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Flat tax e finanziamento del Ssn. Siamo sicuri che i conti tornino? Cosa rischia la sanità

di G.R.

Il finanziamento del Ssn si basa sulla capacità fiscale regionale, e corretto da alcune misure perequative. Al finanziamento del Ssn concorrono l'Irap, l'addizionale regionale all'Irpef e la compartecipazione all'Iva. Con la flat tax  si rischia un calo di 58 mld rispetto a quello Irpef attuale. Numeri che non potrebbero essere compensanti dalla sola emersione dell'imponibile finora nascosto da evasione o elusione. Diventerebbe necessaria una forte razionalizzazione delle "tax expenditures", o il Ssn pubblico e universalistico potrebbe diventare economicamente insostenibile

13 MAG - Procedono i lavori del tavolo tecnico per la stesura di quello che dovrebbe diventare il nuovo programma di governo di MoVimento 5 stelle e Lega. Tra i punti cardine dell'accordo, come emerso già nella giornata di ieri, troviamo la proposta leghista di una flat tax con un'aliquota unica al 15%. Sembrerebbe poi che si stia studiando (da valutare i profili di costituzionalità) anche una possibile seconda aliquota al 20% per chi ha redditi superiori agli 80mila euro l'anno. In quest'ultimo caso sarebbe tecnicamente improprio il ricorso al termine flat tax, dal momento che resterebbero a regime due diverse aliquote.
 
Al di là dei dettagli tecnici, la possibile rivoluzione fiscale impone quesiti importanti circa le ricadute sul sitema di welfare. E, per quanto di nostro diretto interesse, c'è da chiedersi se, con un sistema fiscale così impostato, si riesca a mentenere in vita un Servizio sanitario nazionale pubblico ed universalistico come il nostro. Un sistema già oggi in sofferenza e sottofinanziato rispetto al resto dell'Europa occidentale. 
 
Oggi abbiamo un sistema di finanziamento del Ssn basato sulla capacità fiscale regionale, e corretto da alcune misure perequative. Al finanziamento del Ssn concorrono l'Irap, l'addizionale regionale all'Irpef e la compartecipazione all'Iva.
 
Il fabbisogno sanitario nazionale standard risulta pertanto finanziato dalle seguenti fonti:
entrate proprie degli enti del Ssn (ticket e ricavi derivanti dall'attività intramoenia dei propri dipendenti).

fiscalità generale delle regioni: Irap (nella componente di gettito destinata alla sanità) e addizionale regionale all'Irpef. Poiché i valori di gettito dell'Irap e dell'addizionale regionale all'Irpef considerati per l'anno di riferimento costituiscono valori stimati, qualora i gettiti effettivi risultino inferiori, il differenziale viene ssicurato dal fondo di garanzia di cui all'articolo 13 del Dlgs 56/2000. Le risorse relative alle due imposte sono erogate alle regioni ogni mese integralmente;
 
compartecipazione delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano: compartecipano al finanziamento sanitario fino a concorrenza del fabbisogno non soddisfatto dalle fonti di cui ai precedenti punti, tranne la Regione siciliana, per la quale l'aliquota di compartecipazione è fissata dal 2009 nella misura del 49,11% del suo fabbisogno sanitario;

bilancio dello Stato: finanzia il fabbisogno sanitario non coperto dalle altre fonti di finanziamento essenzialmente attraverso la compartecipazione all'imposta sul valore aggiunto - Iva (destinata alle Regioni a statuto ordinario), e attraverso il Fondo sanitario nazionale (una quota è destinata alla Regione siciliana, mentre il resto finanzia anche le spese sanitarie vincolate a determinati obiettivi).
 
L'introduzione di una flat tax con un'aliquota così bassa potrebbe far calare drasticamente il gettito e, di conseguenza, le risorse disponibili al finanziamento della sanità. Uno studio del Fondo monetario internazionale sul tema ha concluso che, fatta eccezione per il caso della Russia, negli altri Paesi dove è stata adottata di recente la flat tax ha portato a una riduzione delle entrate per lo Stato dai redditi sulle persone fisiche.
 
LaVoce lo scorso gennaio aveva fatto alcuni calcoli basandosi sulla proposta di 'tassa piatta' avanzata dalla Lega. Ebbene, questa riforma fiscale produrrebbe un gettito di 94 miliardi all’anno (escludendo le addizionali regionali e comunali), con un calo di 58 miliardi rispetto a quello Irpef attuale.
 
Uno degli argomenti a favore dell’introduzione della flat tax con un’aliquota molto più bassa di quelle oggi in vigore sugli scaglioni più alti è che farebbe emergere base imponibile finora nascosta da evasione o elusione. La relazione annuale sull’evasione del Mef  stima una perdita di gettito Irpef da evasione di circa 35 miliardi. Nell’ipotesi più rosea in cui si potessero recuperare tutti, mancherebbero ancora 23 miliardi. Anche ammettendo un eventuale effetto sulla crescita economica, con conseguente aumento di gettito, è molto improbabile che si arrivi a recuperarli. 
 
Diventerebbe a questo punto indispensabile, per tutelare i servizi pubblici, prevedere norme comepnsative con un importante intervento di razionalizzazione e snellimento delle "tax expenditures" (detrazioni, deduzioni, sconti fiscali, ecc.) per salvaguardare la spesa pubblica compensando così il calo del gettito.
 
Una misura, quest'ultima, che non manca di suscitare perplessità. Proprio in tema di flat tax, lo scorso gennaio l'economista Roberto Perotti spiegava: "La flat tax viene spesso presentata come un modo per tagliare il nodo gordiano delle centinaia di agevolazioni fiscali, molte delle quali senza alcuna ratio economica o sociale, che finora nessuno è riuscito a sciogliere: una deduzione generosa che dà la scusa per tagliare tutte le altre agevolazioni, e magari anche un po’ di spese sociali”.

Questa è la scommessa vera della flat tax. Il rischio, altrimenti, diventerebbe quello di una drastica riduzione del gettito, quindi di una delle principali fonti di finanziamento del Ssn. Il sistema sanitario, così come lo conosciamo, rischierebbe di diventare economicamente insostenibile. A meno di non aprire, in maniera consistente, al privato.

Giovanni Rodriquez

13 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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