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Manovra. Governo stanzia 90 milioni di euro per bloccare la “fuga” dai pronto soccorso con specifici incentivi per restare in servizio: 27 milioni ai medici e 63 al restante personale

di L.F.

Si tratta di un’indennità accessoria che andrà calata nei contratti di medici, infermieri e altro personale dei Pronto soccorso e serve a fermare l’emorragia di operatori nei reparti di emergenza ospedalieri. In Manovra prevista anche la proroga fino al 30 giugno 2022 delle Unità speciali di continuità assistenziale istituite nel marzo 2020 per assistere a domicilio i malati di COVID-19, ospedalizzando, precocemente ed esclusivamente, i casi gravi

08 NOV - Novanta milioni di euro di indennità per medici, infermieri e altri operatori sanitari che lavorano in pronto soccorso per far fronte alla carenza di personale nei Ps.
 
La misura è contenuta nel testo ormai in via di trasmissione al Parlamento del Ddl di Bilancio, che Quotidiano Sanità ha potuto visionare, approvato dal Consiglio dei Ministri e prevede che “nell’ambito dei rispettivi contratti collettivi nazionali di lavoro è definita, nei limiti degli importi annui lordi di 27 mln di euro per la dirigenza medica e di 63 mln per il personale del comparto, una specifica indennità di natura accessoria da riconoscere in ragione dell’effettiva presenza in servizio con decorrenza dal 1 gennaio 2022”.
 
A quanto si apprende poi nel Ddl di Bilancio dovrebbero essere prorogate fino al 30 giugno 2022 le Usca, Unità speciali di continuità assistenziale che in ogni caso secondo la nuova riforma del territorio in lavorazione entreranno a tutti gli effetti nella nuova rete di servizi delle cure primarie.
 
Ricordiamo che le Usca furono istituite nel marzo 2020 per aiutare i medici di medicina generale nella gestione sul territorio dei pazienti COVID o sospetti COVID. Ogni USCA ha il compito di assistere a domicilio i malati di COVID-19, ospedalizzando, precocemente ed esclusivamente, i casi gravi.
 
L.F.

08 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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