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La Fnomceo e il comma 566. Quel no troppo “timido”, quasi in punta di piedi

di Ivan Cavicchi

La presa di posizione della Federazione dei medici e odontoiatri è condivisile nel merito. Ma ho molte perplessità sul metodo scelto. Perché solo una lettera interna agli Ordini provinciali e non una netta posizione “politica” nei confronti del Governo per manifestare ufficialmente il proprio dissenso?

28 GEN - A circa un mese dalla scadenza dei mandati, il comitato centrale della Fnomceo, risponde alle pressanti  richieste interne di chiarimenti sul problema del comma 566  inviando agli ordini provinciali una lettera i cui contenuti sono importanti quanto le sue ambiguità.
 
Sui contenuti non ho molto da dire condividendo per intero l’analisi prospettata, mi limito a riassumere tuttavia  i moventi politici che hanno indotto il Governo a varare il comma 566 e le Regioni a propugnarlo con ostinazione:
· contro riformare con la logica marginale ruoli, funzioni, competenze professionali ai fini di risparmiare sul costo del lavoro creando condizioni favorevoli alla massima flessibilità dell’impiego di mano d’opera professionaleanche per compensare in prospettiva la  carenza di figure mediche con figure per lo più infermieristiche;
· dare luogo  ad una vicarianza tra distinte competenze professionali attraverso   uno scambio demansionamento/rimansionamento, da una parte di competenze che costano di più perché svolte dal medico e dall’altra di competenze che costano di meno perché svolte da un infermiere;
· accrescere  il grado di discrezionalità delle regioni nell’impiego  delle professioni  attraverso   una divisione del lavoro ancor più divisa cioè più scomponibile  per competenze distinte ,o per mansioni, anziché per profili quindi decisamente super tayloristica;
· usare il vincolo del costo zero per creare situazioni di dumping e quindi ridurre il costo contrattuale  complessivo della mano d’opera impiegata soprattutto ai danni delle professioni sanitarie.
 
Le Regioni in particolare per disporre di queste “libertà” nell’uso e nell’impiego delle professioni hanno potuto contare su:
· una assurda  complicità con le burocrazie del ministero della salute istituzione parte del governo, che, considerando la delicatezza delle questioni in gioco, anziché assicurare una regia politica imparziale  e responsabile al di sopra delle parti, ha decisamente favorito la faziosità, il settarismo professionale mettendo una professione contro l’altra;
· una consorteria legata da  una comune appartenenza politica di partito fatta da  sottosegretari, senatori, presidenti di ordine e di collegio, regioni capofila, sindacati, che nella più totale promiscuità di ruoli e di interessi, quindi  sodali ma del tutto   indifferenti  alle ragioni del buon senso e della ragionevolezza.
 
Da tutto questo spirito abusivo e sopraffattivo ha preso corpo il presupposto che ha portato al comma 566 cioè  un accordo sulle competenze avanzate  siglato il 10 aprile del 2014 e controfirmato dalla ministra Lorenzin il 7 maggio del 2014 accordo che è  pactum sceleris e conventio ad excludendum dal momento che faceva saltare gli equilibri professionali  senza disporre di un progetto di riforma coevolutivo e sancendo l’espulsione dei medici dal tavolo di confronto. Questo accordo  fu inviato dal ministero della Salute agli altri ministeri interessati ma non tornò più indietro a causa delle forti obiezioni incontrate soprattutto dal Miur sui problemi della formazione. E’ a questo punto che interviene nuovamente la consorteria per operare l’ennesima forzatura, inserire l’accordo sulle competenze avanzate nella legge di stabilità dandogli la forma del comma 566.
 
Chiarito ciò concordo con i giudizi sul comma 566 del comitato centrale della Fnomceo:“uno strappo di metodo”, “un salto di paradigma”,“manufatto legislativo da brividi” ,”norma pasticciata”. Aggiungo solo  che questo comma horribilis non va solo  a danneggiare le prerogative professionali dei medici ma rappresenta una gigantesca bufala perpetrata ai danni soprattutto degli infermieri e più in generale del lavoro perché afferma  il lato oscuro della  decapitalizzazione, di contro la necessità  di far coevolvere le professioni dentro organizzazioni del lavoro riformate.
 
Ed ora veniamo alle ambiguità  della lettera:
· colpisce che a fronte di questo comma  horribilis, il comitato centrale si limiti ad un atto interno, quale è  la lettera scritta, e non metta mano ad un forte atto politico esterno, come quello di intervenire sul  governo per rivendicare i diritti che sono negati ai medici ,ma più in generale al lavoro, denunciando i rischi gravi che si accompagnano all’attuazione faziosa del comma 566 e i danni che possono derivare ai   malati;
· colpisce che di fronte ad una conventio ad excludendum il comitato centrale della Fnomceo non scenda in campo a sostenere i sindacati medici, in particolare Cimo e Anao, che dal 2012 in avanti non hanno mai potuto godere del suo sostegno aperto e dichiarato;
· colpisce  che l’unico appiglio per criticare il comma 566 sia il Patto per la salute, cioè un accordo tra regioni e governo che ha escluso per intero il mondo del lavoro e che chiacchiere a parte ha come vero obiettivo dichiarato nell’art 22 di “realizzare una maggiore flessibilità dei processi di gestione delle attività professionali”;
· colpisce che non si comprenda che l’art 22 del Patto tanto invocato non sia altro che la trasposizione sintetica dell’accordo sulle competenze avanzate, quindi del tutto speculare al comma 566  dal momento che il patto   è stato siglato il 10 luglio 2014 quindi  è successivo all’accordo sulle competenze;
· colpisce infine la finta protesta  che il comitato centrale mette in atto cioè quella di rifiutarsi di partecipare alla Cabina di regia. La Cabina di regia è un non luogo con nessun potere decisionale istituita con funzioni ridicole per recuperare i medici esclusi dall’accordo sulle competenze.
 
