernizzazione del nostro Ssn uno dei più efficaci del mondo, ma che necessità di interventi importanti, a partire dalla limitazione e correzione delle storture prodotte da un malinteso federalismo e dalle eccessive ingerenze dei partiti politici.
Questi gli spunti che proponiamo: una nuova legge sul governo clinico, il riconoscimento ai fini economici dei percorsi di carriera dei medici dirigenti bloccati da una interpretazione restrittiva delle norme finanziarie, la riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza e delle cure primarie (anche attraverso l’introduzione dell’accesso unico in medicina generale), nonché investimenti per la valorizzazione dei medici di continuità assistenziale e del 118 (anche attraverso il riconoscimento di diritti e tutele). Inoltre è necessaria un’inversione di tendenza rispetto alla diffusione dei contratti atipici e alla forte precarizzazione del lavoro medico. E ancora: la riforma del percorso di formazione in Medicina e degli ordini professionali, la depenalizzazione delle responsabilità professionali, che vanno ricondotte all’interno di una dinamica civilistica, salvo la colpa grave o il dolo. La fine del tormentone delle proroghe sulla libera professione intramoenia. Infine: la revisione dello Statuto dell’Enpam con la elezione diretta degli organi amministrativi da parte dei medici contribuenti”.

Riccardo Cassi, presidente nazionale Cimo Asmd
“Restituiamo ai medici ruolo e dignità professionale”
Innanzitutto rivolgo i nostri auguri al nuovo Ministro Renato Balduzzi. Siamo certi che svolgerà al meglio il suo incarico. La sua attuale e precedente esperienza in questo settore ci rende fiduciosi. Ed è proprio per la sua esperienza che ci auguriamo che Balduzzi possa evitare ulteriori manovre penalizzanti sugli aspetti economici e sulle pensioni dei medici. Auspichiamo che egli prenda atto della demotivazione e del disagio che sta colpendo il medico dipendente del Ssn e si adoperi per una riforma del suo ruolo che gli restituisca la dignità professionale che ha perso in questi anni. Occorre, infatti, rimotivare i medici e restituire ad essi delle prospettive di carriera, favorire un inserimento più precoce negli ospedali, abolendo le forme di precariato che sono dilagate in questi anni. E ancora, occorre ripristinare un’area medica autonoma che possa cogliere le specificità del lavoro medico all’interno degli ospedali e nel territorio.
Chiediamo, infine, una riforma della responsabilità professionale con procedure di risarcimento più rapide, senza necessità di aprire procedimenti giudiziari. Ci aspettiamo che il Ministro ci convochi per presentarci il suo programma e ci auguriamo che questo sia l’inizio di una stagione di rinnovo per il Ssn e la categoria medica”.

Roberto Lala, segretario nazionale Sumai-Assoprof
Realizzare finalmente un sistema efficiente di assistenza territoriale”

“È chiaro che, come abbiamo anche avuto modo di sostenere in una nota congiunta con tutti i sindacati del Servizio sanitario nazionale, ci aspettiamo che il nuovo Governo riponga un’attenzione particolare nei riguardi della sanità. Certamente come Sumai-Assoprof siamo soddisfatti per la scelta del nuovo Esecutivo di mantenere l’autonomia del dicastero della Salute. In ogni caso, a nostro avviso il nuovo Governo Monti e il neo ministro della Salute Renato Balduzzi dovranno incidere su alcuni nodi mai sciolti (vedi l’ospedalocentrismo) che hanno contribuito a generare una sistema sanitario sempre più iniquo e incapace di reggere le nuove sfide e i nuovi bisogni assistenziali dei cittadini in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. È chiaro che in questa fase emergenziale occorrerà prima di tutto garantire la sostenibilità del Ssn, non solo per ciò che riguarda i conti economici, ma per tutto ciò che attiene i caratteri di universalismo ed equità che da più di trent’anni fanno della sanità italiana uno dei modelli guida riconosciuti a livello internazionale.
In questo quadro come Sumai-Assoporf auspichiamo che il nuovo Governo intervenga sulla riorganizzazione delle cure primarie con l’obiettivo di potenziare l’assistenza territoriale, perché se ne parla da anni ma, purtroppo, oltre le parole, a livello di fatti, abbiamo subito solo tagli e non si è ancora riusciti invece a disegnare un nuovo sistema efficiente. È evidente che il prossimo passo sarà la sottoscrizione del nuovo Patto della Salute entro il 30 aprile 2012, pena l’attivazione automatica delle misure e dei tagli previsti dalla manovra finanziaria di luglio.
Ecco, il nostro auspicio è che il nuovo Esecutivo possa tracciare insieme alle Regioni una nuova rotta, fatta di sviluppo e riorganizzazione e non di tagli lineari, che recano solo danni al nostro Servizio sanitario nazionale”.

Vincenzo Carpino, presidente Aaroi-Emac
“Le carenze del Ssn diventino priorità del Governo”
“Pure se non è in discussione la necessità di partecipare ai sacrifici richiesti dalle condizioni economiche del Paese, ci tengo a sottolineare quelle che sono le carenze più gravi che quotidianamente come professionisti dobbiamo fronteggiare. Non sono novità e questo, considerata la gravità di alcune situazioni, è ancora peggio. Da anni ormai l’Aaroi-Emac si batte, da sola e insieme alle altre sigle sindacali, per far sì che le carenze del Sistema sanitario nazionale diventino priorità per i governi. Prima tra tutte il blocco del turn over che oggi è di strettissima attualità. Lo avevamo detto più di un anno fa e lo ribadiamo adesso: la carenza di anestesisti rianimatori sta creando seri problemi in diversi ospedali italiani. Per completare gli organici in Italia mancano oltre 3500 anestesisti rianimatori e in nessuna regione la situazione è rosea.
Gli anestesisti rianimatori rappresentano il tessuto connettivo di un ospedale: oltre che nelle sale operatorie sono presenti nelle situazioni di emergenza e di pronto soccorso, così come nella terapie intensive e nella terapia del dolore. E' naturale quindi che di fronte alla carenza di questi specialisti il sistema possa andare in tilt: a farne le spese è l'attività ordinaria con il conseguente allungamento delle liste d’attesa. Ma è il quadro generale ad essere deprimente. La sanità pubblica italiana è entrata in una fase recessiva, definanziata ed impoverita dal punto di vista economico e di risorse professionali, avviata a ricoprire un ruolo povero per i poveri. E a beneficiarne è la sanità privata, riservata però ai privilegiati. Al nuovo Governo chiedo se questo è giusto e se non è il caso di invertire la rotta prima che sia troppo tardi”.
 
(a cura di Eva Antoniotti, Luciano Fassari ed Ester Maragò)

21 novembre 2011
© Riproduzione riservata

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