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Manovra. Pani (Aifa), Fascia C con ricetta fuori farmacia: “Saremo gli unici in Europa”


“I farmaci sono farmaci e non possono essere considerati tout court solo prodotti di consumo. Questo vale tanto per i farmaci di fascia C con ricetta quanto per i farmaci da banco”. Così il direttore dell'Aifa, oggi in audizione alle Commissioni riunite Bilancio sul decreto anti-crisi.

09 DIC - “I farmaci sono farmaci e non possono essere considerati tout court solo prodotti di consumo. Questo vale tanto per i farmaci di fascia C quanto per i farmaci da banco”. Per questo la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C con ricetta avverrà “con estrema attenzione alle regole che già esistono e che saranno rafforzate, a partire dalla presenza e diretta dispensazione del farmaco da parte del farmacista”.

Ad assicurarlo è stato il direttore generale dell’Aifa, Luca Pani, ascoltato in audizione presso le commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sul decreto anticrisi e in particolare sugli articoli riguardanti il servizio farmaceutico. Una rivoluzione verso cui occorrerà porre molta attenzione “affinché - ha sottolineato Pani - l’espansione mercato, e quindi della possibilità di allargare il profitto, non sia a discapito della salute dei cittadini, che è il punto centrale di tutte le attività dell’Aifa”. A questo scopo il direttore generale dell’Aifa punta anche sulla farmacovigilanza, con l’entrata in vigore, a partire dal 1° luglio, della nuova normativa europea che obbligherà anche le parafarmacie ad entrare nel sistema di tracciabilità, che “è un valore enorme del nostro Paese”. “Il sistema cambierà completamente – ha spiegato Pani – perché non ci limiteremo a reagire alle segnalazione di farmacovigilanza, ma andremo noi a scovare le realtà che non funzionano”.

“L’Aifa – ha aggiunto Pani rivolto ai senatori e ai deputati – è una delle poche agenzie del farmaco al mondo che considerano contemporaneamente il valore scientifico di un farmaco con il suo valore economico, quello che si chiama Hta, cioè Health Technology Assessment. Un metodo di valutazione che all’inizio gli altri Paesi consideravano trascurabile ma che oggi, in tempi di ristrettezze economiche, è un valore”.

Questo a sottolineare che l’attenzione delle istituzioni italiane sul farmaco è alta. E lo  dimostra anche il fatto che “non tutti i farmaci potranno essere venduti fuori dalla farmacia, come gli stupefacenti e i farmaci con ricetta non ripetibile. In questo il decreto è molto chiaro”. Ma sicurezza e liberalizzazione, secondo Pani, possono convivere: “Negli Stati Uniti, dove la lista dei farmaci da banco che un cittadino può liberamente comprare è enorme, è anche molto netta la separazione tra quei farmaci e il gabbiotto con farmacista dove vengono dispensati i farmaci con ricetta”.
In ogni caso, secondo Pani, proprio perché il farmaco non è una merce, “andranno regolamentati chiaramente tutti gli aspetti della dispensazione”. E attenzione, in questo senso, va rivolta “anche a quelli che riguardano i farmaci da banco”.

“L’Italia – ha dichiarato il direttore generale dell'Aifa - è il primo e unico Paese in Europa a liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C con ricetta. Dobbiamo prenderci gli onori e la responsabilità di questa scelta”. Ma ai senatori e agli onorevoli che contestavano proprio il fatto di intraprendere una strada che finora gli altri Paesi hanno evitato, Pani ha ricordato che "l'Italia è anche il Paese che ha il più ristretto elenco di farmaci da banco e l'unico ad avere delle leggi che vietano la pubblicità per alcuni di questi prodotti".

Illustrando i dati del settore, Pani ha spiegato che il prezzo dei farmaci di fasci C con ricetta “sono aumentati del 4,9% negli ultimi due anni e non potranno aumentare prima del 2013, perché come disposto dalla legge questo può avvenire solo negli anni dispari”. Quanto al valore, Pani ha spiegato che il mercato globale dei farmaci è di circa 5 miliardi di euro. Di questi, 2 miliardi si riferiscono ai farmaci da banco mentre gli altri 3 miliardi derivano dai farmaci di fascia C con ricetta. Per circa 920 milioni si tratta di farmaci per il sistema nervoso centrale, per 650 milioni si tratta prevalentemente di ormoni, pillole anticoncezionali, viagra e simili, mentre i restanti 200-280 milioni sono legati ai farmaci sistema dermatologico, gastroenterico e muscolo-scheletrico.
 

09 dicembre 2011
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