Perché il comitato centrale della Fnomceo ha questo atteggiamento ingannevole ambiguo e  capzioso?Le risposte si trovano nella lettera:
· la Fnomceo è stata sollecitata a prendere una “posizione ufficiale” sulla questione del comma 566 questo vuol dire, seguendo il ragionamento transitivo, che se il comma 566 è come è tanto la versione speculare dell’accordo sulle competenze avanzate quanto dell’art. 22 del Patto per la salute, allora vuol dire che su tutta questa vicenda  la Fnomceo, sino ad ora, non ha mai assunto una posizione ufficiale. Se è così perché? Se c’è stata  indifferenza come io penso allora non è esagerato sostenere che la Fnomceo  alla fine  si è rivelata corresponsabile di questo comma horribilis, nel senso che potendo intervenire e non avendolo fatto ha favorito suo malgrado un processo devolutivo non solo ai danni dei medici ma ai danni dell’intero mondo del lavoro. Se è così oggi bisogna rimediare e in fretta ma non con mosse  finte.
 
· Nella lettera in premessa si dice  che il comma 566, insieme a tutti gli altri commi della Legge di stabilità 2015 applicativi del Patto della salute 2014/2016, fu dichiarato dal Governo inemendabile nell’iter parlamentare della Legge di Stabilità, approvata con un voto di fiducia.Excusatio non petita, accusatio manifesta” ma in questo modo si dice molto semplicemente che il senatore Bianco presidente della Fnomceo ha votato il comma horribilis e che quindi esiste e sussiste un problema di incompatibilità.
 
 
La lettera della Fnomceo lascia perplessi perché da l’impressione di una federazione resa  impacciata, goffa  e persino maldestra, soprattutto da  problemi di incompatibilità, che sono problemi sostanzialmente  di autonomia. Di fronte al comma horribilis non si può  esitare a  mettere in campo azioni efficaci  per impedire prima di tutto la  degradabilità delle professioni e la  fungibilità delle loro prassi a politiche di flessibilità non negoziata. Oggi le professioni sono degradabili perché rischiano di perdere certe caratteristiche professionali a causa di logiche burocratiche  stupide quanto irresponsabili.
 
Concludendo mi rivolgo tanto ai medici che agli infermieri,perché soprattutto queste categorie sono state  messe strumentalmente in conflitto, da interessi che esulano dai loro problemi reali che sono più comuni di quello che si crede. Per me, come sapete, esiste tanto “la questione medica” che “la questione infermieristica”, ma più in generale esiste una “questione lavoro” che riguarda tutti allo stesso modo. La svalutazione del lavoro i tutti i modi possibili oggi riguarda tutti, nessuno escluso  Non c’è dubbio, lo dico da anni, che le prassi professionali vanno riformate, ma riformare non vuol dire controriformare, e soprattutto riformare vale quale processo coevolutivo di più professioni e che accettano tutte insieme di misurarsi con la vera riforma da fare che resta scandita in cinque  passaggi: 1) ridefinire chi lavora per ridefinirne gli atti e le prassi; 2) ridefinire la forma storica di cooperazione tra le prassi; 3) ridefinire la classica divisione del lavoro in ragione di una sempre più crescente  integrazione delle prassi; 4) ridefinire le forme tayloristiche di organizzazione del lavoro; 5) dedurre da queste ridefinizioni gli aggiornamenti e la formazione necessaria. Tutto il resto sono scorciatoie inutili sbagliate irresponsabili e faziose.
 
Quanto al comma horribilis e all’art. 22 l’unica cosa ragionevole che si può fare, è usarli con uno spirito riformatore corretto, per cui suggerisco  al comitato centrale della  Fnomceocon l’autorevolezza che gli deriva dalla sua funzione istituzionale di manifestare con atto ufficiale  le proprie  preoccupazioni e il proprio dissenso, al governo, prendendo le distanze da qualsiasi accordo che abbia alla base un’intenzione discriminante nei confronti di qualsiasi professione. Ritengo doveroso rivendicare responsabilmente l’apertura di un nuovo negoziato con tutte le professioni interessate dal momento che il comma 566 dice che la sua attuazione è affidata ad un accordo da fare ma non dice che l’accordo da fare deve essere quello già fatto per le competenze avanzate.
 
Ivan Cavicchi
 
Ps: dopo aver scritto questo articolo sono venuto  a conoscenza della decisione di Amedeo Bianco resa ufficiale agli ordini provinciali, di non ricandidarsi alle prossime elezioni della Federazione, vorrei esprimergli  per questo gesto, immagino non facile,  la mia  stima e il mio apprezzamento personale, considerandolo davvero un gesto di grande responsabilità al servizio degli interessi della professione e del bene comune e che ci aiuterà a risolvere alcuni problemi affrontati nell’articolo.

28 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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